Sounds of Silence compie 55 anni: 5 cose da sapere sul secondo album di Simon&Garfunkel

Approfondimenti
©Fotogramma
PAUL SIMON E ART GARFUNKEL IN CONCERTO ( - 1993-01-31, Wargacki) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il 17 gennaio del 1966 usciva il disco del duo statunitense, il cui brano omonimo e il suo incipit - “Hello darkness my old friend” - sono entrati nell’immaginario collettivo grazie al film “Il Laureato”. Il singolo arrivò in testa alla classifica americana e divenne leggenda

"Sounds of Silence" compie 55 anni. Era il 17 gennaio 1966 quando il secondo album del duo Simon&Garfunkel usciva negli Usa. L'omonimo brano (con la sola differenza della "s" mancante), "The Sound of Silence", composto anni prima e già inserito anche nel primo disco degli artisti, grazie al film “Il laureato”, è entrato nella leggenda. “Hello darkness my old friend” è uno degli incipit più famosi della storia del rock, ma il successo non è stato istantaneo. "Sounds of Silence" ha segnato il tramonto del rock'n'roll delle origini e l'inizio di una nuova e più complessa stagione musicale fatta di melodie malinconiche con influenze folk.

Sounds of Silence e The Sound of Silence

Il brano più conosciuto al mondo dell'album "Sounds of Silence" è la canzone omonima ma con la parola "Sound" al singolare. In realtà, la prima volta che il brano venne pubblicato, nel marzo del 1964, il titolo era al plurale: “The Sounds of Silence”. Inclusa nel primo disco di Simon&Garfunkel, fu un insuccesso. Simon, poi, la inserì nel suo album da solista, ma fu il produttore Tom Wilson ad avere l’idea di incidere delle parti di basso, chitarra elettrica e batteria. Il giorno di Capodanno del 1966, il pezzo, che aveva perso la “s” del titolo, raggiunse il primo posto della classifica americana, favorendo l’uscita dell’album che contiene una serie di altri capolavori, come “Kathy’s song”, “I am a rock”, “Homeward bound”. Il disco affronta temi come l’incomunicabilità, l’alienazione giovanile, la solitudine.

paul_simon_ansa

leggi anche

Paul Simon annuncia l’addio: “Mi ritiro dalle scene dopo questo tour”

Il secondo album e le influenze rock e folk

"Sounds of Silence" è un disco malinconico nel quale Paul Simon tocca i suoi vertici espressivi e la sua poesia viene esaltata al massimo livello dalla voce di Art Garfunkel. Lo stile dei pezzi unisce le armonie vocali degli Everly Brothers con il cantautorato dei nuovi folksinger, come Bob Dylan.  Si crea una sospensione tra la nostalgia del passato e l'inquietudine per il futuro attraverso la commistione di stile rock con il folk. I due artisti, con questo album, hanno dato voce al mondo interiore dei giovani dell'epoca diventando l'album-simbolo di una generazione alla disperata ricerca della propria identità. In questo contesto rientrano anche le teorie sul significato del primo brano "The Sound of Silence". Paul Simon raccontò di aver scritto il singolo con l’intenzione di parlare con la semplicità delle melodie e delle parole dell'alienazione giovanile. “Avevo 21 anni, non ho scritto pensieri molto elaborati. Era pura rabbia adolescenziale - disse - ma possedeva un livello di verità che ha finito per toccare la sensibilità di milioni di persone”. Molti, nel corso degli anni, lessero nel testo un riferimento al disincanto e alla delusione nati dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, anche se gli autori hanno sempre continuato a ripetere che è un brano che “praticamente si è scritto da solo” e parla dell'incapacità di comunicare degli uomini e delle crisi adolescenziali.

Il suono del silenzio contro i rumori del rock'n'roll

Rispetto all'irruenza, al rumore del rock'n'roll anni '60, le canzoni di "Sounds of Silence" sono più simili a delicate ninna-nanna o melodie che cercano di dare "suono" al "silenzio". I temi ricorrenti del disco sembrano approfondire il passaggio dalla giovinezza all'età matura a partire dalla prima traccia, "The Sound of Silence", sull'incomunicabilità, fino a "April come she will" in cui si resta sospesi nell'attesa di un amore che probabilmente non tornerà. La solitudine e l'incomunicabilità, poi, prendono maggior spazio in "Blessed", in cui il protagonista si sente abbandonato anche dal proprio Dio, "Somewhere they can't find me" o "A Most Peculiar Man" dove si sperimenta la fuga dagli uomini o da se stessi. I temi dell'album sono profondi e tristi, raccontano la morte, le delusioni, l'emarginazione portando infine a esaltare la vita invitando ad ascoltare i silenzi come in "Leaves are green". Nonostante il successo globale per Simon&Garfunkel arrivò qualche anno più tardi con "Bridge Over Troubled Water" e "Bookends", "Sounds of Silence" resta un capolavoro unico e irripetibile per il taglio netto con le armonie e le tematiche più "leggere" del passato.

Il film “Il Laureato” porta il brano nel mito

Mike Nichols, nel 1968, inserì “The Sound of Silence” nel film che stava girando con Dustin Hoffmann e Anne Bancroft: “Il Laureato”. La canzone viene passata per tre volte nella pellicola, all’inizio, nella scena della piscina e nella scena finale. È la consacrazione definitiva di Simon&Garfunkel, mentre il brano entra di diritto nella storia della musica. In realtà il regista voleva che il duo realizzasse l’intera colonna sonora, ma i due artisti rifiutarono e, con il produttore musicale, si decise di usare solo una selezione di alcune composizioni, tra le quali vi è anche "April come she will", anche questa contenuta nel secondo disco dei musicisti.

Facebook_IlLaureato

leggi anche

"Il laureato" compie 50 anni: dieci curiosità sul film

“The Sound of Silence” e il decennale dell'11 settembre

Seppur ricco di capolavori, il brano di "Sounds of Silence" che più è entrato a far parte dell'immaginario collettivo è "The Sound of Silence". Oltre a “Il Laureato”, la canzone di Simon&Garfunkel è stata inserita anche da Emilio Estevez nel suo “Bobby”, che racconta la morte di Robert Kennedy. Il pezzo fa parte anche della colonna sonora di “Watchmen” di Zack Snyder, la trasposizione per il grande schermo del graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons. Il regista l'ha scelta per la scena dei funerali del Comico, il personaggio che nel film uccide proprio Jfk. Paul Simon, infine, l’ha cantata, da solo, a Ground Zero, nel decennale degli attentati dell’11 settembre 2001. “Hello darkness, my old friend. I’ve come to talk with you again. Because a vision softly creeping, left its seeds while I was sleeping. And the vision that was planted in my brain, still remains, within the sound of silence”.

Spettacolo: Per te