40 anni di "Around the world in a day", il disco controcorrente di Prince

È il dicembre 1994. Prince è la popstar più popolare del pianeta. Per la prima volta un artista ha un singolo , un album e un film al primo posto delle rispettive classifiche statunitense . Il film, in particolare, ha incassato dieci volte più di quanto è costato . Ma soprattutto c’è un tour gigantesco che riempie arene, stadi e superdome: sono già state fissate 98 date, e poi sono anche previsti concerti in Europa, in Australia e in Giappone. Cambio di percorso Ma, nonostante tutto, Roger Nelson non è contento, è già stufo di "Purple Rain" e di uno spettacolo che deve eseguire ogni sera come una pièce teatrale, con poco spazio per l’improvvisazione. Già alla seconda data del tour lui ha la testa occupata per il prossimo progetto e, di nascosto dalla sua band The Revolution, durante la notte scrive e incide nuove canzoni. Decide quindi che, dopo la data di Miami, il tour si fermerà e la band andrà di corsa in studio a incidere il disco che uscirà ad aprile 1985. I tipi della Warner e il suo management sono sconcertati e si leccano le ferite: il successo infatti è tale che valeva la pena battere il ferro finché è caldo, facendo uscire più singoli e proseguendo il tour in tutto il mondo. E invece sono costretti a seguire il volere di Prince, che già ha un caratterino difficile e poi, con il successo ottenuto, ha ormai un potere contrattuale incontrastabile. Il problema vero, per loro, è che il disco che l’artista di Minneapolis ha in testa non è un “Purple Rain, parte seconda”, ovvero un mix di funk soul e un po’ di rock ben dosati, ma è una svolta radicale che abbraccia nuove influenze e direzioni, che gli permetta di liberarsi dalle aspettative che la sua celebrità suscitava da parte di pubblico e critica. Il disco “Around the world in a day”, il suo settimo album, esce in tutto il mondo il 22 aprile 1985, nove mesi dopo l’uscita di “Purple Rain”. L’aggettivo a cui questo disco viene spesso associato è psichedelico. Alla psichedelia è infatti ispirata la copertina apribile realizzata dall’artista Doug Henders, il cui artwork è fortemente ispirato a "Sgt. Peppers" dei Beatles e che raffigura il gruppo dei The Revoution e del team che lavora con Prince. Ma psichedelico è anche il suono che caratterizza gran parte delle canzoni: dalla title track basata su scale microtonali e dodecafoniche della musica araba suonata con strumenti come l’out e la tarbuka alla sognante e utopica sixties “Paisley park” fino alla beatlesiana “Raspberry Beret”. Ma ovviamente si tratta di un’interpretazione della psichedelia totalmente personale, in equilibrio tra il lato terreno e carnale e le sue preoccupazioni spirituali con il gospel di “The Ladder” e la lunga suite delirante “Temptation” di dialogo con Dio, interpretata dallo stesso Prince. Le istruzioni di Prince sono chiare e per questo disco non vuole la solita spinta di marketing: quindi niente singoli, niente video, tour promozionali, pubblicità e consigli di brani da trasmettere per i network radiofonici. Tuttavia le radio, senza un singolo, continuano a trasmettere le canzoni di “Purple Rain”, così Prince cede e permette alla Warner di pubblicare come singolo “Raspberry Beret”, con un video girato in fretta e furia. L’album commercialmente non va benissimo: alla fine vende 1,3 milioni di unità, una frazione rispetto ai 75 milioni dell’album che lo ha preceduto. Tuttavia questo disco sarà il primo dei tanti a dimostrare che per Prince il successo commerciale non era il suo principale obiettivo, ma la cosa che più gli interessava era la ricerca di nuove montagne da scalare, per mostrare, in modo arrogante e sublime, il suo smisurato talento, in barba a tutte le regole dello showbiz. La DeLuxe Version Dopo le versioni arricchite di “1999”, “Purple Rain”, Sign The Times” e “Diamonds and Pearls”, oggi esce la DeLuxe Version di “Around the world in a day” per celebrare il 40esimo anniversario, disponibile in versione digitale, in 3 LP o in 2 CD. A differenza però delle precedenti versioni postume che pescavano dal ricco archivio di Prince , questa volta non ci sono né canzoni inedite né demo version, ma solo lati b e versioni mix delle canzoni contenute nel disco, e che i cosiddetti “fan completisti” possedevano già. Tuttavia il disco è godibilissimo nella versione rimasterizzata in Dolby Atmos - segnaliamo in particolare la qualità della super ballad onirica “Condition of the Heart” ispirata a Joni Mitchell. Il disco contiene una versione di oltre 20 minuti di “America” forse la sua prima vera canzone politica o il mix di “Pop Life” altro suo pezzo super pop. “Around a world in a day” inizia una fase che durerà per tutta la seconda metà degli anni 80 e i primi 90 di massimo splendore del genio di Prince e che ancora oggi sorprende ed esalta più di una generazione.

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40 anni di "Around the world in a day", il disco controcorrente di Prince

Michele Boroni