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Le Cose Importanti presentano il singolo Veleno: il video

Musica
VIDEO - Le Cose Importanti presentano Veleno
SPETTACOLO
VIDEO - Le Cose Importanti presentano Veleno
00:02:56 min

Il brano è un dialogo intimo su quanto tempo si passa senza vedere ciò che siamo

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORGINALE DELLA FRONTWOMAN GIADA

Veleno, oltre a essere il brano che da il nome al disco, possiamo dire essere il brano “focus” di tutto il concept. Non è stato subito chiaro il suo ruolo, al momento della scrittura dei brani, il testo e la strumentale si sono unite da subito in un vortice di malessere e delicatezza. È stato un processo pesante e decisivo per me (Giada), poiché la scrittura di Veleno, il racconto delle crisi di disforia e tutto ciò che ne comporta, mi ha messa di fronte ad una realtà che non potevo più ignorare.

Il brano è un dialogo tra me e me, su quanto tempo ho passato a non vedere ciò che sono.

La mia non identificazione in un unico genere e la conseguente difficoltà nel riconoscermi nel mio stesso corpo. Corpo che, per anni, diventa il mio veleno, appunto. La musica, in questo caso specifico, diventa salvezza e confidente preziosa, avvolgendo le parole quasi come per proteggerle da ciò che si trova al di fuori.

Mi ritengo molto fortunata, poiché le persone con cui condivido quest’ultima, la vita, il progetto stesso, sono le stesse persone che, senza esitare, hanno accolto il mio bisogno di dover “sistemare” una parte di me, mettendo in pausa la produzione, i live e Le Cose Importanti per quasi un anno.

Nel video scritto e diretto da Stefania Carbonara, vengono esplorati temi legati alla disforia di genere e alla lotta interiore. Le protagoniste siamo io e la performer Stelladiplastica. I colori e la direzione della fotografia si trasformano in sintonia con lo stato d’animo della protagonista Stelladiplastica. L’interazione con il liquido nelle ampolle le consente di affrontare le varie sfaccettature del suo malessere. Attraverso il movimento del corpo, esplora le sue identità femminili, maschili e non binarie, giungendo a una consapevolezza profonda del proprio sé e del proprio corpo. Il cambiamento e ,di conseguenza  la rinascita sono accentuati dall’interpretazione di Stelladiplastica, che, in tre fasi, strappa parti del proprio costume, simboleggiando una condizione di disagio e costrizione in una forma che non le appartiene.

Attraverso un montaggio serrato, viene rappresentata la sfida, quotidiana, di riconoscere il proprio corpo, fino ad arrivare a una sua accettazione.

La scenografia incorpora elementi ispirati al personaggio di Chuck della serie "Better Call Saul", impiegando teli argentati e trasparenti per rappresentare un “luogo altro” e una condizione di isolamento, nel quale, sono “costretta” a confrontarmi con la mia natura. Questa natura è fisicamente rappresentata da piante che, come nel film “Annientamento” o in “Jumanji”, si sono impossessate dell’appartamento, immobilizzando me e Stelladiplastica. Stelladiplastica si risveglia per prima, liberandosi dai rampicanti che la avvolgono; grazie ai suoi gesti e movimenti, le stanze si “liberano” da questa sorta di incantesimo. Infine, rimuovendo il muschio che mi ricopre, rivelo il mio corpo e, di conseguenza, la cicatrice che avevo tenuto, fino a quel momento, nascosta.

 

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