Diana Winter presenta il Collected Sounds Vol. I con una playlist

Musica

 Questa artista oltre a essere una cantautrice è dal 2009 chitarrista e vocalist nei tour di Giorgia

A better me - Diana Winter

Un brano che ho scritto una decina di anni fa, nasce da un mio arpeggio di chitarra, puro, caratterizzato da molti anticipi e corde aperte, chiaramente molto influenzato dalla mia tecnica classica, quindi esclusivamente fingerstyle. inizialmente l’avevo registrata senza il click, quindi con delle micro oscillazioni ritmiche che aiutano nell’ espressività, ma nonostante questo quando lo abbiamo arrangiato e prodotto (io e Fabio Balestrieri) non si è persa la dinamica. all’interno dell’arrangiamento Si incastra perfettamente col contrappunto dell’arpeggio del basso, una scelta inusuale ma volutamente ardita!

3 x 5 - John Mayer

Amo questo giovanissimo e sincero John Mayer, meno conosciuto rispetto agli album più recenti, amo le sue sonorità acustiche e i layer di parti di chitarre che creano movimento e armonie. Il testo è bellissimo! 3x5 è il formato della foto classica, quella che ormai è vintage. un testo che parla di ricordi attraverso immagini, e di amore: molto poetico.

Greensleves – Al Di Meola

Amo questa greensleves moderna di Al Di Meola, mi riporta ad atmosfere celtiche miste a flamenche, come è il mood di tutto l’album winternights. Amo la scomposizione ritmica della strofa, la trovo ipnotica e molto interessante da analizzare e suonare. questo melting pot di generi crea un mondo sonoro etereo e appunto molto serale, e anche notturno, come vuole lo stesso titolo dell’album. Ci sono frasi soliste che rispondono al tema tradizionale, che tutti conosciamo, di grande gusto e che creano un vero e proprio discorso sonoro ad accompagnare lo sviluppo di tutto il brano musicale.

La vacilona - Tomatito e George Benson

Per me è il connubio perfetto tra ritmo e atmosfere flamenche e sofisticatezza del

fraseggio più jazzy, questo uptempo ha un groove pazzesco e delle frasi che sono delle vere perle di un dialogo sonoro tra mondi diversi. Benson e Tomatito creano così una vera e propria koinè, cioè un linguaggio comune, che unisce perfettamente tradizioni musicali apparentemente distanti ma unite dalla pulsazione comune, con un modo diverso di interpretare il ritmo, nel vero senso di groove, che è una vera e
propria masterclass di comunicazione musicale.

Forget about it - Union station feat Alison Kraus (live)

In questo live si fondono perfettamente le risonanze degli strumenti a corda acustici tipici del bluegrass, suonati da tutti gli elementi con un’espressività magistrale e impreziositi dagli interventi di Jerry Douglas con la sua lap steel guitar. Quello che mi colpisce di questo ensemble, in generale in tutto l’album registrato live, è la semplicità delle parti e la perfezione esecutiva che io trovo squisitamente POP, laddove la popular music è notoriamente difficile da suonare, proprio perché integra linguaggi musicali diversi (dal blues al rock all’r’n’b). Loro interpretano e rendono con grande precisione esecutiva e allo stesso tempo grande sensibilità.

Local hero theme - Mark Knopfler

Mark Knopfler mi fa direttamente piangere per le micro-melodie che crea all’interno di altre melodie, il suo fraseggio è superiore a chiunque altro e il suo suono è semplicemente indimenticabile, un’icona della chitarra, che piaccia o no. Questo tema si ispira chiaramente alle melodie e armonie della tradizione degli inni di Scozia e Inghilterra, con un blend di country-blues tipicamente knopfleriano, che io adoro, per le sue armonie così semplici e per il rapporto che lui crea tra la progressione accordale e la melodia.

Ground on down - Ben Harper

Amo il giovane Ben Harper col suo suono roots e il modo in cui fa letteralmente urlare la sua steel guitar . Un interessante e sanguigno crossover il suo, soprattutto nei primi album, dove si incontra il blues più vero con i testi pop, la grinta e lo sporco del rock, e la sua vocalità soul, così espressiva e fuori dagli schemi.

Lover you should have come over - J. Buckley

Qui la chitarra è complementare alla composizione, ma amo particolarmente questo

chitarrismo perché si fonde con la voce durante la performance. Apprezzo molto i voicing inusuali tipici del grunge degli anni 90, che portano a soluzioni accordali apparentemente sporche ma in realtà molto ricercate e con grande personalità sonora. Stessa cosa accade se ti tiri giù un pezzo dei nirvana: cupo e apparentemente semplice a livello armonico, ma se guardi le tablature con le posizioni originali è un compendio di soluzioni inusuali per suonare accordi semplici ma nel linguaggio grunge, appunto.

Cradle and all live - Ani Di Franco

Di questo brano amo il suono sanguigno della chitarra acustica, molto ritmico, quasi

“nervoso”, ma suonato con grande groove e gusto, il che lo rende paradossalmente

elegante. Un chitarrismo di accompagnamento, impreciso ma sincero, di grande carattere, credo che questa caratteristica sia insita nello strumento chitarra acustica, perché ci si può permettere a tratti di tirare fuori un suono grezzo ma che non disturba, che anzi rende giustizia alle parti ed è funzionale alla composizione.


Skinny love - Bon Iver

Di questo brano e in generale dell’intero primo album di esordio di Bon Iver “For Emma, forever ago”, sono rimasta colpita ai tempi dal suono delle chitarre, non solo per come sono state registrate e trattate, ma soprattutto perché c è dietro la scelta di lasciarle a tratte scordate: come se in questo modo risuonassero meglio con l’animo tormentato dei brani dell’album, trovo che il risultato sia molto poetico e a tratti commuovente. Una scelta indubbiamente coraggiosa, ma che anche qui fa parte dello strumento: scordato ma allo stesso tempo armonioso, che piaccia o no, è sicuramente reale e sincero.

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