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“Tratto da una storia vera”, il nuovo album di Joe Barbieri

Musica

Helena Antonelli

Viaggia in Europa e in Giappone il nuovo album dell'artista napoletano che giunge a quattro anni di stanzaza dal precedente Origami. L’intervista

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A quattro anni di distanza da "Origami" Joe Barbieri torna alle proprie canzoni realizzando il suo album più autobiografico, dal titolo Tratto Da Una Storia Vera. Un album palpitante, cinematico, generoso, in cui ogni canzone vibra con passione e luminosa onestà, curato in prima persona e fino all'ultimo dettaglio da Barbieri.

Il fil rouge che sta alla radice dei nuovi brani è che tutti, in qualche modo, fioriscono dal vissuto più personale del cantautore napoletano. Al suo fianco una schiera di artisti amici: da Carmen Consoli a Sergio Cammariere, da Tosca a Jaques Morelenbaum, da Fabrizio Bosso a Mauro Ottolini, Alberto Marsico e alcuni tra i musicisti di maggior talento del nostro Paese ed altri strumentisti che hanno registrato dai quattro angoli del pianeta.

Tratto Da Una Storia Vera comprende undici brani, dieci dei quali sono a firma di Giuseppe Barbieri ed uno è una piccola grande sorpresa, il cui senso e la cui portata non sfuggiranno a chi conosce la sua biografia. L’intervista

Cosa ti ha spinto a fare un album così particolare, anche nella cura degli arrangiamenti?
Il disco è nato da questo momento di vuoto, di silenzio, che tutti noi artisti abbiamo vissuto senza poter fare più live. La pandemia ha interrotto i rapporti e le nostre frequentazioni abituali dandoci il tempo per reinventarci e studiare. Tutto è nato a marzo 2020 dalla canzone “Tu, Io E Domani” con la collaborazione di alcuni amici come Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Sergio Cammariere e Tosca. Questa registrazione, che ognuno ha svolto dalla propria abitazione, mi ha dato il la per dare vita a “Tratto Da Una Storia Vera”.

 

Possiamo dire che la “vera storia” che vuoi raccontarci in questo nuovo disco in realtà è la stessa che stiamo vivendo tutti da quasi due anni?
In parte sicuramente si. Questa pausa mi ha spinto a guardare nel presente, non nel futuro come sono solito fare, ma bensì vedere cosa oggi mi circonda, quali persone, musicisti che frequento, hanno limato la persona che sono. In coda a tutto questo c’è poi la pandemia che ha smosso le acque spingendoci a rivedere le certezze che tutti credevamo di avere.

 

“Tu, Io E Domani” (con Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Sergio Cammariere, Tosca) è uno dei brani che troviamo all’interno del tuo album. Un messaggio di fiducia e un grido di speranza, di cui tutti abbiamo bisogno in questo periodo: come immagini il futuro della musica post pandemia?
Io lo voglio immaginare bene. L’arte, la musica, è talmente abituata a mutare di forma da trovare continuamente nuovi sbocchi. Tutti noi abbiamo sempre bisogno di bellezza, di abbeverarci a una fonte di questo tipo.

 

“Tratto da una storia vera” lega la canzone d’autore al jazz ma oggi le sonorità della musica italiana vanno verso qualcosa di molto diverso da questo album. Credi sia questa la strada giusta da prendere?
Non mi pongo molte domande, fare musica per me è una forma di espressione. Sono un artista indipendente da oltre vent’anni, nel senso che dal 2003 ho creato una mia etichetta discografica e da quando ho iniziato questo percorso sono testimone del fatto che sempre più persone hanno trovato nella mia musica quello che cercavano. Poche o molte che siano non importa, è bello pensare che c’è gente che ha bisogno di questo linguaggio.

 

Nel disco c’è una cover, dal titolo “Lazzari felici” composta da Pino Daniele. Quale è il ricordo più bello che hai di lui?
Ho tanti bellissimi ricordi con Pino. Posso dirti che ho provato a fare mia la sua identità morale, ovvero quell’attitudine che Pino aveva nel voler lavorare con persone di culture differenti e mischiare così la sua radice marcata, locale e napoletana come la mia a radici culturalmente distanti. Conservo poi una chitarra che lui molti anni fa mi ha regalato e che conservo gelosamente. Ai tempi, quando ho iniziato, non avevo i mezzi per permettermi gli strumenti e lui con me fu molto generoso, come del resto lo era con tutti.

 

Da alcuni anni hai intrapreso anche l’incarico professionale di docente di Scrittura della canzone nella Officina Pasolini. Quale è il messaggio più importante che cerchi di trasferire ai tuoi allievi?
La parola docente la ridimensionerei perché non mi sento un insegnante, ma un artista che tiene un corso in scrittura della canzone a ragazzi. Quello che cerco di trasmettere loro è il concetto di cultura del lavoro, le canzoni e i testi non nascono stando nel posto e nel momento giusto, può anche essere vero questo ma è un’eccezione, la regola è un’altra. In un mestiere che è una sorta di resistenza, di lavorazione su se stessi, far sapere loro che esistono degli esempi e delle forme in cui possono incanalare la proprio creatività mi sembra una missione degna di essere combattuta.

 

Dalla fede nel futuro di “Tu, Io E Domani” a quella della tua squadra del cuore di “Vedi Napoli E Poi Canta”. Com’è stato raccontare l’amore per il calcio in musica?È un amore liberatorio. Da napoletano ho sempre scelto di contribuire alla reputazione della mia città lavorando sodo, confrontandomi e collaborando con colleghi provenienti dai quattro angoli del pianeta rendendoli così partecipi della mia cultura senza mai imporla. In un disco come questo, che è una sorta di dichiarazione d’amore verso tutto quello che mi ha condotto fino a questo punto, non potevo non dedicare un pensiero verso la mia città e la squadra che amo e che tifo, che è una delle mie poche prorompenti passioni.