Alessio Maninni, il nuovo singolo è Vestito Rosso. L'intervista

Musica

Helena Antonelli

A pochi mesi dal singolo “Senza” esce oggi venerdì 14 maggio Vestito Rosso il nuovo brano del giovane cantautore barese Alessio Maninni. L’intervista

Classe 97, Alessio Maninni è nato e cresciuto a Bari, città che lo ha avvicinato alla musica sin da bambino. È infatti imbracciando una chitarra e ascoltando i suoi idoli: da U2 a Pink Floyd, da Vasco Rossi a Ligabue, che questo giovane artista ha avuto il coraggio di dare il via al suo sogno.

Maninni ha fatto della musica la sua più grande passione. Dopo l’esordio discografico nel 2017 con “Parlami di te” e il singolo “Peggio di ieri” nel 2019, pubblica a gennaio 2021 “Senza”. A distanza di pochi mesi arriva Vestito Rosso con cui l'artista mostra la sua grande capacità di parlare alla gente comune, a tutti quei ragazzi che, come lui, sentono ancora vivo il potere forte dei sentimenti. L’intervista

Com’è nato Vestito Rosso?
Sono davvero emozionato perché questo è il mio secondo singolo e ci tengo molto. Vestito Rosso è nato in maniera casuale e racconta la fantasia di un ragazzo colto in un momento di solitudine, che immagina di innamorarsi di una ragazza che indossa appunto un vestito rosso, sfuggente e probabilmente irreale. Adoro mischiare realtà e fantasia nelle mie canzoni.

 

Vestito Rosso è un lavoro a 4 mani con il tuo producer musicale. Com’è nata la vostra collaborazione?
Si esatto, ho lavorato insieme al mio producer Diego Calvetti. Tutto è nato da un’idea molto grezza che abbiamo sviluppato e da cui è nata Vestito Rosso.

 

C’è un filo conduttore tra Vestito Rosso e i tuoi brani già pubblicati?
Si lega senza dubbio a “Senza”. Il sound è simile così come anche la scrittura dei due brani, a differenza delle altre canzoni da me pubblicate come “Parlami di te” o “Peggio di ieri”. Questo perché ho avuto un periodo di pausa che si è poi mostrato essere un periodo di crescita, fondamentale per la mia musica sia per quanto riguarda la scrittura sia per il sound.

 

Quale corrente musicale stai cavalcando secondo te?
Non saprei. Credo che al giorno d’oggi sia difficile categorizzare un genere musicale nel panorama discografico che stiamo vivendo. Sicuramente il genere che mi sta più a cuore è quello del cantautorato italiano e internazionale, che ha influenzato moltissimo la mia crescita. A questo aggiungo “ascolti moderni” come Calcutta, Ermal Meta, Thegiornalisti mischiando così passato e contemporaneità.

Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
In famiglia siamo da sempre grandi ascoltatori di musica e fan di concerti. All’età di 8/9 anni mio padre mi ha portato al live degli U2 dove ho scoperto il suono della chitarra elettrica. Inutile dire che me ne sono innamorato subito. Nasco come chitarrista proprio per questo motivo. All’età di 14/15 anni mi sono avvicinato al cantautorato italiano con Luciano Ligabue e Vasco Rossi, due miei grandi miti. È anche grazie a loro che ho cominciato a scrivere canzoni e soprattutto a cantare.

 

Dallo studio alla partecipazione della 16° edizione del talent di Amici. Che tipo di esperienza è stata? E cosa senti di dire a chi partecipa oggi?
È stata molto importante. Amici è un talent con una risonanza mediatica forte, una volta fuori mi sono ritrovato ad avere (inaspettatamente) tanta gente che mi seguiva. Per questo, il consiglio che sento di dare a chi prtecip ai talent è quello di non avere fretta, perché quando ti senti ad un passo dal sogno in realtà sei solo agli inizi. Bisogna fare i passi giusti, e farli richiede tempo.

 

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Uscire con le canzoni che ho scritto negli ultimi due anni e farle ascoltare al pubblico. Ci sto lavorando duramente con tanta passione e entusiasmo, grazie anche al mio team e al mio produttore che mi supporta ogni giorno. Spero di arrivare presto anche ai live, a mio avviso fondamentali per un artista.

 

Com'è stato scrivere canzoni nell’ultimo anno di pandemia?
È stato particolarmente difficile perché per quanto mi riguarda, il più delle volte, l’ispirazione arriva dall’esterno. Io scrivo anche semplicemente ascoltando le storie delle altre persone e questo i primi mesi del lockdown mi è mancato molto. Ho viaggiato finché ho potuto con la mente ma solo quando ho riassaporato la libertà, seppur a piccole dosi, ho ricominciato veramente a scrivere.

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