Sanremo 2025, Shablo: "Il Rap racconta l'interiorità delle persone"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Roberto Graziano Moro

L'artista, produttore, talent scout e manager italo-argentino arriva all'Ariston insieme a Gué, Tormento e Joshua col brano La Mia Parola. Nella serata dei duetti proporrà Aspettando il Sole con Neffa. Inoltre annuncia un nuovo album e lancia una etichetta che si chiama Oyster Music. INTERVISTA

Shablo, pluripremiato artista, produttore, talent scout e manager italo-

argentino, sarà in gara al Festival (GUARDA LO SPECIALE) col brano La mia Parola (GUARDA IL TESTO E IL COMMENTO) che anticiperà il suo nuovo album in uscita nel 2025. In bilico tra ricerca delle radici e continua innovazione, Shablo unisce, sul palco dell'Ariston, tre personalità assolute dell’urban italiano e tre generazioni a confronto: l’amico di sempre, leggenda del rap italiano e uno degli artisti più influenti del panorama musicale italiano Gué, uno dei pionieri del genere in Italia, Tormento a ben 24 anni dall’ultima partecipazione a Sanremo con i Sottotono e Joshua, la nuova scommessa con influenze di sonorità innovative come il contemporary R&B, già presente in diversi brani urban italiani. Nella serata dei duetti Shablo e i suoi compagni di viaggio proporranno Aspettando il Sole insieme a Neffa.

Pablo nessuno si sarebbe aspettato di vederti all'Ariston.

La mai partecipazione a Sanremo corrisponde alla presentazione del primo singolo del nuovo disco e di altri progetti che arriveranno. Sai noi siamo un po' i responsabili di una rivoluzione, quando abbiamo iniziato c'era il Pop a dominare e noi abbiamo cambiato le regole poi certo la situazione è scappata di mano. Ora vogliamo tornare a a fare musica con lo spirito dei miei inizi, quindi di 30 anni fa.

 

La canzone si intitola La Mia Parola: me ne parli?

Il brano di Sanremo e il progetto che lo accompagna è un ritorno al mondo black, soul e jazz, alle mie origini e al rap degli anni Novanta. All'epoca c'era il campionamento del passato, oggi chi si approccia alla musica non fa questa ricerca musicale e si accontenta di seguire il mercato odierno. Gli artisti devono riscoprire il passato e siccome tutto torna in modo ciclico il pubblico va indirizzato. Io vorrei riprostinare questo suono importante e il mood de La Mia Parola lo troverete approfondito nell'album.

 

C'è anche una nuova etichetta.

Con Gué e Jacopo Pesce abbiamo creato una etichetta che si chiama Oyster Music, rappresenta il lusso di poter fare la musica che ci piace senza dover sottostare a certe regole di mercato, le basi sono passione e divertimento. I nostri grandi successi sempre nati divertendoci in studio. Torniamo all'inizio del nostro gioco quando non esisteva un mercato.

 

Sul palco con te Gué, Joshua e Tormento: unire tre generazioni Urban è la chiusura di un cerchio? Cosa possono scambiarsi le generazioni?

L'idea è per me perfetta. Tormento è un esempio, poi ci siamo io e Guè mentre Joshua, che è di seconda generazione, può portare una cultura nuova in maniera fresca. E' fondamentale il nuovo ma serve una tradizione solida.

 

Che riferimenti vi date?

Siamo vintage ma con una estetica contemporanea, vogliamo far vedere che la musica Urban oggi ha una storia che risale indietro di cento anni, alla musica nera. Chi ascolta oggi quel genere non ha riferimenti e chi li conosce ne può godere. C'è anche un video fatto da Enea Colombi che si richiama al mondo black di quegli anni a partire dal cinema di Spike Lee. Non è un rap strappalacrime o d'amore, è una forma che si fa contenuto: ecco perché ha un senso andare al Festival con un brano così ed è un segnale importante che Carlo Conti lo abbia capito, mi dà molta fiducia. C'è entusiasmo per me che ci sono sempre stato da manager, stavolta mi sento di dire che è più facile.

 

Che inventerai sul palco?

Nella performance farò delle cose coerenti col brano e col mondo che rappresento. Il rap è nato da un dj che suonava dischi dunque avrò una consolle centrale e costruita appositamente. Sarà una performance corale, le prove sono andate molto bene. Tormento ha una esperienza trentennale ed è una persona diversa rispetto alla stagione con i Sottotono, Joshua è alle sue prime esibizioni live ma è già molto a suo agio anche per la protezione dei nomi che lo circondano.

 

Nella serata dei duetti vi presentate con Neffa e fate Aspettando il Sole.

Giovanni è stato la mia ispirazione principale quando avevo 15 anni, quando ho iniziato a frequentare il Dams, che non ho finito per dedicarmi alla musica, ma ai tempi non riuscivo a entrare in contatto con lui dunque ora averlo vicino in questa avventura è emozionante. Non  canta quel brano da tempo ma entra di diritto nel repertorio della bella musica. Nel 1996, quando uscì, era una cosa nuova e lo è anche oggi che ha quasi 40 anni. Poter portare quello con cui siamo cresciuti su quel palco è bellissimo.

 

Avessi potuto fare una scelta internazionale?

Lauryn Hill senza ombra di dubbio.

 

Va però detto che il tuo mondo musicale non hai mai amato Sanremo.

Vero, una volta un po' lo schifavamo perché era il simbolo del Pop. Però oggi Sanremo è l'unica situazione che può cambiare la carriera, se no puoi essere primo in airplay ma tanto dischi non li vendi.

 

Siete i nuovi cantautori?

I rapper nascono cantautori. Marracash è un poeta, Gué ha una penna unica che racconta le cose con una lente tutta sua. Il Rap ha un po' perso il fuoco delle origini ma resta la musica che racconta l'interiorità delle persone.

 

E in una società come quella attuale non è cosa da poco.

E' giusto che oggi ci siano situazioni artistiche mescolate, è l'Italia: il 99 per cento di chi fa musica non arriva mai in top ten ma io dico che la musica non nasce dalle classifiche ma è un mezzo di espressione artistica che racconta l'interiorità dell'uomo. Grazie a lei scopriamo quel lato oscuro senza il quale non sei consapevole della situazione.

 

Cosa oggi può essere salvifico?

E' importante non tanto criticare ma portare alternative di bellezza che piano piano contageranno anche gli altri: oggi i giovani sono disagiati, viviamo in una società malata e non bisogna puntare il dito ma pensare soluzioni, la repressione non fa mai bene.

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