Arturo Benedetti Michelangeli, ovvero a cosa può portare il demone della perfezione

Musica

Filippo Maria Battaglia

IL LIBRO DELLA SETTIMANA Roberto Cotroneo racconta la vita del geniale pianista: la consacrazione e i successi ma anche i dogmi, le contraddizioni e le rigidità 

Allegro, spericolato, distratto. Eppure anche antipatico, umorale, imprevedibile. Arturo Benedetti Michelangeli è stato uno dei geni più noti e acclamati dell’arte pianistica del Novecento. La sua fama ha travalicato il secolo scorso, straripando  dal perimetro ristretto degli appassionati di musica classica. Un talento assoluto, certo, ma anche un integralista così ossessivamente concentrato e proteso verso la perfezione da far storcere il naso a molti critici per l’accusa di freddezza ed eccessiva nitidezza.

 

La contraddizione di un talento

A raccontarlo adesso in un agile libro intitolato “Il demone della perfezione” (Neri Pozza, pp.142, euro 16,50) è Roberto Cotroneo. E il ritratto che ne viene fuori è quello di un pianista dal talento assoluto incredibilmente contraddittorio. Rigorosissimo e maniacale certo, ma anche  “famoso per inventarsi storie inesistenti”. Tormentato e a tratti sprezzante, eppure straordinariamente generoso. Una star acclamata da mezzo mondo, e allo stesso tempo un provinciale in costante sofferenza per i giudizi altrui. Uno, insomma, che ha trasformato la propria vita in  “un braccio di ferro tra una modernità che avanzava e i baffi bianchi del suo primo maestro”.

Il genio e il rovescio della stoffa

In poco meno di centocinquanta pagine Cotroneo ci racconta un genio eccentrico attraverso tutto quello che ha fatto e, soprattutto, tutto quello che non ha fatto: i suoi capricci, i suoi rifiuti, le sue idiosincrasie.

Rievoca la sua apoteosi artistica, ma ci restituisce anche la curvatura di un talento che gradualmente vede trasformare l’estro in cupezza. Nel raccontarlo delinea una fitta trama di invidie, di amori e di ossessioni che solo in parte riguarda la musica. “Spesso il genio lo vedi dal rovescio della stoffa”, scrive a un certo punto Cotroneo. E, in effetti, questo ritratto di Arturo Benedetti Michelangeli ha il grande merito togliere molta della polvere che si è depositata sul piedistallo, facendone brillare il talento e mettendone in risalto l’insospettata umanità.

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