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Targa Tenco 2024, Paolo Benvegnù: “Come Don Chisciotte mi piace vivere nell’immaginazione”

Musica

Fabrizio Basso

L’artista si aggiudica la Targa per il miglior album in assoluto con È Inutile Parlare d’Amore: un disco che racconta l’essenza di una ricerca infinita. È in partenza col tour di Piccoli Fragilissimi Film, il progetto che celebra i vent'anni del suo esordio solista

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Paolo Benvegnù conquista la Targa Tenco come miglior album in assoluto con È inutile parlare d’amore e ripubblica Piccoli Fragilissimi Film -Reloadedla una nuova versione del disco che ha segnato il suo esordio da solista nel 2004 e che compie 20 anni. Inoltre dal 12 novembre Paolo Benvegnù presenterà live il nuovo progetto, insieme ai brani del suo repertorio in un tour prodotto e organizzato da Magellano Concerti.

Paolo partiamo dal riconoscimento del Club Tenco per l’album È Inutile Parlare d’Amore: te l’aspettavi? È questo il tuo album che meritava questo premio?
Per me è ancora una cosa irreale. Nei miei desiderata un album come Heart Hotel in quell’anno, che era il 2014, e in quell’ambito poteva ambire al riconoscimento. Ma in assoluto manca ancora il disco definitivo, è sintomatico in me sporcare, vorrei essere più profondo.

È un album che parla di irrazionalità come forma di libertà: in quanti mondi paralleli vivi?
Sono molti, ma i due fondamentali sono uno la realtà di percezione e l’altro un altrove celeste, ma di entrambi non colgo l’essenza, e come un bimbo delle elementari mi accingo a una ricerca infinita.

Uno dei temi è fare i conti con se stessi: nella vita si può pagare tutto o non pagare nulla. Il saldo del tuo conto emotivo è in rosso o in verde?
Nella realtà dell’agenzia delle entrate in rosso. Ho fatto del male ma ne ho anche ricevuto, idem anche in riferimento al bene. Penso di essere alla pari ma dovrei avere meno fretta nella vita, sono sempre alla rincorsa.

Spesso ti sei ritenuto un distruttore della realtà eppure resti un crociato dello stupore: contraddizione in termini o accettazione del lasciarsi stupire?
È una resa alla vita che succede e mi occupo di quello che accade. Una parte di me è Don Chisciotte e lì mi piace starci di più, non perché sono al riparo dalla realtà ma mi ci trovo meglio e mi piace vivere nell’immaginazione.

In 27/12 parli di un ponte tra gli argini: ti sarebbe piaciuto vivere a Bisanzio quando un ponte divideva due imperi? E che valore ha parlare di ponti in un mondo fatto di muri?
Mi sarebbe piaciuto ma avrei anche voluto vivere accanto a un fiume, avrei imparato prima a gettarmici e farmi portare dalla corrente. Ma la volontà di potenza regge armi e costruisce muri, temo che sia solo l’inizio. Sono deluso dall’umanità.

Hai definito L’Origine del Mondo il tuo pezzo d’amore più bello perché dentro c’è tutto quello che volevi. Oggi ci aggiungeresti qualcosa o è perfezione cristallizzata?
Per me nell’afflato amoroso c’è tutto e anche quello che ci rende potenzialmente criminali. Solo con la sublimazione del tutto intercetti il mistero dell’arte. Ha sempre il suo perché L’Origine del Mondo.

Rimettere mano a Piccoli Fragilissimi Film che emozioni ti ha suscita? E che pensieri invece ha evocato?
Mi sono ricordato di quando vivevo in macchina, della volta che la Polizia mi ha bussato e in auto c’ero io con le chitarre. Poi sono passato in uno sgabuzzino di una casa di universitari. È un disco di disperazione cui hanno dato in questa nuova versione il loro contributo trenta persone e grazie a loro è diventato un atto di gioia.

I tre inediti sono rimasti nel cassetto dall’epoca oppure sono recenti ma allineati con il Paolo di allora?
È un lavoro vergognosamente filologico. Due sono brani che non sono entrati nell’album all’epoca. Nel box collezione ci sono altri quattro inediti. E ne avrei altre ancora di terribili. Anche il pezzo con Malika, Non Esiste Altro, è del 2000: pensa quanto ci ho messo a pubblicarlo! Il pezzo con Max Collini, che si intitola Isola Ariosto, è lo sguardo al futuro, è figlio di tanti minuti tagliati a una improvvisazione dei miei ragazzi. Per altro Max Collini chiude con una poesia scritta da sua mamma che cita la realtà che ogni sera ti invade quando spegni le luci.

Se, come hai detto, la realtà è la somma di milioni di realtà adiacenti, cosa è la verità? È sempre soggettiva o condizionata dalle verità adiacenti, ovvero quelle altrui?
La verità è una ricerca prettamente umana, è percettiva. Tutte quelle adiacenti portano a una realtà più aperta, guardate Rashomon di Akira Kurosawa. È soggettiva perché siamo figli della nostra narrazione, Cioran diceva che gli uomini nascono sbagliati perché non si astraggono dalla propria narrazione e cercano sempre di agire. Dovremmo essere più contemplanti.

Il respiro dell’essere umano che permea Piccoli Fragilissimi Film è allineato col respiro della Natura?
No. All’epoca ero anelante di uno spazio, è un disco di sfrenato di esistenzialismo.

Tempo fa mi hai detto che solo quando imparerai a piangere sarai umano: ci sei riuscito?
Ho imparato anche se spesso lo faccio con lacrime di pietra. Però mi commuovo per la gioia degli altri.

Infine ti chiedo come sarà strutturato il nuovo tour? È prevista una data con tutti o quasi gli ospiti?
Ci sono già delle date e qualche ospite in giro ci sarà. Credo di essere troppo piccolo per organizzare una serata così grande.

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