Nico Sambo, l'album Istanti in Bilico: “La discontinuità rappresenta il cambiamento”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

I testi del disco accolgono immagini, similitudini e metafore e il racconto di oggetti di altre epoche, di ricordi, della frenesia del quotidiano, di promesse e di ricostruzioni

A cinque anni da Cose lette e non lette, il musicista e cantautore livornese Nico Sambo torna con un lavoro dai testi impressionisti, pennellate che lasciano alla parte musicale il compito di restituire emozioni e significati. Anticipato da Foto mosse, Istanti in bilico è un disco fatto di chitarre elettriche, arpeggiate, distorte, acide, di sintetizzatori analogici, di bassi e motorik kraut di batteria. Come nel post-rock si mischiano sonorità rock ed elettroniche, con esplosioni improvvise che sottolineano la discontinuità sonora di cui Nico Sambo fa un uso sapiente, e che caratterizza il suo stile.

Nico partiamo dal titolo. I tuoi Istanti In Bilico sono attimi di cambiamento. Non contempli il fatto che dal bilico si possa precipitare e dunque più che un cambiamento sarebbe un finale e un dover ripartire da zero? Sembra quasi in antitesi con “lo stupore della discontinuità”.
Si può ripartire da zero ma la discontinuità è proprio un qualcosa di molto diverso dal prima, è quella che innesca il cambiamento.

Antiquario mi ha ricordato L’Amica di Nonna Speranza di Guido Gozzano con la descrizione minuziosa degli oggetti e il salto temporale. I due signori cosa aspettano giocando col mappamondo?
Sognano. Aspettando di essere serviti nel negozio, di essere ricevuti e nell’attesa osservano il mappamondo che è un oggetto che fa sognare un viaggio, che ci porta in paesi diversi da quelli che conosciamo. Il mappamondo è sogno e desiderio.

Con i dovuti distinguo mi ha fatto pensare all’umanizzazione del tuo L’Incontro dove facevi incontrare una persona di questo mondo con un alieno e si sfidavano a scacchi.
Non ci avevo pensato però mi piace che si trovino collegamenti con pezzi del mio passato. Lì ci sono persone di due mondi diversi, nel negozio di antiquariato invece si incontrano oggetti di tante epoche, anche di quelle non vissute.

Quando i ricordi possono trasformare le paure in una festa?
Quando lo ho scritto ho pensato a “portami nei tuoi ricordi” e già lì è un fammi stare bene, aiutami a conoscermi. E quella conoscenza trasforma le paure in una festa.

Le Tue Ombre sembra l’apoteosi dei non detti: che tu non dica, che io non dica, che tu nasconda. E’ così che ci si protegge dalle ombre dei ricordi, affidandoli al silenzio?
Le ombre vanno accettate, ci sono cose nascoste che o restano in silenzio o non si dicono. Dobbiamo accettare che le persone con cui abbiamo a che fare abbiamo zone buie. E’ bello andarle a scoprire e capire da dove vengono e perché si nasconde qualcosa. Il carattere di una persona è anche fatto da cosa si sceglie di nascondere.

Hai tante promesse da recuperare?
All’epoca in cui ho scritto la canzone ne avevo diverse.

Le pagine come foglie è la tua idea romantica dell’inchiostro simpatico? Ci scrivi sopra, seccano, si sbriciolano e diventano ombre di ricordi.
Se si pensa che la carta viene dagli alberi è una trasformazione, l’albero è il ricordo della carta.

Marianne/Pierrot è la protagonista del film di Jean-Luc Goddart Il bandito delle 11: cosa ti affascina di quel personaggio? E cosa del personaggio maschile, Ferdinand, interpretato da Jean Paul Belmondo?
Di Marianne mi attrae il suo totale senso di libertà e il sapere di essere una impunita. Ha anche un concetto romantico della libertà, pensa a quando dice “mi parli con parole vorrei mi parlassi con i sentimenti”. Ferdinand mi fa molta simpatia, mi piace che si perda totalmente nel personaggio femminile di Marianne.

Per altro ci sono molte citazioni cinematografiche nei tuoi lavori, ci aggiungo Il Segreto del Bosco Vecchio di Dino Buzzati da cui trasse un film Ermanno Olmi in Animazioni. E riprendendo L’Incontro per il suo video ha momenti in cui l’accelerazione degli immagini ricorda Lost in Translation di Sofia Coppola.
Il cinema, come la narrativa, è un punto di partenza per i miei testi. Se ci pensi ti fai prestare un libro e lo trovi sottolineato: osservando le sottolineature si capisce tanto di quella persona. Nel cinema e nella narrativa ritrovo cose che sento e che all’inizio non avevo definito e quindi diventano il punto di partenza per fare una canzone che magari avevo dentro e mi è stata risvegliata. E’ fondamentale leggere per scrivere.

Perché hai scelto di chiudere con Spostami i Capelli, brano da una parte rassicura ma dall’altra sembra volere tenere lontana la realtà: i capelli sono il sipario della quotidianità?
I capelli li vivo come un qualcosa di estetico, almeno è così nel brano. L’album è un racconto di rottura e cambiamento, quei versi esaltano il cambiamento che c’è stato. Ma allo stesso tempo il cambiamento non deve farci dimenticare chi siamo stati in passato perché il passato si cura e si custodisce.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci saranno i concerti a inizio 2025. Per un nuovo disco ci vuole tempo e ti dico che Istanti in Bilico era pronto da un po’. Ma la scora estate ho scritto cose nuove e avrei già materiale per un Ep o un mezzo album.

Spettacolo: Per te