Ian Anderson dei Jethro Tull: "Nella musica oggi quello che mi spaventa è non osare"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Questa sera a La Spezia, nell'ambito del festival Internazionale del Jazz, l'unico concerto italiano della leggendaria band Prog. L'INTERVISTA

Un momento di musica e di storia da non perdere. L’unica data italiana del tour The Curiosity dei leggendari Jethro Tull, epica band capostipite del movimento Prog, è questa sera al Festival internazionale del Jazz della Spezia. La band di Ian Anderson apparirà sul palco di piazza Europa alle ore 21.30: al centro del live il nuovo disco Curious Ruminant oltre a tanti momenti della loro storia.

Ian, guardando indietro, c'è un momento che percepisci cruciale nella costruzione dell’identità dei Jethro Tull?
La costruzione di quell'identità è iniziata negli anni sessanta col nostro secondo album Stand Up: lì abbiamo virato su un album più eclettico e con diverse influenze, non era esattamente rock progressivo ma era quella la direzione da seguire. Era il 1969 quando il termine Progressive Rock iniziò ad apparire nella musica e sui media. I Jethro Tull, più di altre bande, sono stati descritti proprio con questo termine e a me piacque l’idea. Inoltre quell'approccio sopravvive ai nostri giorni, gli ultimi tre album dei Jethro Tull sono stati commentati come progressivi dunque è una identità che è parte del passato ma anche del presente!

Il flauto è diventato il trademark della band, iconico: cosa ti ha portato a scegliere all’inizio uno strumento così inusuale per il genere rock e come pensi abbia plasmato il modo in cui siete stati percepiti?
Ero un chitarrista e ho realizzato che c’erano moltissimi chitarristi della mia età più bravi, dunque sapevo che non potevo arrivare a quei livelli in tempi brevi. Allora ho cercato un nuovo strumento da suonare e senza una ragione particolare sono andato in un negozio di strumenti, ho visto un flauto e ho chiesto quanto costasse, dopodiché l'ho preso! Non ero l’unico suonatore di flauto in città ma ero l’unico con un approccio così forte, così rock, che eguagliava una chitarra elettrica! È qualcosa che ci ha aiutato nei primi momenti a stabilizzarci.

Parliamo dei live. Cosa ci possiamo aspettare ora, nel 2025?
Abbiamo tante canzoni da suonare, cerco di includere musica che mostri le diverse fotografie del percorso musicale dei Jethro Tull; quindi ci sono due o tre brani tratti dai primi lavori e via andare. C’è una canzone per ogni album rilasciato nel 2022 e nel 2023, più due canzoni sul più recente uscito a marzo di questo anno! È un filo musicale che alla fine porta a una fotografia ampia di tutto il percorso dei Jethro Tull.

Il tour è chiamato The Curiosity: cosa continua ad alimentare la tua curiosità relativamente alla musica, all'audience e al mondo in cui performi?
Provo curiosità sulla musica  soprattutto quando c’è qualcosa che non conosco ma  e al giorno d'oggi tanta musica Rock e Pop ha suoni già sentiti da tempo, serve di più per incuriosirmi nel mondo della musica Pop contemporanea.

L’audience italiana ha sempre avuto un profondo legame con i Jethro Tull, un momento speciale legato alla nostra nazione?
Ho avuto modo di suonare in posti bellissimi in Italia, è top, dove vorrei esibirmi sempre. È probabilmente la numero uno tra le nazioni che voglio visitare per godermela pure come un turista! Io e mia moglie quest’anno siamo stati a Venezia, siamo stati a Roma poco prima, insomma ci piace stare in Italia!

I Jethro Tull hanno esplorato tanto in termini di generi musicali, avete mai temuto che questo potesse allontanare una parte del vostro pubblico con scelte stilistiche differenti?
Mi spaventa di più non provare a far qualcosa di nuovo, la realtà e che non cerco di soddisfare le persone quando faccio musica, cerco di soddisfare me in primis, mi ascolto e provo a fare un buon lavoro per me, non per accontentare o far felici gli altri. Parto insomma con l’idea di far qualcosa che piace mi dia soddisfazione, d'altra parte se non piace a me come posso convincere la gente a comprare un biglietto per i live o ad acquistare l’album?

Dopo oltre 50 anni di musica come tieni viva la tua energia creativa e passione?
La risposta a questa domanda è che è un mistero! Non lo so, non so da dove viene, io creo e la creatività è qualcosa che somiglia a una farfalla che vola dentro a una finestra, non so da dove viene ma è una piccola cosa delicata che ti vola intorno dunque bisogna esser molto attenti e cauti, un minuto c’è e il minuto dopo non c’è più. I momenti che creano le piccole farfalle sono cruciali e molto veloci, ma da dove arrivano non lo so. Che sia una visita da un universo parallelo?

Il rapporto personale fra te e la band?
Per lavorare con altri musicisti bisogna esser molto gentili, essere amichevoli ma non troppo. La mia relazione con tutti i membri della band è sempre stata buona, positiva, almeno una volta l’anno cerco di mantenere il rapporto vivo pure con chi non è più nella band.

C’è un album nella vostra discografia che percepisci come particolarmente intimo? Che ti rappresenta più di altri?
Songs from the Wood può essere uno di questi, a esso mi sento personalmente connesso.

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