Ambient music, dalle origini al ritorno nell'era della distrazione

È un momento piuttosto prolifico questo per il musicista e il produttore Brian Eno: lo scorso venerdì 6 giugno ha fatto uscire due album - “Luminal” e “Lateral” in coppia con l'artista Beatie Wolf - mentre ad aprile era uscito “Aerial” un altro progetto musicale per Apple Music da suonare con i dispositivi Apple in modalità “audio spaziale”, una tecnologia che simula un'esperienza audio surround tridimensionale, rendendo l'audio più coinvolgente e immersivo. Il fil rouge che unisce tutti e tre questi progetti è che si tratta di ambient music, un genere che si è diffuso alla fine degli anni '70 proprio grazie ad alcuni dischi seminali composti e prodotti da Brian Eno. Dopo un lungo periodo in cui l'ambient music era sparita dal radar della rilevanza, da qualche anno sulle piattaforme ha iniziato a registrare livelli di streaming mai visti prima, in parte dovuti anche all'ascesa delle playlist "mood", ovvero playlist legate a uno stato d'animo specifico. Grazie alla sua capacità di sfumare armonicamente, la musica ambient si è dimostrata ideale per essere inserita in playlist dedicate al lavoro, al relax e al sonno, diventando così parte integrante del crescente settore della musica di sottofondo. Secondo Brian Eno, che coniò il termine “ambient music”, si tratta di musica “pensata per indurre calma e uno spazio per pensare. La musica ambientale deve essere in grado di adattarsi a molti livelli di attenzione all'ascolto senza imporne uno in particolare; può essere ascoltata attivamente come può essere facilmente ignorata, a seconda della scelta dell'ascoltatore”. È possibile quindi che, a causa delle moderne abitudini di ascolto, gli elementi "ignorabili" dell'ambient stiano superando l'apprezzamento per quelli "interessanti"? Le origini dell'ambient music Prima di rispondere, forse vale la pena fare una breve cronistoria dell'ambient music. La prima apparizione dell'ambient nella cultura musicale è spesso attribuita a Erik Satie, il cui concetto di " musica d'arredamento", ovvero suoni progettati come parte di un ambiente, portò alla registrazione nel 1917 di "Tapisserie en fer forgé". Anche l'innovativo compositore classico John Cage è stato citato per i suoi contributi alla musica ambient moderna, tra cui nel 1952 la controversa "4'33" . "4'33" è una composizione silenziosa che intendeva evidenziare i suoni ambientali, come ad esempio i suoni di un pubblico confuso, per creare un'esperienza che costituisce essa stessa la musica. Fu un'operazione considerata controversa a causa del fatto che molti membri del pubblico si "sentirono presi in giro" dall'assenza di suoni composti. Nonostante decenni di critiche, il brano ha visto un recente aumento di popolarità e ha più che quintuplicato i suoi streaming su Spotify negli ultimi tre anni. Music for Airports Come anticipato, fu proprio Brian Eno a coniare il termine ambient come genere musicale, con il suo album “Ambient 1: Music for Airports”. L'ispirazione avvenne una domenica mattina all'aeroporto di Colonia, in Germania, nel 1977, mentre aspettava un volo. "La luce era bellissima, tutto era bellissimo", racconta Eno "tranne per il fatto che stavano suonando musica orribile. Quelli degli aeroporti spendono centinaia di milioni di sterline per tutto, tranne che per la musica". Fu questo a spingerlo a iniziare a comporre musica per ambienti pubblici, che portò alla creazione di questo album rivoluzionario: una sorta di sinfonia "metaclassica" suddivisa in quattro movimenti, minimalista fin dai titoli delle tracce, “Music For Airports” rivoluzionò il concetto di creazione musicale, ma anche quello di fruizione della stessa. L'obiettivo di Eno era quello di infondere nei frequentatori degli aeroporti un senso di calma e di speranza, stemperandone progressivamente lo stress. L'esperimento venne realmente effettuato per un periodo nel 1980 nel terminal dell'aeroporto LaGuardia di New York, pochi mesi dopo l'uscita del disco. Seguirono poi altri dischi di Eno tipicamente ambient in cui il suono è astratto, pittorico, mentale, che si sprigiona lentamente. Tuttavia non si limita a fare da "tappezzeria" al luogo, ma contribuisce a definirne la percezione, fin quasi a confondersi con esso. Anche nei successivi progetti di musica ambient “Ambient 2: The Plateaux of Mirror” o “Ambient 4: On land” i suoni sono soffusi, incorporei e rarefatti, al punto che Eno definisce la musica ambient "un'atmosfera o un'influenza circostante: una tinta". Oltre a Brian Eno, altri musicisti e compositori di musica ambient sono William Masinski, Pauline Oliveros, Suzanne Ciani, ma anche alcune composizioni di Aphex Twin e Terry Riley. La musica ambient oggi Tornando alla domanda iniziale, si potrebbe sostenere che l'accettazione del modo per cui le persone scelgono di ascoltare la musica ambient sia in realtà in linea con la filosofia del genere. Tuttavia, nella sua tradizione di pratica di ascolto che nasce dalla sintonia con il proprio ambiente - o comunque con quello circostante - e da un certo apprezzamento per le sottigliezze, che possibilità può avere l'ambient music in un'economia dell'attenzione che premia tutto ciò che è veloce, appariscente e che distrae? È quindi piuttosto paradossale che una forma musicale progettata per connetterci al mondo circostante venga utilizzata per dissociarci dal lavoro d'ufficio o mentre si lavano i piatti. In questa che possiamo definire l'era della distrazione, l'ambient music si trova di fronte a una sorta di bivio. Quindi solo tornando alle radici dell'ambient e alla sua sensibilità verso "uno spazio radicale e relazionale", ecco che musicisti e ascoltatori possono cominciare a connettersi con il genere.

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