Ivan Graziani, 25 anni fa moriva il chitarrista rock della musica d’autore italiana

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Il primo gennaio del 1997 morì a soli 51 anni l’artista abruzzese dotato di sensibilità e ironia uniche. L’album “Pigro” è considerato tra i 100 più belli della musica italiana dalla rivista Rolling Stone

Il primo gennaio del 1997 moriva Ivan Graziani. Sono passati 25 anni da quando la chitarra rock della musica d’autore italiana si è spenta nella sua casa di Novafeltria, nel riminese, tra Emilia, Romagna, Marche e non lontano dal suo Abruzzo. Artista completo, dotato di sensibilità e ironia uniche, con i suoi brani ha raccontato l’Italia e, in particolare, la provincia. L’album “Pigro” è considerato dalla rivista Rolling Stone tra i 100 migliori dischi della musica italiana, ma sono tantissime le canzoni del musicista rimaste nella memoria collettiva. È stato uno dei personaggi più originali e sottovalutati della musica italiana. Ecco la sua carriera.

Chi è stato Ivan Graziani

L’artista abruzzese era nato a Teramo il 6 ottobre del 1945. Attento osservatore di micro storie, che riusciva a rendere esaltanti e intriganti nelle sue canzoni, Ivan Graziani ha raccontato il Paese ed è stato il primo cantautore in assoluto a salire sul palco del Tenco nella primissima edizione del 1974. La sua tecnica chitarristica fece scuola e il musicista è stato un anticipatore, il primo autentico cantautore rock della musica italiana. Chitarrista di altissimo livello, ha collaborato negli anni con colleghi come Lucio Battisti, Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Graziani è stato un autore-cantante con una verve ironica e surreale poco adatta all'Italia della canzone dell'epoca, nonché un disegnatore e incisore di grande talento.

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La carriera della chitarra rock

La rivelazione di Ivan Graziani è del 1977 con l'album "I Lupi" dove c'è "Lugano addio". L'anno dopo pubblica "Pigro" (con la celebre "Monnalisa"), inserito da Rolling Stone tra i cento più grandi album italiani di sempre. Questo è stato il periodo migliore della sua carriera: coronato da album come "Agnese dolce Agnese" e l'anno dopo da "Viaggi e intemperie" dove c'è "Firenze (canzone triste)”. Dalla seconda metà degli anni '80, anche se in questo periodo pubblica "Nove", uno degli album che ha amato di più, le cose non girarono per il verso giusto. Soprattutto cresceva la sua insofferenza nei confronti della discografia che probabilmente faticava ad assecondare un personaggio che rimaneva in bilico tra rock, canzone d'autore e recupero del folklore, considerando anche i mutamenti profondi che l'industria musicale stava subendo con l'avvento degli anni ’90.

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La morte, gli album tributo e gli inediti

A causa di un cancro, Ivan Graziani è morto il primo giorno del 1997. È stato sepolto nel cimitero di Novafeltria con una delle sue chitarre (ne possedeva qualche decina), e il gilet di pelle che aveva brevettato con il gancio per reggere lo strumento. A rendergli omaggio negli anni, due album-tributo, con molti dei grandi del pop e dell’indie. Alcuni brani del cantautore abruzzese, come "Lugano Addio", "Firenze (Canzone triste)", "Monnalisa", "Maledette malelingue", "Signora bionda dei ciliegi", sono rimasti nella memoria collettiva. Con un repertorio che spazia tra rock e ballate di rara bellezza, Ivan ha incrociato tanti illustri colleghi: tra questi Battisti, PFM, De Gregori, Venditti, Ron, Loredana Bertè e Renato Zero. In questi anni, nel suo studio di registrazione, "Officine Pan Idler", sono stati finalmente "aperti" con nuove tecnologie alcuni nastri lasciati dall'artista: all'interno sono state trovate molte tracce inedite su cui si sta lavorando per poterle pubblicare proprio nel 2022, nel venticinquennale della scomparsa. Questo è l'auspicio dei tanti fan club dedicati a Graziani che continuano assiduamente a ricordarlo andando alla "ricerca" di materiale di nicchia. Brillante e precursore dei tempi, forse talmente tanto da non essere stato compreso abbastanza quando era in vita, Graziani ha lasciato ai posteri alcune delle più belle canzoni della musica italiana. Come scrisse lui stesso in “Il chitarrista” del 1983 “Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista”.

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