La Prima Estate, Air: “Moon Safari album controcorrente. Paura? No, l’arte non ha errori"

Incontriamo gli Air nel backstage de La Prima Estate, durante il set di St. Vincent, che precede il loro concerto. Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel sono già pronti per entrare in scena: indossano degli abiti bianchi, elegantissimi. So che gran parte dei brani che suoneranno dopo poco sono tratti da Moon Safari, storico album pubblicato nel 1998 e da allora diventato uno dei grandi classici della musica. Da lì è partito tutto: il French Touch, quel movimento musicale francese di cui fa parte il duo, ma anche i Daft Punk e i Phoenix, con cui abbiamo chiacchierato esattamente un anno fa, sempre qui a La Prima Estate. Nel giugno 2024 avevamo parlato con loro proprio degli Air, e quest’anno il cerchio si chiude. Moon Safari, dove tutto è cambiato Moon Safari invecchia bene, è un po’ come il vino, dico a Nicolas e Jean-Benoît che, sorridendo, mi dicono subito: “Quando abbiamo iniziato ad immaginare questo album non avremmo mai pensato potesse diventare un classico. Per noi è solo motivo di grande gioia osservare quanta strada abbia fatto negli anni, e che tante persone continuano ad ascoltarlo. Quando ti dedichi all’arte vedere che crei qualcosa senza tempo, beh è bellissimo. Noi facciamo parte di una generazione che lascia invecchiare il vino prima di berlo. Ora, però, le nuove generazioni vogliono berlo subito: ecco, noi ci sentiamo parte di quel periodo in cui era importante lasciar crescere le cose, e il nostro atteggiamento resta lo stesso anche oggi”. "Moon Safari ci ha protetto dalla paura di diventare adulti" Moon Safari è un album senza tempo: lo si potrebbe ascoltare anche tra cento anni, e avrebbe sempre lo stesso significato. Chiedo a JB se c’è una pozione magica per creare musica che resti: “Il segreto? È un album che ti fa stare bene. Crea un bel clima, dà quasi un senso di protezione, ti fa sentire al sicuro. E soprattutto non smette mai di raccontarsi, e di dirti quello che deve dire alle persone. Per quanto riguarda i suoni e la produzione, abbiamo utilizzato degli strumenti classici, che non invecchiano mai. E poi, ancora più importante, in Moon Safari c’è tutta la nostra storia, soprattutto la nostra infanzia. In quel periodo non volevamo diventare adulti, e trovare un lavoro: era qualcosa che proprio ci faceva paura. Moon Safari per noi è stato quasi un genitore che ci ha voluto proteggere da quel momento di crescita che ci dava tante preoccupazioni”. La nascita del French Touch Questo album è quasi il perfetto tubino nero, quel classico che non invecchia mai e bisogna avere sempre nell’armadio, aggiungo alla nostra conversazione. Gli Air mi dicono che sì, è proprio così, per usare un’altra metafora. Chiedo loro cosa ha significato aver dato inizio ad un Movimento Impressionista della musica, il French Touch appunto: essere il punto di partenza è una grande responsabilità, aggiungo. Nicolas e Jean-Benoît concordano su tutto, ma mi dicono subito che non hanno mai pensato alle conseguenze di quello che sarebbe potuto accadere: “Abbiamo sempre vissuto le nostre emozioni dentro lo studio, senza pensare al dopo. Il fatto di essere un simbolo della cultura musicale francese, ed essere riconosciuti come tali nel mondo, aver ricevuto le onorificenze dal Governo francese è molto bello e quasi surreale, soprattutto per noi che siamo cresciuti a Versailles”. "Con Moon Safari siamo stati coraggiosi? Non abbiamo pensato alle conseguenze" Realizzare la musica di Moon Safari, nel 1998, è stato coraggioso: non c’era nulla di tutto questo in giro, e gli Air hanno scommesso su qualcosa di nuovo, senza sapere se sarebbe piaciuto o meno. Chiedo agli Air che rapporto hanno con successo e fallimenti, anche alla luce di quello che hanno fatto proprio 27 anni fa: “L’arte non ha errori”, dice subito JB. “O forse la mia vita è un errore, e Moon Safari è un errore dei miei errori. Chissà, non lo so! È pur vero che si impara sempre dai propri errori: se fai una bella traccia non tutti sanno che prima di arrivarci ne hai fatte centinaia che sono state buttate. Puoi creare un brano in dieci secondi e lavorare a delle canzoni per mesi senza mai finirle, succede. Credo comunque che l’aspetto più importante della musica è che non ti fa dire bugie: se menti si sente, eccome se si sente. Ed è meglio non farlo”. "Come Air abbiamo fatto sempre il contrario di tutto" E come vivete essere un punto di riferimento per artisti che sono nati dopo di voi? Penso ai Phoenix, ma anche ai Justice. “Ci conosciamo da tempo, e siamo molto amici. Ogni gruppo parte del French Touch ha uno stile che lo identifica, quindi riusciamo a distinguerci anche se abbiamo tutti la stessa matrice. Daft Punk, Phoenix, noi: tre stili differenti, ognuno fa il proprio. Non sentiamo la pressione di essere degli esempi. Per tornare al discorso del successo e del fallimento: sai, abbiamo lavorato a tracce che nessuno ascolterà mai, e quando fai l’artista il 90% di quello che fai quasi sempre non vede la luce e non ha successo. Il successo è l’eccezione”. "Sexy Boy? Abbiamo scommesso su qualcosa di diverso, e ha funzionato" È importante sottolineare questo, soprattutto oggi, con giovani artisti legati a numeri e risultati. “Bisogna lavorare per se stessi, senza pensare a cosa piace o non piace agli altri. Come Air abbiamo sempre fatto il contrario di tutto, non abbiamo rispettato nessuna regola. Quando abbiamo iniziato noi tutti facevano house music e dance music, e noi abbiamo creato qualcosa di lento, diverso. E ha funzionato. Nessuno ci avrebbe mai creduto, e invece…Pensate a quello che avete nel cuore” dice Nicolas. Continuiamo la conversazione parlando di Sexy Boy: oggi suona benissimo, ma allora era qualcosa fuori dall’ordinario. Com’è stato andare controcorrente, coscienti del fatto che a qualcuno sarebbe piaciuta, ma ad altri no? “All’epoca sembrava strano che un duo eterosessuale potesse parlare di uomini. Ma non tutti sanno a cosa ci riferiamo con questo brano: parla di Parigi e del suo lifestyle, e abbiamo voluto fare una provocazione. È venuto tutto così naturalmente”. "Il futuro degli Air? Siamo come i Sex Pistols..." E come vedete il futuro degli Air? Non pensiamo alle conseguenze, siamo troppo superstiziosi per farlo! Siamo come i Sex Pistols, non abbiamo futuro…forse

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La Prima Estate, Air: “Moon Safari album controcorrente. Paura? No, l’arte non ha errori"