Il brano è una riflessione intima su quel momento in cui la vita ci costringe a crescere, anche se non ci sentiamo ancora pronti
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORGINALE DELL'ARTISTA
Il tuo nome è il nuovo singolo de Le rose e il deserto, impreziosito dalla voce intensa e profonda di Gnut, artista napoletano noto per la sua sensibilità musicale e la capacità di trasmettere emozioni autentiche. Il brano affronta con delicatezza e profondità il tema della perdita, in particolare quella che segna il passaggio da figli ad adulti, un momento che spesso arriva in modo brusco, senza preavviso, lasciandoci spaesati e vulnerabili. È una riflessione intima su quel momento in cui la vita ci costringe a crescere, anche se non ci sentiamo ancora pronti.
Il videoclip, realizzato da Alessandro e Simone Penta, è stato girato in un unico, caldissimo pomeriggio estivo alla fine di luglio 2025. Le location scelte – Porto Corsini, la darsena di Ravenna e i dintorni del polo chimico della città romagnola – contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa, quasi metafisica, che ben si sposa con il senso di smarrimento e introspezione evocato dal brano. Il video si presenta come un ibrido tra videoclip musicale e documentario, un genere nel quale Alessandro Penta ha maturato una particolare competenza nel corso degli anni.
Durante i ritornelli, le inquadrature sono più classiche: primi piani sul protagonista che canta, quasi a voler stabilire un contatto diretto con lo spettatore. Ma è nel resto del video che emerge la vera anima del progetto. Il protagonista, sempre solitario e sovrastato dall’ambiente circostante, sembra cercare un dialogo impossibile con ciò che lo circonda: una pozzanghera, il mare, le nuvole, gli impianti industriali. Questi elementi diventano interlocutori silenziosi, testimoni di un percorso interiore fatto di domande, ricordi e assenze.
A intervallare queste scene, ci sono momenti più puramente documentaristici, in cui l’attenzione si sposta su frammenti di paesaggio che scorrono lentamente, come la vita stessa. Il montaggio, sobrio e contemplativo, lascia spazio al silenzio e alla riflessione, amplificando il senso di straniamento e solitudine che permea l’intero videoclip. Una solitudine che non è disperata, ma quieta, quasi accettata, come se fosse parte integrante del processo di crescita e trasformazione.
Le immagini dialogano in modo sottile ma efficace con il testo della canzone, creando un equilibrio poetico tra suono e visione. Il protagonista del video si muove in un ambiente poco accogliente, a tratti ostile, dominato da ciminiere fumanti e strutture industriali, specchio esteriore di un mondo interiore in tumulto. Allo stesso modo, il protagonista del brano si interroga sulla sua condizione di "orfano", non solo nel senso letterale, ma anche simbolico: orfano di certezze, di riferimenti, di un passato che non può più tornare.