Parole & Dintorni una sguardo a 360 gradi su tutto quello che oggi significa comunicare, una agenzia al passo coi tempi e a volte anche anticipataria di quello che verrà. Col suo creatore facciamo analizziamo un universo tanto affascinante quanto complesso. L'INTERVISTA
Una volta si chiamava ufficio stampa, oggi si chiama ufficio media perché il suo raggio di azione si muove su più fronti e in più ambiti. Riccardo Vitanza, con la sua agenzia Parole&Dintorni, è stato determinante per dare forza e credibilità a questo lavoro e ha contribuito cambiarne i canoni, adattandosi, e a volte anticipando, le i nuovi orientamenti. Infatti lui e il suo team oggi sono perativi nel mondo della musica, del cinema e degli eventi. E, come ama ripetere, il suo non è un servizio standardizzato bensì artigianale perché per ogni cliente e ogni situazione adotta una strategia ad hoc.
Riccardo partiamo dall'affollamento di concerti che ha stravolto il 2022, il 2023 3 il 2024 e che si preannuncia ancora più forte nell'anno che verrà.
Sono gestiti da più agenzie di comunicazione, non c’è un sovraffollamento tranne la contemporaneità. L’offerta è notevole perché lo è la domanda, una volta c’erano anche meno generi. E’ sempre più in uso anticipare le prevendite e dunque gli incassi e con i incassati si coprono una serie di costi.
Per una attività articolata quale è la tua, quanto è strategica la diversificazione del lavoro?
Ci sono le relazioni con i media tradizionali e poi le cose più social. La mia agenzia non si occupa solo di musica ma anche di cinema, televisione e soprattutto eventi. Fornisco un servizio completo che va dall’ufficio stampa alla comunicazione. Sono un sarto della comunicazione, per ognuno cucio il suo abito.
Come è mutato il rapporto col mondo dei social?
Tutto è più articolato, il primo sconvolgimento è stato internet con i siti web che devono essere allineati con le agenzie, creando anche un po’ di mal di pancia nei quotidiani.
Come può fare la comunicazione a evitare un approccio del singolo cliente via social visto che spesso le iniziative personali possono essere pericolose?
Noi non ci occupiamo di social media. Oggi c’è chi nasce per essere giornalista sui social. Molti artisti della Gen Z curano una comunicazione diretta attraverso reel, post o marketing, a loro non interessa l’intervista. Il tema non è la manipolazione ma che non conoscono certe dinamiche.
Concordi con chi sostiene che il concetto di ufficio stampa è obsoleto e che serve una strategia che va oltre la comunicazione?
No. Certo il termine ufficio stampa non lo uso più, lo dico anche all’Università. Ci chiamiamo ufficio media. Casi come quello Ferragni e Fedez sono scoperti, quando rigettati un certo tipo di mondo e ti trovi in una situazione complessa non sai come gestirlo. Troppa esposizione per chi si esponeva solo sui social, paginate intere. Ad esempio Zucchero, Ligabue, De Gregori e Baglioni vogliono la mediazione giornalistica.
L’idea di creare una categoria non dico corporativa ma che vi garantisca una tutela visto l’alto tasso di improvvisazione ti piace? Tipo Assomusica.
Abbiamo provato negli anni a fare accordi, ma mai ce l’abbiamo fatta. La accetti l’improvvisazione e speri che i clienti capiscano. Risparmiare non è conveniente e a molti basta risparmiare.
E’ stato il covid ad abbassare i budget o era un trend già in atto?
Era già in atto prima, lo ha consolidato il covid. La comunicazione è sempre andata avanti, noi non essendoci live ci siamo orientati su dischi, singoli e progetti speciali, tipo quelli di Zucchero.
Situazioni come lo smart working rendono più agile il lavoro oppure se non regolamentate sono dispersive?
Dipende dal lavoro, se fai progettazioni puoi essere ovunque, se però devi relazionarti con chi sta attorno devi essere in presenza.
Come si combattono le fake news?
Sono derubricate a crisi di comunicazione. Non sono abituato a risponde ma ci sono provocazioni cui è giusto rispondere altre no.
Cosa fa la differenza?
Se lede l’immagine del cliente intervengo.
La grande sfida dell'imminente 2025?
E’ come la grande sfida della vita, resistere. C’è chi la chiama resilienza, chi resistenza ma rimanere in piedi di fronte a un mondo che vedi crollare è la vera sfida. Occorre resistere stando al passo con i tempi, io e la mia agenzia non ci siamo mai fermati.
Infine quando esci dal tuo ufficio che musica ascolti e che cinema ti piace?
Amo il reggae e la musica africana. Amo il mondo dei cantautori. E ascolto rigorosamente cd.