È morto a 55 anni Dre Love, pioniere dell'hip hop in Italia
Musica
Nato a New York, adottato da Firenze, contribuì alla nascita dell'hip hop in Italia. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Neffa: dei suoi primi due album, fu un collaboratore prezioso
André Thomas Halyards, nome d'arte Dre Love, era nato nel Queens, a New York. Ma, la sua casa, è sempre stata l'Italia. Negli anni Novanta, arrivato a Firenze, la sua strada si incrociò con quella dei primi rapper italiani. Dj, rapper, beatmaker e cantautore, la sua morte prematura ha scosso la scena musicale del nostro Paese.
Il ricordo dei Casino Royale
"Poco fa ha fatto il grande salto un grande, un’anima che ha fatto tanto tanto umanamente ed in termini di suono e attitudine per la scena italiana", hanno scritto su Facebook i Casino Royale. Che, seppure non appartengano alla scena hip hop, hanno avuto "il privilegio di avere a che fare con tantissime figure che hanno fatto la storia di quella cultura" nel nostro Paese. Dre Love era una di quelle "e resterà sempre nel nostro Olimpo di semidei che abbiamo avuto l’onore di incontrare". Ogni volta che le loro strade si incrociavano, erano "abbracci sinceri, pieni di stima reciproca e con la solita promessa che un giorno avremo giocato insieme a quel gioco che diventa missione per chi si sente la responsabilità ed il piacere di fare le cose in un certo modo". Il gruppo, ha poi salutato Dre Love col suo motto: "Rock On".
Chi era Dre Love
Quando arrivò a Firenze, Dre Love entrò a far parte dei Radical Stuff, uno dei primissimi gruppi hip hop italiana. La sua figura, essenziale, fece da ponte tra la cultura hip hop americana e quella nostrana, ancora agli albori. Parte anche del collettivo Messaggeri della Dopa, il suo nome veniva spesso collegato a quello di Neffa. Dre Love, infatti, collaborò ai primi due album del rap italiano. Successivamente lavorò con Irene Grandi e Alex Britti, con gli Almamegretta e con Jamiroquai. Mai in qualità di semplice featuring, ma come collaboratore nel senso più profondo del termine: come pochi, sapeva creare connessioni tra mondi musicali lontani, regalando ad ogni beat e ad ogni barra un'atmosfera straodinaria.
