Ele A, l'album Pixel: "Il mio Dio ideale non farebbe accadere certe cose"
Musica
La giovanissima rapper classe 2002, nata in Svizzera, pubblica un progetto che è il ritratto di emozioni, pensieri, fragilità e forza di una generazione. A novembre andrà in tour in Europa, in Italia sarà live a marzo 2026 L'INTERVISTA
Pixel è l'atteso progetto di Ele A, un progetto che entra sotto la pelle fin dal primo ascolto. Non è solo il racconto del contesto da cui Ele A proviene, ma soprattutto di ciò che vive adesso: emozioni, pensieri, fragilità e forza tenendo sempre presente che Eleonora Antognini, questo il suo nome anagrafico, è nata nel 2002. C’è un respiro nuovo, più ampio e aperto, sia nella voce che nelle produzioni. Le chitarre e i pianoforti si intrecciano a beat che diventano quasi eterei e sospesi, in un equilibrio che mescola la radice rap old school a un suono contemporaneo e proiettato verso il futuro. Le collaborazioni sottolineano questa evoluzione, intrecciando legami già consolidati e nuove connessioni artistiche. Accanto a Guè, con cui Ele A aveva già incrociato le strade in El Clàsico di Dj Shocca e in Gazelle, troviamo Promessa, al suo fianco in brani come Febbre dell’oro e Players Club ’25, di Night Skinny, insieme a Sayf, già presente in Chanelina Soubrette. Completano il quadro le prime collaborazioni con Gaia, NeS e Colapesce, quest’ultimo già protagonista del singolo Ombre di città, che ha anticipato l’album.
Eleonora partiamo dalla storia di Pixel: come ci hai lavorato? Come hai scelto i featuring, in particolare quello con Colapesce che pare così lontano dal tuo mondo?
Tutto è nato in modo spontaneo, dopo due progetti in cui avevo in mente un concept, mi sono autoimposta certi paletti, in primis di essere spontanea e senza troppi pensieri ma spero di farli nascere in chi ascolta. In studio ero serena, tenevo solo quello che mi piaceva. Spontaneità anche nei feat, prima nasceva il pezzo e poi studiavo chi ci stava bene ed è stata sempre un buona la prima scelta. Con Colapesce non ci conoscevamo, ci siamo incontrati in studio con lui e Disse, il mio produttore, e subito ci siamo trovati bene, ci ha fatto ascoltare tanta musica ed è stato in linea contro ogni aspettativi. Ci siamo messi al lavoro e Disse ha prodotto il beat. Io ho scritto in studio che è una rarità perché di solito accade a casa poi siamo andati a casa sua e abbiamo registrato lì.
Perché Pixel è il titolo? E' la tua risposta a una società che usa pixelare come forma di censura?
E' importante che il rap sia scomodo, è sempre stato così, deve dare fastidio. Io preferisco trattare pensieri e sensazioni mie, però qui più che una censura mostro il fatto che ho iniziato a lavorare per fare quadrare le cose: tanti pixel creano una immagine, uno da solo non fa nulla.
"Lo ammetto non sono sul podio però dammi un annetto" dici in Ti Aspetto: la sensazione è contraria, che tu ci sia e ben posizionata, basta vedere come sei stata accolta a Corviale, alla serata del Red Bull 64 Bars Live. E' una sorta di pudore? Eppure oggi la tua parola pesa e c'è chi non le dava due grammi.
Sono una persona che ha standard abbastanza alti e gli artisti che ammiro sono sempre a livelli altissimi; non sono sul podio per una mia idea, non è una questione di numeri ma di qualità, dell'impatto che può avere.
Sempre al Red Bull 64 Bars Live hai detto che all'estero non capiscono i tuoi testi come tu da bambina non capivi quelli in inglese. Temi che non vengano capiti in Italia? Sono profondi, sottili e si prestano alla non comprensione se non ci si pone la giusta attenzione.
Sono consapevole di questa cosa, se la temessi forse farei un altro lavoro. il Rap è più complicato di altri generi, sovente la parola va a discapito della musica. Il mio è un italiano non perfetto essendo Svizzera. Rappo con l'esempio di rapper tecnici che creano incastri di parole complicati e letterari. Io voglio decostruire per arrivare al succo, inseguo il minimalismo Rap.
"Non mi dire come devo vestirmi e non mi dire quando devo svestirmi" sono due barre fortemente identitarie, di consapevolezza femminile. Ti senti una presenza in un modo ostile e antico verso la donna?
E' oggettivo che ci sia sempre bisogno di pensieri femministi, in questo 2025 si potrebbe stare meglio; dipende dall'educazione, è importante sentirsi rappresentate nella musica e per le donne non è sempre facile in una industria molto maschile. Quando è uscita Madame mi son sentita capita, è importante quel punto di vista femminile per empatizzare col mondo.
"Perché la vita insegna che dal basso puoi riuscirci": vale anche per quelli cresciuti storti?
Soprattutto per loro. Se hai la pappa pronta e cresci senza troppi sbattimenti non hai grande necessità di costruire altro.
"Guardo il cielo e chiamo Dio": sei credente? Se potessi parlargli qualche minuto che gli diresti?
Non sono credente, sono cresciuta in un contesto cristiano, ci ho creduto per anni ma ora non posso dire oggettivamente se esiste o meno. Il mio Dio ideale non farebbe accadere certe cose. Gli direi che tutto ciò che è violenza, dolore, tristezza non porta connessione, gli chiederei di inviare sulla terra meno Spirito Santo meno e più empatia.
"Questo mondo del ca**o è americano" è il tuo tributo affettuoso al trumpismo?
Non è mia quella barra è di Sayf ma condivido il concetto. Non condivido la persona che è Trump...la vedo dura che ci molli ma si spera.
Chi sono le tue G e i tuoi G? E davvero le tue G le porti in un cinque stella a colazione?
E' accaduto veramente, non riuscirei mai a scrivere cose che non sono successe. Ho fatto una data a Lucerna e c'era una partnership con Hotel 5 stelle, il mio team tornava in Italia e allora ho chiamato le mie amiche, abbiamo fatto colazione in pigiama. Per G intendo amici e amiche storico.
In 091 dici che hai cose magiche in borsa: di che si tratta?
La reference è Mary Poppins che guardavo da piccola. E' piena di cose, mi ricorda mia madre che aveva borse con dentro sempre tutto ciò che serviva.
X Te è il racconto di un amore tossico, di una solitudine o è un richiamo a Buon Esempio: "il mio buon esempio è amarsi per abitudine perché litigare é meglio della solitudine"?
Nasce per Ti Amo di Gemitaiz che è dedicata all'amore per la musica, lui fa parallelismo tra la donna che ama e la musica. Su X Te ho costruito tutto, io per la musica faccio tutto, vado pure in posti dove non avrei voluto andare.
"Non ho chiesto niente all’universo però almeno tu" è una citazione di Mia Martini?
Esatto.
Pixel mette un po' di melanconia: quel feeling che cerchi ti importa o non ti importa che torni? Quando il dubbio si insinua sei istintiva o ti cuci la bocca come Hello Kitty?
Non sono molto istintiva, sono calcolatrice ma so che a ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria. Mi piacciono i ricordi ma ci sono periodi dei quali non ricordo nulla mentre ho in mente come una fotografia il profumo, i colori e le parole di una giornata quando avevo 6 anni. Sono in pace col fatto che i ricordi sono ricordi e so che irrazionale riviverli, sarebbe deludente. Io voglio ricreare cose nuove e più belle.
Atlantide è considerata un mito dei Dialoghi di Platone: il filoso greco la usava per esporre le sue idee politiche. E ci ricongiungiamo con il tuo Pixel. Quasi 4mila anni dopo dobbiamo ancora temere le censure? Il verso "Nulla Scompare scritto su una palazzina che ora è una parete" per me è politica. Hai consapevolezza della forza anche sociale delle tue canzoni?
Assolutamente sì, temo la censura perché si respira, a livello di governi si va verso mondi che dovranno temere la censura. Il Rap è politico dalla nascita, tanti rapper scomodi ci sono. Anche chi sta bene può avere problemi e vedere un ricco che confida le sue paure, i suoi drammi interiori sarebbe interessante.
Infine cosa puoi dirmi del tour? Quello che porterai all'estero tra novembre e dicembre rappresenta le prove generali di quello che vedremo a marzo in Italia?
Stiamo pensando a due momenti diversi, il mio pubblico è in Italia. Se voglio fare i club è difficile fare tanti concerti, c'è un biglietto da pagare quindi il pubblico è il primo a fare una scelta. E se acquista un ticket devi dargli una esperienza speciale. Voglio andare sul palco non solo col deejay, come farò nel tour all'estero, ma con un set più popolato. Il 22 gennaio sarò per la prima volta all'Alcatraz di Milano.
Ansietta?
Siamo tutti sereni.