Gli anni Ottanta all'italiana di Jerry Calà

Serie TV

Fabrizio Basso

Jerry Calà (foto GettyImages)
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Debutta mercoledì 2 dicembre alle 21.10 in prima tv su Sky Atlantic Deutschland 83, la co-produzione tra Sundance TV (U.S.A.) e RTL Television (Germania) che narra l'epopea di Martin/Moritz (Jonas Nay), giovane spia della STASI che si ritroverà catapultato nella Germania Ovest. Nell'attesa vi raccontiamo un po' di 1983 italiano con una intervista a uno dei suoi protagonisti, Jerry Calà

L'attesa è alta e il debutto è vicino. Manca davvero poco a mercoledì 2 dicembre quando, alle 21.10 in prima tv su Sky Atlantic, approderà Deutschland 83, l'apprezzatissima co-produzione firmata da Sundance TV (U.S.A.) e da RTL Television (Germania). Racconta la storia di Martin/Moritz (interpretato da Jonas Nay), giovane spia della Stasi, la polizia segreta dell'ex Germania dell'Est, che si ritrova catapultato in un mondo culturalmente lontanissimo da lui, la "nemica" Germania Ovest.

 

Nell'attesa, ci tuffiamo in un po' di 1983 italiano, quello più disincantato e ironico, quello che muoveva il sorriso su vizi e virtù di casa nostra. Rileggiamo un po' di Ottanta in compagnia di Jerry Calà.

Jerry Calà è diventato un rapper?
Assolutamente no, resto un attore. Ma Ocio (clicca qui per vedere il video) è stata una parentesi divertente che mi è scappata di mano.
Di 'sti tempi, come lei insegna, doppia libidine!
Non immaginavo avesse un'eco così forte. Mi avvicina alle nuove generazioni, molte delle quali per altro mi conoscono grazie ai miei film diventati cult.
Che le dicono i giovani?
Quelli un po' meno giovani, che sono cresciuti con i miei film, quelli più giovani...anche!
Oltre allo zampino di J-Ax c'è quello dei Two Fingerz.
Non ci credevano quando mi hanno visto all'opera nel loro ambiente. Sono stato in studio da loro, nella periferia nord di Milano, e in neanche un'ora abbiamo fatto tutto. Il primo commento è stato: spacca! E così è stato.
A parte questa parentesi rap, che fa?
Pochi film ma tante serate. Mi chiamano ovunque, veleggio ben oltre i cento live l'anno.
A proposito di adolescenti, è grazie a lei che conoscono gli anni Ottanta.
Ed è magnifico, un decennio splendido. C'è molta attenzione. Io, a vent'anni, non sapevo le canzoni dei miei genitori.
La differenza più grande tra gli Ottanta e il Duemila abbondante?
Oggi i giovani sono abbarbicati alla tecnologia, noi vivevamo per le ragazze, per corteggiarle. Invece di andare in camporella si scrivono col cellulare dallo stesso tavolo.
Aspettando Deutschland 83 vedremo su Sky Atlantic una striscia mattutina e una serale con una selezione di programmi  degli anni Ottanta.
E' stata una stagione magica e mentre la vivevamo non ce ne rendevamo conto.
Cosa non andava?
Non so, ma la descrivevano come decadenza culturale.
E poi andavano di moda gli anni Sessanta.
Noi mettevamo un po' di elettronica nella musica e i critici ci maltrattavano. E poi c'era una filmografia molto dedicata agli anni Sessanta. Ma è stato un boomerang.
In che senso?
Che con i miei film rievocando gli anni Sessanta ho mitizzato gli Ottanta e non solo. Con i Gatti di Vicolo Miracoli abbiamo segnato quell'epoca, abbiamo fatto colonne sonore di film e portato a casa dischi d'oro quando per conquistarlo dovevi vendere centinaia di migliaia di copie.
Cosa ricorda con particolare affetto?
E' lunga. Cito il Capodanno a Cortina, che peraltro non si è mai interrotto.
Certo che anche lei ha ceduto ai social...
Non sono anti-storico ma mi piace il contatto umano. Come negli anni Ottanta, tra natali a Cortina e sapori di mare

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