Dalla doppia vita del suo protagonista principale, Don Draper, all’affresco di un mondo e di un’epoca così vicina eppure così lontana. Una narrazione che avanza lentamente, che scava nelle psicologie dei personaggi, che vive più di non detto che di battute di dialogo. Un vero e proprio cult della serialità contemporanea. Su Sky Atlantic arriva Mad Men, in onda ogni giovedì alle 21.15 con due episodi a partire dall’1 settembre
di Linda Avolio
19 luglio 2007. Negli U.S.A., sul canale via cavo AMC, debutta quello che ormai è a tutti gli effetti considerato uno dei titoli semplicemente imperdibili della serialità statunitense contemporanea, anche se ai tempi l’accoglienza, quantomeno quella del pubblico, fu piuttosto freddina. Stiamo ovviamente parlando di Mad Men, la serie creata da Matthew Weiner, già sceneggiatore e produttore di un altro capolavoro, I Soprano.
Il mondo non lo sa, ma siamo di fronte alla nascita di un cult. Siamo infatti ben lontani da quelli che saranno gli ascolti stratosferici di The Walking Dead – che debutta tre anni dopo, nel 2010, e che, a oggi, è il vero e proprio cavallo di battaglia di AMC –, ma è innegabile che, insieme a Breaking Bad, lo show di Weiner abbia contribuito a creare la nuova immagine del canale, facendolo diventare il primo vero concorrente di HBO.
Ad ogni modo, dal primo episodio di Mad Men all’ultimo, il 92mo, passano otto anni, un periodo pieno di grandi riconoscimenti da parte del pubblico e soprattutto della critica, e pieno di premi. Elencarli tutti sarebbe un’impresa, ma è doveroso citare almeno questi: l’Emmy come “Miglior serie drama” nel 2008, nel 2009 e nel 2011, e l’Emmy a Jon Hamm nel 2015 come “Miglior attore protagonista in un drama” (qui, invece, la lista completa).
In Italia la serie è stata trasmessa in modo irregolare e un po’ in sordina, e la cosa, purtroppo, non stupisce. Mad Men, infatti, sarà anche un cult imprescindibile per i seriofili veri, quelli che, se potessero, si chiuderebbero in casa per giorni interi a guardare un episodio dietro l’altro delle loro serie preferite, ma allo stesso tempo è senza dubbio una serie di nicchia.
Laddove uno show come Il Trono di Spade riesce a essere estremamente pop nel senso di popolare, accessibile a un pubblico decisamente vasto e variegato (sia per il genere a cui appartiene, sia per il tipo di storia che racconta, sia per l’archetipicità dei personaggi), uno show come quello di Weiner parte per forza di cose “svantaggiato”.
Mad Men non ha eroi che lottano per il bene o la salvezza del loro popolo, non ha metalupi e draghi, non ha un mondo mitologico affascinante alle spalle. Mad Men è un affresco di un certo periodo della storia americana, dai primi anni Sessanta alla metà circa dei Settanta. E, soprattutto, è un vero e proprio tuffo dentro le contraddizioni personali, sociali e culturali che hanno permeato la società americana degli anni in cui la serie è ambientata.
Si parte da Don Draper (Jon Hamm), dalle sue omissioni, dalla sua doppia vita, ma episodio dopo episodio lo sguardo si allarga, e si sofferma su tutti i personaggi principali e su molti di quelli secondari, andando a restituirci una serie di istantanee non solo di un determinato ambiente, quello del mondo della pubblicità e del marketing di quel periodo, ma di una vera e propria epoca. La narrazione di Mad Men si prende il suo tempo, avanza lentamente, scava nelle psicologie dei personaggi, vive più di non detto che di battute di dialogo, insomma, chiede tanto, ma dà anche tanto. Lasciatevi affascinare dai pubblicitari di Madison Square, non ve ne pentirete.
Non perdere gli appuntamenti con Mad Men, in replica su Sky Atlantic dal primo all’ultimo episodio ogni giovedì alle 21.15 a partire dall’1 settembre.