Twin Peaks - La serie evento: la recensione dell'episodio 5

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Riaffiorano le ombre di venticinque anni fa. Vecchie conoscenze si ripropongono, mentre nuovi personaggi si palesano. Passato e presente giocano a rimpiattino in questa puntata in cui passiamo da Las Vegas a Buenos Aires, dal Pentagono al Bang Bang Bar. Ancora una volta David Lynch spariglia le carte, tra un caffè, una telefonata e una botta di cocaina. Leggi la recensione del quinto episodio (CONTIENE SPOILER)

 

di Paolo Nizza


A volte ritornano. E non è sempre un bene. Anzi sovente è un male. Un male che ha il volto di Bob. Dall'ombra compaiono le terrificanti immagini dell'ultimo episodio della seconda stagione. E nello specchio della prigione, un una crasi facciale, i tratti del Cooper malvagio si trasfigurano nel demone iperticotico protagonista delle prime due stagioni di Twin Peaks. Non sappiamo se sia Bob a dominare Cooper o viceversa. Ma non importa. La crudeltà è sfuggente e molteplice. Si sa: "Il mio nome è legione perché noi siamo molti". Già dall'incipit, comprendiamo che il quinto episodio della serie evento è un viaggio alla ricerca del tempo perduto. Solo che a innescarlo è una madeleine avvelenata lievitata al calore della loggia nera.

 

 




Successivamente, forse per svelenire il clima, Lynch (che è un  briccone divino, un beffardo demiurgo) ci porta a casa di Dougie Jones, alias Dale Cooper. L’ometto si prepara ad andare al lavoro. Una lacrima spesa per il figlio, la giacca verde acido di due taglie più grande (tant'è che un collega gli dirà "Sei andato a ubriacarti in un bagno turco'", Dougie è la versione bambina di un James Stewart venuto da Marte). Una sorta di Candido, carente di favella, un 'inerme e imbelle versione americana di Chance il giardiniere. Ma è soprattutto uno perduto  nei sogni al pari di tutta l'opera di Lynch. E sorridiamo quando sopraffatto da un'impellente necessità fisiologica, il lungagnone viene aiutato dalla gnocca dell'ufficio che si offre persino di baciarlo. Ma Dougie desidera solo il caffè ed è in fissa per i piedi di una statua posizionata davanti al Lucky 7.

 

 

 

Al Double R Dinner, Passato e Presente si incontrano in una vertiginosa danza. Tra le veterane Shelley e Norma, spunta per la prima volta Becky Bernett, la figlia di Shelley. Bionda anomala dagli gli occhi grandi, pronunciati e distanti, sarà lei la nuova Laura Palmer? Al momento sappiamo solo del suo disperato bisogno di denaro e di suo marito Steve cocainomane e disoccupato. Come in Fuoco Cammina con me, la bamba è la porta d'accesso per un infernale paradiso artificiale.  Lo sguardo estatico verso il cielo della tossica Becky, a bordo di una decappottabile, è un'immagine icastica e indimenticabile.

 

 

 

Come in un bizzarro girotondo, nel quinto episodio della terza stagione di Twin Peaks, si susseguono volti e ricordi di 25 anni fa. D'altronde per usare le parole di Lynch: "Le persone non cambiano, si rivelano”. Così vediamo Mike Nelson nei panni di un capufficio inflessibile, Nadine Hurley con la consueta benda d'ordinanza. Torna pure il Dottor Lawrence Jacoby. Il medico mattarello gestisce un vlog e, tra un'invettiva contro le bacche di hoji e uno sproloquio contro il governo, scopriamo il perché di quelle vanghe verniciate d'oro. E' noto: la pubblicità è l'anima del commercio.

 

 

Ma c'è pure il nuovo che avanza. E non si tratta di una bella novità. Al Bang Bang Bar, mentre suonano i Trouble, seduto e fumante facciamo la conoscenza di Richard Horne. Non si tratta certo del figlio e del fidanzato ideale. Al pari dei personaggi interpretati da James Belushi e Robert Knepper che in una sequenza ambientata a Las Vegas si esibiscono in una procedura di licenziamento niente affatto friendly. Poco amichevole pare essere anche la città di Buenos Aires, la metropoli, dove giocò a bubù-settete l'enigmatico agente Philip Jeffries (che in Fuoco cammina con me, era interpretato da David Bowie). Non è il caso di cantare Dont'Cry for Me Argentina, perché la culla del tango in Twin Peaks pare un coacervo di pericoli e misteri. Iptonizzato da una mancata telefonata a Mister Strawberry, in n fondo Twin Peaks corre su Strade perdute, incrociando Mullholland Drive, tra un Velluto Blu e un Cuore Selvaggio. Magari per naufragare sulle coste di Inland Empire. Perchè per Lynch è la mente ad avere un corpo. Ed è davvero uno strano mondo. Come recita la filastocca accenata da Cooper: The cow jumped over the moon.

 

 

 

 

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