Vinyl, la nuova serie-capolavoro targata HBO prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger, è l'indiscussa protagonista del lunedì sera: l’appuntamento con gli episodi in versione doppiata è ogni lunedì alle 21.10. In questa intervista a Daniele Silvestri parliamo dei Seventies, il mitico decennio in cui è ambientata la serie, e del suo nuovo disco, Acrobati
di Fabrizio Basso
Incontrare Daniele Silvestri e non parlare degli Anni Settanta sarebbe un oltraggio alla cultura musicale e alla storia dell'artista romano. Acrobati è il titolo del nuovo album di Daniele Silvestri in uscita il 26 febbraio, un album straordinariamente ricco di contenuti e di musica, da cui emergono l’entusiasmo e l’urgenza creativa di Silvestri. Un sound potente, fresco, che spazia agilmente dal rock al funky, dalla canzone d’autore all’elettronica.
Silvestri è un amante degli Anni Settanta e in questo periodo su Sky Atlantic c'è Vinyl, la nuova serie-capolavoro targata HBO prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger, indiscussa protagonista del lunedì sera: l’appuntamento con gli episodi in versione doppiata è ogni lunedì alle 21.10, mentre alle 3.00 c'è l'appuntamento con gli episodi in versione originale sottotitolata, in contemporanea con gli USA. Silvestri conosce Vinyl, non la ha ancora vista perché è in giro...ma ne ha sentito parlare eccome.
Silvestri, Vinyl oltre che ai leggendari Seventies rimanda al vinile, che sta tornando orgoglioso nei negozi e nelle nostre case.
Ne ho parecchi a casa, in realtà ho rincominciato ad ascoltarli in maniera strutturale da poco e per fortuna i numeri dicono che il mercato del vinile è ripartito.
Un elemento positivo importante.
Eccome. Mi fa pensare che il nostro mondo che è sempre più etereo, digitale e dunque pieno di cose che non si possono toccare con mano sia un po' destabilizzante e quindi si ha il bisogno di tornare ad avere un possesso fisico delle cose.
Musicalmente?
Ci sono motivi audiofonici per cui il vinile ha un qualcosa in più rispetto a un altro tipo di ascolto.
Si stanno riscoprendo gli anni 70: cosa rappresentano per lei?
E' un decennio che torna continuamente finchè si parla di musica leggera e rock così come tornano anche gli anni 60, 80 e 90, ma qui c'è qualcosa di più.
Cosa rende i Seventies così speciali?
Sono stati un momento di estrema libertà, negli anni precedenti si seguivano molto, musicalmente parlando, certi schemi. Negli anni 70 ci sono stati gli esperimenti, più pazzi e più estremi, questo li ha resi unici e di riferimento continuo per le generazioni che sono venute dopo.
E' più Beatles o Rolling Stones?
Beatles ma non perché non mi piacciono i Rolling Stones! Questi ultimi hanno sempre sperimentato tanto ma sono sempre rimasti un blocco riconoscibile molto preciso. I Beatles in un periodo di tempo estremamente più breve hanno perlustrato mondi molto più larghi e infiniti, questo si avvicina molto di più al mio modo di pensare le potenzialità dei linguaggi musicali.
Quale è la sua opinione rispetto a serie televisive che vogliono raccontare un periodo storico?
Penso sia un bene, intanto perché le serie televisive sono diventate un terreno non più dozzinale di offerta televisiva e poi, come Vinyl, sono particolarmente ben riuscite. Il fatto che alcune serie tv riprendano dal passato è un segno che il mondo da esplorare è fatto anche di passato, e a volte c’è una fascinazione anche maggiore nel raccontare anche un passato recente utilizzando mezzi tecnologici che solitamente vengono usati solo per descrivere il presente.
Se potesse duettare con Mick Jagger che brano sceglierebbe?
Uno mio perché sono molto più interessanti (ride, ndr).
In Acrobati ci sono varie collaborazioni tra cui quella con Caparezza.
E’ da una vita che volevamo collaborare, mi sembrava di avere per le mani un giro strumentale adatto a lui e ho pensato che solo lui poteva giocare con la parola sale in La guerra del sale. Era perfetto.
Quanto parla di attualità questo album?
Ho cercato di evitarla ma è comunque presente, come nella canzone Bio-boogie. Mi sento meno predisposto e con meno diritto di raccontare il presente anche per l’età che ho, 47 anni: quello che mi sembrava di poter fare alla mia età era quello di cercare di raccontare storie e mettere l’ascoltatore in un’identità più fanciullesca. E’ un disco più poetico che politico o forse è politico in maniera meno esplicita.
Sta per partire il suo primo tour nei teatri come lo affronterà?
E’ stato deciso molto tempo prima di registrare il disco, ora a posteriori ho capito che è un’idea perfetta. Cercherò di coinvolgere gli spettatori e entusiasmarli con delle acrobazie e a un certo punto svelerò tutti trucchi come alcuni maghi fanno, per mostrare come nascono certe cose.
Certe canzoni sono difficili da ascoltare seduti in poltrona...
Sto cercando di studiare lo spettacolo facendo in modo che a un certo punto ci si alzi.
E' vero che Acrobati nasce da appunti su un iPhone?
E’ stato registrato in presa diretta, non ci sono stati montaggi o studi precedenti sui brani. Ho lasciato molto all’improvvisazione.
Ha parlato di un disco nato live: le canzoni rimarranno tali o cambieranno con il tempo?
Cambieranno ancora, ogni canzone dovrebbe mutare di continuo. Già nei concerti alcune prenderanno varie strade. Alcune sono l’accenno di frasi ancora da esplorare. Esistono altre canzoni oltre a queste, è come se Acrobati non fosse esaurito qui.