1994: le anticipazioni sulla serie tv con Stefano Accorsi e Miriam Leone

Serie TV

Paolo Nizza

Venerdi 4 ottobre arriverà su Sky la terza e ultima parte della trilogia iniziata con 1992 e seguita da 1993. Dopo la conferenza stampa e la proiezione degli episodi 5 e 6, eccco cosa sappiano della serie tv interpretata da Stefano Accorsi, Miriam Leone, Guido Caprino, Antonio Gerardi, Paolo Pierobon, Giovanni Ludeno e Maurizio Lombardi: scopri le prime anticipazioni.

Benvenuti nel 1994, Un viaggio al termine della notte

“L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.” Era il 26 gennaio del 1994 quando Silvio Berlusconi pronunciava questo parole in un video-discorso che sanciva l’ingresso del Cavaliere in politica. L'inizio del nuovo miracolo italiano. Frasi scolpite nella memoria collettiva. Una sorta di epigrafe ideale per la serie Sky Original prodotta da Wildside. Creata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, diretta da Giuseppe Gagliardi e da Claudio Noce, 1994 è un viaggio al termine della notte, nel senso di Leonardo. Il personaggio interpretato da Stefano Accorsi (a cui si deve l’idea dell’intero progetto) è infatti il demiurgo cattivo (Cioran insegna) di questa serie incentrata sugli anni che hanno cambiato il Paese a cavallo fra la Prima e la Seconda Repubblica. 1994 sarà in onda da venerdì 4 ottobre alle 21.15, in esclusiva su Sky.

Leonardo Notte, parimenti a Marcello Dell’Utri è il lato oscuro della Forza, l’uomo nell’ombra. Il Burattinaio, il Mangiafuoco elegante e seduttivo in un paese dei balocchi popolato da pinocchi, gatti, volpi, lucignoli e fate turchine. Tra Mani pulite e coscienze sporche, Leo ritorna dal mondo dei morti per allestire e soprattutto orientare il confronto televisivo tra Occhetto e Berlusconi, avvenuto il 23 marzo 1994 negli studi romani di Mediaset. Come spesso è accaduto in questa serie, la realtà sfuma nella finzione e viceversa. Ma qui, al netto del gioco delle somiglianze e delle pur accurate ricostruzioni storiche, ciò che importa è raccontare un passato capace di farci comprendere il presente. Un mondo così lontano eppure così vicino. 

Ça va sans dire, la serie si concentra solo su alcuni episodi avvenuti in un anno pregno di accadimenti. Ma il risultato è davvero emozionate ed efficace. Come avrebbe detto Aristotele, “il tutto è superiore alla somma delle sue parti.”

Senza spoilerare troppo, per quello che abbiamo potuto vedere in questa anteprima romana ogni episodio ha la propria peculiarità, il proprio stile. Spesso e volentieri le puntate vedono come protagonista un singolo personaggio. E in questo senso il quinto episodio, che ricostruisce l’incontro avvenuto a fine agosto tra Berlusconi e un Umberto Bossi in canottiera, ha il fascino technicolor di un giallo di Agatha Christie con un omaggio al plot di Viale del Tramonto e una dotta citazione dalla Terra desolata di Eliot recitata da Paolo Pellegrini (Maurizio Lombardi): “L'ardimento terribile di un attimo di abbandono che un secolo di prudenza non potrà mai ritrattare per questo, e questo soltanto noi siamo esistiti che non si troverà nei nostri necrologi.” La sesta puntata, invece, ci trasporta a Napoli, durante la "Conferenza Internazionale sulla Criminalità Organizzata". Tra un furto di orecchini e una strofa di Parlami d’amore Mariù si percepisce l’inizio della fine. Come si suol dire: vedi Napoli e poi muori. Soprattutto in politica.

Stefano Accorsi, Miriam Leone e il senso di colpa 

“Non c’è nessuna luce in fondo al tunnel. Solo Buio e morte. Finché siamo qui prendiamoci tutto.” Così parla Leonardo Notte. Perché tutti i personaggi di 1994 sembrano cercare di accettarsi per quello che sono. Esseri in perpetuo conflitto con il proprio senso di colpa. A partire da Veronica Castello (Miriam Leone), neo eletta, ma con ancora la "maledizione" della bellezza, rappresentata dalla ingombrante fascia di Miss Parlamento. Per passare poi a Pietro Bosco (Guido Caprino), scisso tra ragione e sentimento, tra demonio e santità. Per continuare con Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon), indeciso tra essere un conquistatore o una statista. Per finire con Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), un treno inarrestabile che però si fermerà, al pari di Dario Scaglia (Giovanni Ludeno), roso dal dubbio se essere fedele alla famiglia o allo Stato.

Insomma, gli episodi di 1994 sembrano cronache di una partita di calcio. Due squadre che si affrontano su un terreno comune. Non a caso il football fa capolino in più di una battuta e di una sequenza: dalla finale dei mondiali in Messico, persa dall’Italia ai rigori, alla coppa dalle grandi orecchie esibita dal Berlusca ai leghisti, sino all’evocazione di Galliani e delle luci di Marsiglia. Come diceva Churchill “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.” Si attende quindi il triplice fischio, il risultato finale. Il game over. La fine. Perché solo la morte ricostituisce l’ordine delle cose.

In 1994 assistiamo all’epopea di uomini e donne che hanno sogni e pensieri anormali. E la verità, per quanto spesso sia una cosa inutile e ingenua, forse risiede in quella raffinatissima e illuminate citazione dal Vangelo apocrifo copto del secondo secolo, riportato da Emmanuelle Carrére nel suo libro Il Regno: "Se fai accadere quello che c'è in te, quello che farai accadere ti salverà. Se non fai accadere quel che c'è in te, quel che non avrai fatto accadere ti ucciderà." Quindi, dal 4 ottobre benvenuti nella Seconda Repubblica. Che lo spettacolo abbia inizio. mentre i Soungarden cantano “Black hole sun, won't you come, won't you come..."

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