Il brano è un inno all’accettazione: della malattia, dei momenti difficili, delle parti fragili di sé.
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Rito Voodoo è nato per realizzare un sogno del mio caro amico Sebastiano (conosciuto come Videociecato). È stato il mio modo per ringraziarlo per esserci stato in un momento estremamente delicato della mia vita, quando ho iniziato a percepire che stavo perdendo la vista. Ci siamo conosciuti circa tre anni fa, in occasione dell’uscita del mio brano I’m Blind, il primo in cui ho trovato il coraggio di aprirmi al mondo raccontando la mia nuova condizione di non vedente. Mi sentivo smarrito, isolato, circondato da un mondo che non conoscevo più. Sebastiano è arrivato proprio lì, nel mezzo del caos, con i suoi consigli, il suo supporto, e soprattutto con l’esempio concreto di chi non solo convive con la cecità, ma vive pienamente ogni giorno. Mi ha fatto capire che si può vivere bene anche da ciechi. Basta trovare la propria strada.
Rito voodoo è un inno all’accettazione: della malattia, dei momenti difficili, delle parti
fragili di sé. Invita a danzare con le proprie ombre anziché nasconderle, ad affrontare il dolore con leggerezza e autoironia. Tutti questi temi prendono forma anche nel videoclip, che si apre con una scena volutamente surreale: due ciechi organizzano una rapina per recuperare una fantomatica “vista”. Il video è stato concepito per distruggere, con ironia, tutti i luoghi comuni della tipica “canzonetta estiva”: niente donne seminude, niente supercar, o location lussuose. Al contrario, i protagonisti sono persone vere: uomini e donne di mezza età, bambini, genitori, e naturalmente due non vedenti. Il tutto con un finale imprevedibile e decisamente demenziale.
Il video è stato girato a Pietra Ligure, una cittadina ligure che ha ottenuto la Bandiera Lilla, simbolo del turismo accessibile. Una scelta non casuale: se vogliamo parlare davvero di inclusione, dobbiamo partire dai luoghi, dalle persone e dalla vita reale.
Un giorno stavamo giriamo una scena un po' concitata, in cui io e Sebastiano dovevamo entrare rapidamente all'interno di un furgone (immaginate due non vedenti che corrono verso un mezzo, aprono lo sportello scorrevole e si lanciano all'interno). È stata davvero complicato registrare questa scena e, dopo svariati tentativi in cui ho sbattuto ogni parte del corpo, avevo deciso di cambiare la scena, ma Sebastiano mi ha detto: “piuttosto che arrenderti, cerca di toglierti la paura di dosso e fidati del tuo istinto, vedrai che ce la facciamo”.
Queste parole mi hanno aiutato moltissimo e il tentativo successivo è stato
quello giusto. Questo episodio per me è la dimostrazione che volere è potere e delle volte i limiti sono solo frutto della nostra mente. Musicalmente Rito Voodoo è un brano che rompe gli schemi. Ha sonorità estive, con influenze funky e una ritmica che sfiora la dance, ma il contrasto con il messaggio profondo costringe chi ascolta a guardarsi dentro. È un brano che diverte, sì, ma anche che racconta, riflette e commuove. Per me è come l’amore: ti stravolge, ti confonde, a volte ti fa soffrire…ma resta una delle emozioni più belle. È un rito, sì, ma di liberazione.