Pinguini Tattici Nucleari: "Con l'album Hello World celebriamo la collettività"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Il nuovo lavoro della band di Bergamo è vero e verosimile, racconta la vita di tutti i giorni con i colori dell'Aurora Boreale e lo sguardo rivolto al cielo, sognando altri mondi. Definita bellissima la serie Sky sugli 883: "Sono tra i nostri idoli". L'INTERVISTA

Vicinanza e lontananza, storie vere o verosimili, alieni e consenso, addii e speranza. Con Hello World i Pinguini Tattici Nucleari annullano il concetto di spazio tempo e costruiscono una narrazione. Sono viaggiatori arditi, che tra riflessioni, esperienze ed emozioni ci regalano un mondo che non ha paura di confrontarsi col passato ma neanche di sorridere al futuro. E resta ben radicato nel presente. Riccardo Zanotti, Elio Biffi, Nicola Buttafuoco, Matteo Locati, Simone Pagani e Lorenzo Pasini sono nel contempo palombari e cosmonauti, meravigliosi compagni di viaggio. Sono gli avventurieri del Pop, sono i demiurghi della quotidianità. Per vederli dal vivo bisognerà attendere il 2025 (con l'eccezione del Capodanno che festeggeranno, per la prima volta tutti insieme, a Olbia): l'Hello World Tour debutta il 7 giugno alla RCF Arena di Reggio Emilia.

PTN
I Pinguini Tattici Nucleari durante l'intervista

Ragazzi partiamo dalla cover di Hello World: c’è il mondo, l’Aurora Boreale, una grafica mi sento di dire futurista. Insomma i simboli non mancano: come è nato il progetto?
Vero, c’è anche idea estetica, ci sono quelli che si chiamano cerchietti cerebrali: si leggono frequenze neurali che vengono tradotte in cromatismi. L’Aurora Boreale è la somma di tutte quelle frequenze tradotte in colore. La tecnologia non è algida ma racconta la nostra storia, la tecnologia nasce per sopperire a un bisogno. C’è quella che avvicina e quella che allontana. Il fuoco ci riunisce, ci mette in cerchio ed è l’immagine del tour, la ruota ci avvicina con la velocità che ci può garantire. L’album è pensato per essere goduto in viaggio per poi per riavvicinarci dal vivo. Celebriamo la collettività, non c’è individualismo. Auspico un mondo con più band e meno artisti solisti, dal dibattitto nasce sempre qualcosa di bello, la democrazia è la quintessenza dello stare insieme. Hello è la parola nel buio poi c’è il World che è comunità. L’idea è di svegliarci da soli nel buio della foresta e poi vedi in lontananza luci che si accendono e capisci che c’è qualcuno che può farti capire chi sei.

Voi siete visti come bravi ragazzi, l’antitesi tra un’Italia di brutti e benedetti che si confronta con i belli e maledetti.
Cerchiamo da sempre di trasmettere una idea di normalità. La parola normale va usata con cautela perché se tende a escludere non è sinonimo di normale. Cerchiamo di creare una grande famiglia e in noi c’è una educazione di fondo che viene dalla famiglia, dal contesto sociale e anche dalla provincia.  Mai ci siamo visti come bravi ragazzi, siamo persone a posto e di periferia. Non siamo perfetti ma forse sembriamo normali di fronte ad altri artisti.

Fuck You Vincenzo riporta a Milano e Vincenzo di Alberto Fortis.
La canzone parla di provincia e oltre al brano di Fortis richiama Colpa di Alfredo di Vasco. Ci ha affascinato che Alberto Fortis abbia scritto di un discografico, di una cosa sua riscontrabile nella realtà. Per noi le canzoni devono essere verosimili ma non vere anche se a volte bisogna buttarci dentro la vita. Quelle sensazioni le abbiamo portate nel 2024, è forse la canzone che si riferisce al pubblico più giovane oltre a Piccola Volpe.

Islanda è il Nord. Anche Cesare Cremonini ha fatto un viaggio nell’estremo Nord per il suo album Alaska Baby.
È un approccio verso luoghi veramente lontani in un mondo dove con un clic sei ovunque. L’Islanda ci affascina di più già dai tempi di Giacomo Leopardi. È stata una esperienza bellissima, siamo andati tutti assieme per un piccolissimo concerto. Prima del tour negli stadi nel 2023 eravamo impauriti e in ansia e contro tutte le logiche partiamo per un viaggio. Con Cesare Cremonini condividiamo l’idea di evasione, del freddo.

Avete visto la serie Sky sugli 883?
Sì ed è bellissima, ci si ritrova come metafora, eravamo piccoli quando loro hanno raggiunto il successo ma si sente quella voglia di scappare dalla provincia che ci è sempre appartenuta. Abbiamo caratteri diversi, siamo persone diverse nel percorso e sono tra i nostri idoli.

È forte il concetto di lasciarsi, appare in più testi.
C’è l’idea del lontano-vicini. Il lasciarsi prende tante sfaccettature, ad esempio in Your Dog è lutto, in Amaro è lasciarsi l’adolescenza alle spalle e nasce in un luogo preciso. È un magnete, parti da solo, poi scopri gli altri: l’album è un giro sulle montagne russe. C’è tanto lasciarsi ma anche tornare insieme.

Avete mai rischiato di sciogliervi?
Crisi non ne abbiamo avute ma discussioni negli anni tante e questo ci rende forti. Mai rischiato di scioglierci ma a volte le passioni individuali ci hanno creato problemi.

La sensazione generale è che tutte le figure maschili del disco siano indefinite, come se non riuscissero a mordere la vita e di conseguenza sono impreparate in amore, incapaci di promettere e se lo fanno non mantengono. Mentre quelle femminili sono praticamente impercettibili ma dominanti. Cito per tutte Romantico ma Muori e Piccola Volpe.
Magari è qualcosa di inconscio cui non avevo pensato. Piccola Volpe nasce grazie a mia mamma maestra elementare che spesso si lamenta sul tema del consenso, della prevaricazione, dell’egoismo. Hai un pubblico di tutte le età ai concerti e parli di tutto, qui con l’artificio della favola parliamo del consenso. Romantico ma Muori racconta di due ragazzi che barcollavano e con loro c’era un cane e ne abbiamo delineato la storia. Una volta si chiamavano punkabbestia.

Migliore parla di femminicidi.
Riccardo Zanotti: Nasce dai quasi 100 femminicidi in Italia nel 2024, una statistica vergognosa. Voglio provare a parlare di qualcosa di così orribile, credo che l’arte e la musica non la abbiano mai analizzata profondamente negli anni. È un flusso di coscienza, una urgenza: ero al pianoforte amareggiato e sconsolato ed è nata la canzone. Non sarà la nostra musica a cambiare il mondo ma dobbiamo tutti domandarci cosa possiamo fare. Il consenso, di cui parliamo in Piccola Volpe, è fondamentale, ci è sembrata una idea da portare avanti quella di creare un elemento didattico.

Ci sono molte citazioni inserite nei testi, come fossero germogli. La speranza che gli Alieni dell’omonima canzone vengano a portarci via verso mondi migliori mi ha portato verso due suggestioni, Miracolo a Milano “verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno” e l’Extraterrestre di Eugenio Finardi dove l’umano cerca “una stella che sia tutta mia”: la vostra canzone è la sintesi di questi due mondi con più speranza?
Riccardo Zanotti: Guardiamo orizzontalmente e se invece guardassimo verso l’alto? Se qualcosa arriva? L’idea qui non è guardare in su perché si odia il mondo ma per la noia. Hai storie di persone che hanno fatto imprese assurde e tu ti domandi… e io che ho fatto? È una canzone importante per l’album, è un flusso di coscienza, ha una strumentale lunghissima. C’è un nuovo Pop con un linguaggio diverso ed è giusto che ci sia tanta scelta.

C’è un momento in cui avete capito che non eravate più ragazzi che suonano in provincia?
Riccardo Zanotti: Ero a Selvino a cena con i miei genitori e mi ha fermato una ragazza per chiedermi una foto e mia mamma è rimasta sconvolta: ha avuto un significato enorme. Poi c’è stato il primo cachet da 1000 euro dopo anni che suonavamo in giro senza guadagnare nulla: eravamo ad Arino, in provincia Venezia.

Oggi riempite gli stadi, tornerete alla RCF Arena di Reggio Emilia il 7 giugno 2025.
Siamo privilegiati a fare questo mestiere, non è vero che se ti impegni davvero ce la fai prima o poi e noi vogliamo dirlo: ci vuole anche la fortuna. A Campovolo abbiamo chiuso il tour negli stadi del 2023 e lo ricordiamo come il concerto più a cuore aperto, abbiamo anche allungato la scaletta. Lì è difficile fare sentire il pubblico vicino per l’estensione dell’area, proprio in questi giorni stiamo ragionando sulla scaletta ma tutto è finalizzato a fare sentire vicine le persone. Ci sarà una tecnologia che durante il live ci permetterà in diversi momenti di essere più a contatto col pubblico.

Dopo il Premio Siae il Premio Tenco?
C’è stata una apertura al Pop e non abbiamo paura di quella parola, è una cosa bella e salvifica. Forse un giorno verremo premiati, non sappiamo se accadrà e non siamo noi a decidere. Oggi ti diciamo che siamo felicissimi del premio Siae.

Per la prima volta farete un concerto di Capodanno, a Olbia.
Sarà l’unico concerto prima del tour negli stadi, stiamo preparando l’allestimento, per noi è il vero falò. Ci saranno ovviamente alcuni brani del nuovo disco. Ricordiamo che una volta suonato a Natale con rabbia delle nonne e una volta a Pasquetta.

Sempre nuove sfide, insomma.
Riccardo Zanotti
: Ancora oggi c’è l’ansietta a salire sul palco, di ritrovarmi con non avere nulla da dire, di parlare a sedie vuote. Bisogna essere polipi: io scrivo per giorni, viaggiare mi aiuta molto ma tutti i grandi artisti che hanno portato avanti carriere per decenni si sono sempre più o meno rinnovati. Hai ragione, è una sfida ma ce ne sono sempre come la paura c’è sempre: vediamo che dice il pubblico.

Infine vi chiedo se pensate di andare all’estero.
Sono pochi quelli che sfondano all’estero e noi non crediamo nella statistica, quindi se gli altri non ce l’hanno fatta neanche noi ce la faremo! Ma può essere che un miracolo venga a cercarci.

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