Gomorra – La serie: la seconda stagione dalla A alla Z

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La seconda stagione di Gomorra si è conclusa a giugno del 2016, ma se ne parlerà ancora per molto tempo. La terza, intanto, è attualmente in produzione, e la curiosità è alle stelle. In attesa della maratona della S02 prevista per domenica 8 gennaio su Sky Atlantic a partire dalle 10.25, scopri tutto sul secondo capitolo della serie cult targata Sky 

Il finale della seconda stagione di Gomorra è arrivato, veloce e doloroso come uno schiaffo in pieno viso. E, proprio come promesso dal promo degli episodi 11 e 12, per i personaggi non ci sono stati né pace né perdono. Per alcuni, però, è arrivata la fine.

 

Se ne è andato per sempre Pietro Savastano, freddato da Ciro davanti alla tomba dell’amata Imma, e col personaggio di Cerlino se ne è andato anche il grande antagonista della serie. Tra chi ha volato troppo in alto e ha perso tutto (Ciro) e chi si è deciso a prendere il posto che gli spetta, Genny, il secondo capitolo della serie cult targata Sky ci lascia con un finale aperto, ci lascia in sospeso, ma soprattutto ci lascia con una promessa: nella terza stagione, attualmente in fase di preparazione, cambierà tutto. Di nuovo.

 

In attesa della maratona prevista per domenica 19 giugno a partire dalle 21.10 su Sky Atlantic, ecco la seconda stagione di Gomorra – La serie dalla A alla Z.

 

A come “Alleanza”. L’unione tra Di Marzio e altri scissionisti, rinominata ironicamente da Conte “gli Stati Uniti di Scampia e Secondigliano”, entro l’ultimo episodio della seconda stagione è morta e sepolta. L’idea di partenza di Ciro non era male, ma, un po’ per colpa di qualcuno che si sentiva “più uguale degli altri” (Don Salvatore, eliminato proprio per aver fatto il furbo), un po’ per l’incapacità di aderire alle regole comuni di alcuni membri più irruenti (i paranzini), un po’ per il clima di paranoia venutosi a creare dopo l’uccisione di O’ Principe da parte di Don Pietro, il sogno di libertà dell’Immortale è durato veramente poco. Anche “A come Avitabile”, però. Il personaggio interpretato da Gianfranco Gallo ci viene presentato nel secondo episodio, un imprenditore socio in affari di Genny, ma nell’ultimo episodio, dopo l’incarcerazione a causa di una soffiata del neo genero, il dubbio inizia a insinuarsi: sarà proprio lui il grande antagonista della terza stagione?

 

B come “Bomba”. Quella che O’ Trak e i suoi fanno esplodere in casa di Malammore in una scena del sesto episodio, quella dell’assalto ai condomini che sono territorio del fedelissimo di Don Pietro. Trovate qui il backstage, dove viene spiegato come è stata realizzata la sequenza.

 

C come “Conte”, interpretato da Marco Palvetti. La sua è la prima uscita di scena importante della seconda stagione, al termine di un bell’episodio in cui finalmente lo conosciamo un po’ più da vicino. Lo vediamo innamorato di Nina, lo vediamo tenero e affettuoso con la madre, lo vediamo in processione, perché “l’uomo che ha fede non ha paura di niente”, e lo vediamo spietato con chi osa mettersi contro di lui. Infine, lo vediamo cadere per mano di Ciro, O’ Principe e O’ Mulatto. Sgozzato in chiesa, davanti all’affresco della Madonna col viso dell’amata. Tra le battute memorabili della serie ce ne sono parecchie sue, tra cui “Dù frittur“ e “Vien’t a pìglià o’ perdon!“

 

D come “Don Pietro”. Il grande antagonista di questa seconda stagione. Intenzionato a riprendersi tutto ciò che è suo, senza guardare in faccia nessuno, nemmeno suo figlio. Proprio come per il primo capitolo di Gomorra, anche questa volta Fortunato Cerlino di ha restituito un’interpretazione magistrale e, per quanto necessaria alla narrazione, l’uscita di scena del suo personaggio, affascinante e terrificante allo stesso tempo, è sicuramente una perdita non indifferente.

 

E come “Eradicazione”. E’ questo l’obiettivo di Pietro Savastano: l’eliminazione totale dei ribelli, dei nemici, per tornare a essere l’imperatore di Secondigliano. Missione compiuta, ma è durata poco.

 

F come “Famiglia”. Il potere è un affare di famiglia, e che la famiglia sia l’unità di base in Gomorra è un dato di fatto. Eppure anche i legami più forti sono spesso messi alla prova: tra Pietro e Genny Savastano c’è tensione per tutta la stagione; Ciro, che si ritrova a uccidere la moglie nel primo episodio, non ha occhi che per la sua bambina; la cosa a cui tiene di più Scianel è il figlio; Genny forma una nuova famiglia (dunque una nuova alleanza) con Azzurra, che porta in grembo il suo erede; per Conte, la donna più importante della sua vita è la madre. Nel mondo di Gomorra, la famiglia è sempre al centro.

 

G come “Genny”. Nella seconda stagione, ancora più corale della prima, il personaggio di Salvatore Esposito ha meno screen time, ma ha comunque un ruolo fondamentale. Da figlio viziato e ingenuo a giovane boss impulsivo e violento, fino a diventare l’uomo d’affari freddo e misurato che abbiamo visto nei dodici episodi andati in onda questa primavera, l’evoluzione di Savastano Jr. è stata scritta e interpretata alla perfezione. E ora che è diventato padre a sua volta, oltre che capofamiglia, non vediamo l’ora di vedere cosa succederà.

 

H come “Hotel”. E’ proprio in una stanza d’albergo a Trieste che si svolge una delle scene emotivamente più cariche della stagione. Stiamo parlando del primo incontro “post sparatoria” tra Ciro e Genny. L’Immortale è pronto a morire, quasi lo desidera, ma l’ex amico, invece, lo punisce nel modo peggiore: lasciandolo vivere col senso di colpa. “Questa tienila tu. Così ti ricordi della volta in cui potevo ucciderti ma non l’ho fatto”, dice Genny, mentre getta sul pavimento la pistola stampata in 3D, ormai in pezzi. Una battuta già cult.

 

I come “Imma”. Il personaggio interpretato da Maria Pia Calzone esce di scena per mano di Ciro Di Marzio verso la fine della prima stagione, ma il fantasma di Lady Savastano è sempre presente. Amatissima da Don Pietro, che in lei ha forse l’unico affetto sincero, è proprio davanti alla tomba di Donna Imma che muore l’imperatore di Secondigliano. Freddato dall’Immortale, proprio come la sua consorte.

 

L come “Latitante”. E’ in questa situazione che ritroviamo Don Pietro nella seconda stagione, dopo la fuga dal carcere e dopo un anno passato in Germania. Ma anche come “L come Lotta”, perché in Gomorra i personaggi sono in continua lotta ognuno con l’altro. Non c’è pace, non c’è tregua, ma soprattutto non c’è perdono.

 

M come “Marinella”. L’ultima volta che vediamo Marinella, la ragazza sta varcando il cancello del commissariato di zona. Quasi sicuramente l’arresto di Scianel, che l’ha tenuta al guinzaglio per tutto il tempo in cui suo figlio è stato in carcere, è avvenuto a causa sua, ma la ragazza dovrà vivere il resto dei suoi giorni col senso di colpa per quel proiettile che invece di colpire suo marito ha colpito un ignaro passante. Rivedremo il personaggio di Denise Capezza nella terza stagione? E’ probabile, anche perché Scianel ha un conto in sospeso con lei… Anche “M come Matrimonio”, però, quello di Genny, che sposa Azzurra Avitabile nel penultimo episodio. E’ la nascita di una nuova famiglia…e di un nuovo capo(famiglia).

 

N come “Nina”, la ragazza transessuale di cui è innamorato Conte. Interpretata da Alessandra Langella, è grazie a lei che vediamo un lato finora nascosto di Don Salvatore. Nina compare solo nel terzo episodio, ma la sua presenza nella serie è stata fondamentale, non solo per la narrazione, ma anche a livello di visibilità per la comunità transgender italiana. Una scelta coraggiosa e sicuramente apprezzata.

 

O come “O’ Principe, O’ Mulatto, O’ Zingarello,e O’ Trak”. Tutti tornati al Creatore per mano di Don Pietro e dei suoi uomini, tranne l’ultimo, a cui Scianel ha fatto fare una bevuta di troppo per vendicare la morte del fratello, Zecchinetta.

 

P come “Patrizia”. Interpretata da Cristiana Dell’Anna, che ha saputo farci vedere tutte le sfumature del suo personaggio alla perfezione, Patrizia, nipote di Malammore, si ritrova a fare da “corriere”, da “ambasciatrice” per Don Pietro, diventando i suoi occhi e le sue orecchie. Se all’inizio Patrizia è costretta ad accettare e si ritrova suo malgrado in una situazione non voluta, verso la fine della stagione si compie la sua evoluzione: quando ti trovi invischiata in un gioco così pericoloso e non puoi tirarti indietro, l’unica cosa da fare è giocare in maniera convincente. Don Pietro inizialmente non la prende troppo in considerazione (e in fondo neanche noi spettatori), ma, episodio dopo episodio, si deve ricredere. Fino a rendersi conto che questa giovane leonessa ormai ce l’ha nel cuore. Quasi sicuramente rivedremo Cristiana Dell’Anna nelle prossima stagione, e quasi sicuramente, insieme allo zio, cercherà di vendicare il boss. Ne vedremo delle belle. Anche “P come Pantera”, però, quella che O’ Principe regala alla sua ragazza. Qui trovate un video del backstage dove si vede il personaggio di Antonio Folletto recitare in compagnia del felino.

 

Q come “Quadro”. Quello che Don Pietro regala al figlio per il suo matrimonio con Azzurra. Genny, però, non gradisce molto, più che altro perché il quadro lo raffigura ancora ragazzino. Ancora adolescente. Perché è così che suo padre lo vede, ed è così che lo vedrà per sempre. La distruzione della tela è metaforica: è in quel momento che Genny decide di chiudere col passato, ed è probabilmente in quel momento che capisce che l’unico modo per emanciparsi da un genitore tanto ingombrante è l’eliminazione fisica dello stesso.

 

R come “Rifugio”. Quando Don Pietro torna finalmente nel suo regno, lo fa di nascosto. Quasi strisciando sottoterra, per poi andare a rinchiudersi in un cubicolo ricavato all'interno dell’appartamento di una coppia di anziani a Scampia. Molto interessanti le scene in cui viene mostrata la costruzione di questo rifugio segreto, preparato in tempo record.

 

S come “Scianel”. Un personaggio già iconico, interpretato dalla bravissima Cristina Donadio. Insieme a Patrizia, Annalisa Magliocca, è una delle due new entry al femminile della seconda stagione. Lungi dal voler sostituire Donna Imma, che è semplicemente insostituibile, c’è da dire che Scianel si è rivelata una vera dura. Una iena, come ama definirsi lei stessa. Dopo essersi presa una piccola soddisfazione con la morte di O’ Trak, Scianel si imbatte in una pattuglia della polizia stradale. Sarà un caso? Noi pensiamo di no, è molto probabile che ci sia Marinella dietro l’arresto di Donna Annalisa. Quel che è certo è che il personaggi di Cristina Donadio per ora è in carcere, ma speriamo di rivederla nelle prossime stagioni. Già cult la scena in cui canta usando un vibratore come microfono: idola indiscussa!

 

T come “Tradimenti”. In Gomorra, i cambi di rotta e i voltafaccia sono all’ordine del giorno. Se a farla da padrone è la legge del più forte, è inevitabile una certa fluidità nelle alleanze per poter restare a galla. L’unica fedeltà assoluta è quella verso se stessi. Fanno eccezione pochi personaggi, tra cui O’ Nano (fedele all’amico Ciro fino alla fine), e Malammore (fedele a Don Pietro fino al punto da spingersi a portare a termine l'omicidio della figlia di Ciro).

 

U come “Ubbidienza”. Che, praticamente, è la parola d’ordine di Malammore. In un mondo in cui si giura fedeltà al vincitore di turno, il personaggio di Fabio De Caro, protagonista della scena più forte della stagione e di tutta la serie, è fedele a Don Pietro fino all’ultimo. Sicuramente cercherà di vendicare la morte del suo boss nella prossima stagione, dunque si prospetta uno scontro senza esclusione di colpi tra lui e Di Marzio. Ma, molto probabilmente, anche tra lui e Genny.

 

V come "Vendetta”. Quello della vendetta, della resa dei conti, è uno dei grandi temi di Gomorra. La vendetta di Don Pietro per l’uccisione di Imma e la conseguente vendetta di Ciro per l’uccisione della figlia. La vendetta di Scianel nei confronti O’ Track. E tutti i regolamenti di conti minori. Oltre al desiderio di potere, è il desiderio di vendetta a far muovere i personaggi della serie, come nelle migliori narrazioni di impianto tragico.

 

Z come “Zizzania”. Il piano di Don Pietro, mettere zizzania tra i membri dell’Alleanza per fare in modo che, spinti dalla paranoia, si eliminino da soli, funziona. Un grande cattivo, d’altronde, si riconosce anche per le sue tattiche e le sue strategie, e Pietro Savastano era un stratega con la esse maiuscola.

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