La Prima Estate, l’Exploration in musica dei Calibro 35, realtà unica e indipendente

Incontro i Calibro 35, ovvero Tommaso Colliva, Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta e Fabio Rondanini, poco dopo la fine dell’incontro con Massimo Coppola, in cui hanno svelato anche un divertente aneddoto che li lega a Slash . Io li saluto con una premessa, ovvero: so che i Calibro 35 hanno pubblicato un nuovo album, ma io non leggo mai i comunicati stampa. Chi li scrive lo sa, e condivido questa mia posizione proprio con i Calibro, spiegando che per me il punto di partenza è il disco di un artista, l’unico strumento che parla per tutto il resto. Loro annuiscono e mi osservano incuriositi, e iniziamo la nostra chiacchierata. L'importanza per i Calibro dei progetti individuali di ciascun componente del gruppo Parliamo del significato di Exploration, titolo dell’album, ma soprattutto di cosa vuol dire continuare ad esplorare mondi diversi, per ciascuno dei componenti dei Calibro 35. “Fondamentale” è quello che mi dicono in coro quando parliamo della continua e costante ricerca come singoli, che poi alimenta la linfa della band. “Abbiamo anche approcci differenti, e quando arriviamo in studio per fare i Calibro, siamo i Calibro. Avere Tommaso Colliva, che non solo è musicista ma anche un produttore, è importantissimo: è il nostro orecchio esterno che ci aiuta a tenere gli occhi aperti anche su altre prospettive. Ciò che ci aiuta è che non c’è un cantante: non abbiamo il frontman tipico, ma abbiamo il produttore che non è un tipico di una band. Abbiamo comunque una coscienza interiore e un punto di vista esterno già incastrato all’interno della formazione: questo ci consente di riuscire a progettare con molta rapidità e andare abbastanza al nocciolo delle cose, senza perderci in vie secondarie che potrebbero portare altrove il progetto” raccontano. "Fare ordine nelle idee di un musicista? Molto difficile" Poi chiedo loro quanto è difficile fare ordine nelle idee di un musicista e di un artista. Anche in questo caso la risposta è corale: è oggettivamente molto complicato, mi dicono. “Il fatto, come dicevi prima, di avere percorsi indipendenti dai Calibro 35 ci aiuta moltissimo. Questo gruppo nasce con delle caratteristiche ben precise che devono essere rispettate, altrimenti non si può continuare. Una realtà come questa, un quartetto strumentale di basso, batteria, chitarra e tastiere, non esiste: ecco perché vogliamo mantenere molto forte questa nostra identità. Un’identità che non può essere messa in una scatola di una major, dove tutto è ben strutturato” aggiungono. Calibro 35, una realtà unica, indipendente e libera Racconto ai Calibro 35 che vedo la loro formazione come una barca a vela, che si deve destreggiare nelle intemperie della discografia contemporanea, in una logica di numeri e vendite dove questa realtà non trova una collocazione. Li avviso che userò una terminologia becera, che però vuole essere una provocazione: la musica dei Calibro 35 è vendibile? Loro capiscono che la mia è effettivamente una frase provocatoria, e mi rispondono in maniera molto franca: “Siamo abituati a gestire gli ego di ciascuno di noi. E ognuno di noi è un piccolo ricercatore, e poi mettiamo a disposizione dei Calibro 35 quello che abbiamo scoperto e raccolto. Ci confrontiamo molto e tra noi c’è una stima reciproca, anche musicale. Il fatto di essere una band oggi che resiste alle intemperie? Ci aiuta molto il fatto di essere una realtà strumentale, e non dobbiamo confrontarci su testi e parole. Quando entriamo in studio e vogliamo rompere il ghiaccio buttiamo giù delle idee e si va. Senza scrivere”. "Cosa ci fa credere nei Calibro 35 oggi" Mi viene in mente la frase Check your ego at the door, di Quincy Jones, e annuiamo proprio su questo. Poi, però, chiedo nuovamente: Cosa vi fa continuare a credere nei Calibro 35, soprattutto oggi? Colliva risponde subito: “I Calibro sono un Infinite Game. Non abbiamo iniziato con il pensiero che dovranno finire. Non vogliamo fare la hit, e poi lo Stadio. Perché fatto quello, cosa ci resta negli atri 364 giorni dell’anno? Questo è un progetto che vuole andare avanti all’infinito, e per renderlo sostenibile abbiamo impiegato molti anni. Ma ci siamo riusciti. Ed eccoci ancora qua” aggiunge. Mi collego, quindi, all’idea di libertà: essere liberi ha un costo, anche nella musica. Anche per i Calibro 35? “Abbiamo impiegato tanto tempo per creare un team intorno a noi che crede nelle nostre idee, ma allo stesso tempo negli anni siamo riusciti a fare cose che ci invidiano in tantissimi, come tante sigle per la Rai. Siamo musicisti, produttori, arrangiatori e facciamo quello che ci piace. Ora la vera libertà è la gestione del proprio tempo, cosa che non è così scontata. Noi, oggi, usiamo il nostro tempo secondo le nostre necessità, e va bene così”. "Essere musicisti, oggi" Ed essere musicisti, oggi, è difficile? “Sì e no. Ovvero: c’è molto più spazio, c’è più accessibilità agli strumenti, cosa che nel passato non era così comune. Allo stesso tempo, però, se non si vuole prendere parte delle logiche degli stream e delle vendite, fare il musicista è piuttosto complicato” raccontano accennando un sorriso. Ma i Calibro sono tutta un’altra storia.

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