RadioFrame21 presentano il singolo Sporco West: il video

Musica

Il brano nasce dall'immagine di mani che lavorano, che costruiscono, che saldano, che sollevano, che tengono insieme le cose quando tutto intorno sembra franare

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELLA BAND

Sporco West nasce da un’immagine precisa: le mani che lavorano. Mani che costruiscono, che saldano, che sollevano, che tengono insieme le cose quando tutto intorno sembra franare. Mani che non compaiono nei titoli di giornale, che non diventano virali sui social, ma che continuano ad esserci. È a loro che abbiamo voluto dare un suono e un volto. Il brano è interamente strumentale perché volevamo lasciare che fosse la musica a parlare. Nessuna parola, solo ritmo, chitarre ruvide, percussioni, riverberi elettronici. Volevamo che l’ascolto fosse un’esperienza libera, non guidata da un testo, ma aperta a ciò che ciascuno porta con sé. Per noi, la forza di questo pezzo sta proprio nell’assenza di parole: uno spazio che permette all’ascoltatore di riconoscere, dentro quelle note, la propria fatica, il proprio gesto quotidiano, la propria resistenza.

Il videoclip è nato con la stessa urgenza. Abbiamo scelto una regia documentaria, asciutta. La protagonista è una donna che lavora con le mani, che piega il corpo alla fatica, che costruisce senza mai fermarsi e con il sorriso. Non c’è spettacolarizzazione, ma quello che ci interessa davvero: l’eroismo quotidiano. Nessun effetto speciale, nessuna scena patinata, solo la concretezza di un gesto ripetuto, che rappresenta tutte le persone che, ogni giorno, con i loro sforzi silenziosi, sorreggono famiglie, comunità, territori. Abbiamo voluto che le immagini seguissero il tempo della musica: un piano sequenza narrativo, in cui il lavoro diventa una forma di presenza. La luce non è mai scenografica, ma sempre reale, naturale, sporca. Abbiamo cercato di raccontare il quotidiano nella sua essenza, senza edulcorarlo, senza renderlo spettacolo. Il risultato è un video in cui ogni dettaglio – il sudore, il ferro, la polvere – diventa parte integrante della partitura.

Dal punto di vista sonoro, Sporco West è un paesaggio di frontiera. La nostra cifra è quella del cinematic-rock: unire radici rock-blues, stratificazioni elettroniche e suggestioni da colonna sonora. In questo brano abbiamo voluto spingerci oltre, cercando un suono che fosse ruvido ma evocativo, diretto e allo stesso tempo capace di aprire spazi di riflessione. È un brano che smuove, che accompagna.

 

Abbiamo diversi singoli già pronti, ma parlando con la nostra PR, Elisa Serrani, abbiamo letto i dati sul lavoro in Italia e ci hanno colpito profondamente: più del 14 per cento degli operai vive in condizioni di working poor, pur avendo un impiego stabile. Numeri che non sono solo statistiche, ma vite concrete. Per questo, abbiamo sentito l’urgenza di pubblicare per primo Sporco West”, perché è il nostro modo di dire che dietro ogni percentuale ci sono volti, storie, famiglie. E che la musica può ancora farsi carico di raccontarle, restituendo loro dignità. Non ci interessa parlare di un Paese che appare nei trend, ci interessa parlare di quello che lavora ogni giorno nell’ombra. Quello che continua anche quando sembra inutile, quello che non ha riconoscimenti immediati, ma che è la base su cui tutto poggia.

In questo senso, Sporco West è un omaggio, ma anche una presa di posizione. Vogliamo ricordare che la libertà non è fatta di like o di engagement, ma di possibilità reali: quella di portare avanti un sogno, un mestiere, una comunità. E che la musica, forse non potrà cambiare il mondo, ma può ancora rifletterlo. Con questo singolo e questo video non abbiamo cercato di dare risposte, ma di aprire uno spazio di attenzione. Se anche solo per tre minuti qualcuno si ferma, ascolta, guarda e riconosce qualcosa di sé o di una persona che conosce, allora sentiamo di aver fatto la cosa giusta. Perché per noi le cose non si cambiano con grandi discorsi, ma con i piccoli gesti che, messi insieme, fanno la differenza. Sporco West è il nostro modo di dire grazie a chi lavora senza che nessuno lo racconti. E un invito a non dimenticarlo.

 

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