La canzone descrive un frammento di quel momento in cui ti chiedi chi sei e dove stai andando, senza trovare una risposta definitiva
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Maggio 2004 è un brano che nasce da un’urgenza semplice e potente: dire la verità, anche quando è imperfetta. Il video ufficiale che accompagna la canzone è costruito proprio su quest’idea. Non vuole raccontare una storia lineare, ma restituire un’atmosfera, un movimento interiore, un frammento di quel momento in cui ti chiedi chi sei e dove stai andando, senza trovare una risposta definitiva.
Il videoclip prende vita in un ambiente sospeso, essenziale, dove i toni neutri delle pareti e delle luci creano una dimensione quasi fuori dal tempo. È come se il mondo attorno si fosse fermato per lasciare spazio a un dialogo interiore. L’apertura del video, con quei primi passi incerti e lo sguardo leggermente abbassato, introduce perfettamente il tema centrale: non la ricerca di un ruolo, ma di un senso. Non una performance, ma un tentativo sincero di mettersi a nudo attraverso la musica. La scelta di utilizzare spazi ampi, quasi vuoti, ha una funzione precisa. Le stanze bianche, il soffitto alto, le linee geometriche, diventano metafore della pagina bianca di cui parlo nel brano: quel luogo mentale dove tutto può ancora succedere, ma dove è altrettanto facile sentirsi smarriti. Ogni inquadratura è pensata per far dialogare il corpo con lo spazio, comese il vuoto attorno fosse il riflesso delle domande che canto.
Il video alterna due registri visivi: da un lato ci sono i momenti più statici, quasi introspettivi, in cui la macchina da presa resta ferma mentre io rimango immobile, come bloccato in un pensiero. Dall’altro, le inquadrature in movimento restituiscono invece l’idea del viaggio, del cambiamento, della necessità di continuare ad andare avanti anche quando non si ha una direzione chiara. Il passaggio tra questi due mondi non è mai brusco: è fluido, naturale, come la crescita stessa.La fotografia gioca un ruolo fondamentale. La luce è morbida, mai aggressiva, e cambia leggermente tono a seconda del punto del brano: più calda nei momenti in cui emerge una forma di consapevolezza, più fredda nelle parti dominate dal dubbio. Questo uso sottile della luce accompagna lo spettatore dentro lo stato d’animo della canzone, senza mai forzarlo.
Anche i colori desaturati richiamano l’essenzialità del pezzo: niente fronzoli ,niente eccessi. Un aspetto centrale è la presenza di personaggi ritratti in scene di vita quotidiana, piccoli frammenti che si intrecciano al mio racconto visivo. Non seguono una trama precisa, macostruiscono un mosaico di emozioni diverse che scorrono accanto alla musica. Azioni semplici, come un gesto, un passo, un momento di attesa, diventano specchi di stati d’animo universali. Non importa chi siano realmente: ciò che conta è l’atmosfera che generano, quel senso di umanità diffusa che accompagna l’intero video. Il finale non offre una conclusione, perché la canzone stessa non vuole chiudere. Maggio 2004 è un brano che apre, che lascia spazio, che accetta il dubbio come parte del cammino. L’ultima inquadratura, sospesa e indefinita, riflette proprio questo: la consapevolezza che la crescita non è una meta, ma un percorso in continuo cambiamento.