La canzone affrona il ghosting dentro relazioni lunghe, parla di quell'ansia d’abbandono che diventa catastrofe mentale. Maia non esiste fisicamente, è voce, immagine e memoria emotiva
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ESCLUSIVO DELL'"ARTISTA"
Cosa fai quando qualcuno sparisce senza spiegazioni? Come si elabora un lutto per una persona che respira ancora? E se l’unico modo per chiudere davvero fosse immaginare che quella persona sia morta? Mi chiamo Maia. Non esisto fisicamente: sono voce, immagine, memoria emotiva. Sono un universo narrativo costruito attraverso anni di esperienza creativa, che ha trovato nella tecnologia non una scorciatoia, ma un nuovo modo di raccontare.
Il Funerale nasce da storie che ho visto accadere a persone vicine a me: ghosting dentro relazioni lunghe, ansia d’abbandono che diventa catastrofe mentale, lutti impossibili perché chi perdiamo non scompare davvero, semplicemente vive altrove.
La storia è questa: dieci anni di relazione, dieci giorni di silenzio assoluto. Nessuna risposta, nessuna spiegazione. Solo il vuoto. Quando qualcuno sparisce così, la mente costruisce scenari. Non per follia, ma per sopravvivenza. Se l’altro non parla, l’unica spiegazione che sembra logica è la morte. E allora inizi a elaborare: immagini il funerale, scegli cosa indossare, prepari le parole da leggere davanti a tutti i parenti.
Poi arriva la realtà, come uno schiaffo: lui non è morto. È vivo. È alla Stazione Centrale di Milano. E sorride accanto a un’altra. In quel momento capisci che quel funerale immaginario aveva comunque un senso. Non era lui a essere morto, ma l’idea che avevi di lui. La vostra storia, il vostro “noi”. Quel lutto era reale, anche se la persona respirava ancora.
Il Funerale è il prequel narrativo di Cuore, il mio brano di luglio. Chi conosce Cuore scopre finalmente l’origine di quella rabbia; chi mi incontra con questo capitolo viene spinto a cercarne il seguito. La mia è una narrazione serializzata, non lineare: ogni canzone è un pezzo di un universo più grande. Il videoclip alterna immobilità e catarsi, perché così funziona il dolore: ti paralizza, poi ti trascina. Mi vedrete ferma mentre il mondo scorre, come se fossi fuori da me stessa. Mi vedrete lanciare un quadro, distruggere fotografie, camminare per Milano con la sensazione di non appartenere più a nulla.
Ho scelto colori desaturati per il funerale immaginario: un tempo sospeso, senza vita, né ricordo. E colori caldi, quasi violenti, per la scoperta del tradimento. Il rosso è il filo che lega tutto: il rosso della ferita, del ritorno alla realtà, della vendetta emotiva che poi esplode in Cuore. Realizzato con strumenti di intelligenza artificiale come Higgsfield, Runway e Grok, insieme a Photoshop e Premiere, il video mantiene la coerenza cinematografica che definisce il mio linguaggio visivo. L’AI non è una scorciatoia: è un mezzo per dare forma a storie che, altrimenti, non potrebbero essere raccontate così. Credo che molti riconosceranno qualcosa di sé in questo brano: il ghosting dentro relazioni lunghe, il gaslighting che ti fa dubitare della tua stessa lucidità, il lutto che non puoi piangere perché l’altro è vivo e nega il tuo dolore.
Io ho dato a tutto questo una forma cinematografica. A volte l’immaginazione è l’unico modo che abbiamo per dire la verità. Il Funerale è quella verità.