Post Nebbia: "Il nuovo album è una scommessa. Il calore che riceviamo ci fa sognare"

Non conoscevo i Post Nebbia, lo ammetto. Quando ho iniziato a curiosare tra la loro musica, però, ho subito sentito qualcosa di familiare. Sì, sono nata e cresciuta a Padova anch’io, e so benissimo cosa significa crescere in una città piccola, ma con tutto ciò che serve. Soprattutto per chi è appassionato di musica, e sempre alla ricerca di nuovi artisti e concerti. Di questo parliamo io e Carlo Corbellini dei Post Nebbia, che mi racconta di quando ha iniziato a suonare, del liceo e proprio di Padova, che d’estate è piena di festival. Ed è la giusta realtà per il suo gruppo, anche per crescere artisticamente. Sorridiamo quando gli racconto dei concerti al Pedro, che quando ero al liceo io era il posto dove andare a vedere gli artisti più cool ma anche di nicchia. Poi mi inizia a raccontare del tour, del disco e dell’affetto che i Post Nebbia stanno ricevendo, quasi inaspettato, ma che permette loro di continuare a sognare. E a credere sempre di più in questa professione. "Sapere che c'è chi sceglie di crescere con noi è molto bello" "L’etichetta ci sostiene in quello che facciamo, economicamente e artisticamente. È una condizione di cui sono contento: è sempre più difficile ad andare avanti con persone che ti apprezzano, siamo fortunati e non lo diamo per scontato. Nel mondo di oggi non si è tenuti per forza a seguire un filone: e questo ci viene insegnato anche dallo streaming, che garantisce a tutti la varietà. Siamo riusciti ad intercettare persone di più fasce d’età: questo è bellissimo, anche perché a volte l’essere molto influenti solo in una generazione a volte può essere problematico. Mi spiego: le persone crescono, cambiano e possono anche allontanarsi, scegliendo di ascoltare altra musica. Ed è anche giusto così. Il fatto di avere un pubblico ampio è sicuramente positivo, e sapere che c’è chi sceglie di crescere insieme a noi è ancora più bello" racconta Carlo. I temi di Pista Nera, rivolti a tutti I temi che affrontate nell’ultimo album parlano a una generazione. Credo, però, che siano argomenti che, prima o poi, tocchino tutte le diverse fasce d’età… Sicuramente in Pista Nera racconto quello che mi succede, e la prospettiva è quella di un ragazzo nato nel 1999. Ma si parla soprattutto di presente, dove ci sono cose universali. Penso non ci sia un sentimento unico che si lega ad una sola esperienza, ma tante sensazioni che ognuno di noi ha vissuto o vivrà, e di questo sono certo. "Raccontarsi attraverso la musica? Non è per niente facile" Parliamo proprio del racconto attraverso la musica: quanto è importante parlare di sé, ma anche quanto è difficile farlo? Non è per niente semplice, anzi è proprio molto difficile. Tutti i dischi che sono usciti sono il frutto di tanti dubbi e anche molte notti insonni, in cui mi sono spesso chiesto: “Ma voglio veramente raccontare questa cosa o no?” Più passa il tempo, però, diventa quasi più semplice. O forse inizi un po’ a farci pace. Quando è uscito il primo disco ero ancora al liceo e il livello di paranoie era altissimo, proprio perché non ero molto sicuro di voler raccontare qualcosa di me che poi tutti avrebbero presto saputo. Poi inizi a interrogarti sul fatto che magari quello che stai per pubblicare non piacerà a nessuno…il fatto, però, che sia andato tutto bene mi ha incoraggiato ad andare avanti. Io mi sono innamorato della musica perché delle persone prima di me si sono prese dei rischi, proprio raccontandosi nei loro dischi. In un certo senso, per me fare lo stesso, è un po’ come ripagare di questa esperienza vissuta tempo fa. È difficile, ma è l’unico modo per continuare a fare musica autentica e che rispecchia quello che sono. Il tour a impatto zero, e l'impegno concreto per l'ambiente Raccontami del tour, che è a impatto zero. Abbiamo fatto questa scelta per più motivi: il nostro manager ha fatto Scienze Forestali e ha operato per anni nel campo della carta riciclata, e con i suoi consigli abbiamo scelto di fare qualcosa di concreto anche per il nostro tour. Grazie a Etifor, uno spin-off dell’Università di Padova abbiamo calcolato le emissioni del nostro tour e anche delle persone, proprio quelle emissioni causate dagli spostamenti delle persone. E per compensare le emissioni di CO2 piantiamo degli alberi in Val di Fiemme, una realtà molto interessante. "Il calore che stiamo ricevendo ai live è incredibile, ci fa continuare a sognare" Sei contento di come stanno andando i live? Abbiamo iniziato con cinque date in Europa, che di solito si fanno alla fine di ogni tour: abbiamo suonato cinque giorni di fila, un ottimo allenamento per iniziare al meglio i concerti in Italia. Roma e Firenze sono state spettacolari: tanta gente, cosa che non è per niente scontata vista la musica che facciamo. Non è una proposta semplice, e vedere tante persone ai nostri live ci rende proprio felici. Con il nostro ultimo album, Pista Nera, abbiamo fatto una scommessa, quasi una medicina amara che richiede più volontà e impegno da parte di tutti, anche da chi ascolta. E chi lo fa sta apprezzando quello che stiamo facendo, ovvero più sperimentazione, senza fermarsi su cose che hanno funzionato di più nel passato. Il calore che stiamo ricevendo è incredibile, e ci dà la forza di continuare a sognare ed investire tempo in quello che facciamo. Padova, dove è tutto è iniziato Siete nati e cresciuti in una città come Padova che ha un’ottima scena musicale underground, ma allo stesso tempo è una piccola realtà in cui può anche essere difficile emergere. Com’è, per i Post Nebbia, creare e vivere in un contesto come Padova? È una città che mi ha sempre offerto tanto, soprattutto per quanto riguarda i concerti, anche di gruppi indipendenti e poco conosciuti. Manca un locale ad hoc per i live, e d’inverno forse può essere un problema. Ma d’estate è una città molto viva, con tantissimi festival e la musica dal vivo non manca. Ha qualcosa in più rispetto ad altre città, ma è proprio quello che è bastato a me. Per crescere anche come musicista.

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