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Red Bull 64 Bars Live, Geolier: “Io ce l’ho fatta, ce la farà anche Scampia”

Musica

Fabrizio Basso

Per la terza volta il format più iconico di Red Bull ha portato i giganti del Rap all’ombra delle Vele, che verranno presto abbattute per procedere alla riqualificazione di un complesso abitativo che ha ispirato, nel tempo, musica, cinema e letteratura. IL RACCONTO DELLA SERATA

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I fuochi artificiali hanno salutato la terza e ultima edizione, almeno a Scampia, di Red Bull 64 Bars Live, uno dei raduni Rap più belli e ricchi che in Italia abbiamo mai visto, ma non è stata una serata lieve per gli artisti, che si sono schierati in difesa delle periferie. Ultimo a salire sul palco Geolier che, prima di lasciare spazio alla sua musica, ha dedicato una lettera al quartiere, prendendo spunto dal crollo che, poco tempo fa, c’è stato all’intorno di una delle Vele: “Ognuno di noi ha responsabilità quando ci sono tragedie come questa e ci aggiungo che non è da soli che si può sconfiggere il degrado. La musica deve essere il punto di partenza e da qui non bisogna scappare ma lavorare insieme per ricostruire. Siamo i campioni d’Italia e queste barre sono dedicate a chi crede che possa esserci un futuro migliore”. Tanti occhi luccicavano, tante gole si sono chiuse, tante mani si sono unite. È un impegno morale e materiale quello che chiede Geolier, che ha chiuso il suo set, e la serata, con El Pibe de Oro, brano accolto da un boato e dai fuochi artificiali. La periferia croce e delizia, amore e malamore, passione e criminalità, è stata protagonista dell’intera giornata, fin da prima che le luci del palco si accendessero. Dat Boi Dee ha sintetizzato il pensiero di tutti spiegando che “ho passato tanta vita in quel posto, quelle strade le conosco, come ne conosco i corridoi e i ballatoi. Resteranno per sempre il simbolo di una cultura che è partita da là”.

IL RAP NON TEME LA DEBOLEZZA, LA TRASFORMA IN FORZA

Un palco come una factory, una piazza unita e compatta, affamata di musica e di rivalsa. Il primo ad animare l’edizione 2024 del Red Bull 64Bars Live è stato Dat Boi Dee, poi è giunto il momento di Kid Yugi, per me la vera sorpresa della serata: Denaro, Lilith, Eva, Massafghanistan sono pezzi di grande intensità: “Sono emozionato. Non mi aspettavo questi riscontri, il successo non è una situazione di comfort. Sei sul filo, basta un po’ di vento per farti cadere. Poi se la massa si organizza nell’odiarti sei finito. Io mi esprimo e mi racconto in base a quelle che sono le mie esigenze”. Stessa linea di pensiero per Massimo Pericolo: “Ho voglia di dire quello che vedo e penso, è una missione descrivere a modo mio quello che accade per fare aprire gli occhi a chi mi ascolta”. La festa prosegue con Tony Effe e Artie 5ive il quale sottolinea che “il rap è l’unico genere che può parlare con sincerità, anche con un lessico ridotto muove le coscienze delle persone che l’ascoltano”. Un urlo compatto accoglie Guè, che nel pomeriggio, chiacchierando in hotel, ha espresso il suo disincanto: “In Italia non c’è una vera cultura rap, se guardi i dati il rap vende per la sua componente di cultura melodica e pop e mi ci metto anche io. Il dissing la gente non sa cosa sia”. Dopo Gué arrivano Lello Taver e Lele Blade, dopodiché si apre una finestra, ribattezzata “chain”, dove sul palco prende il via la scacchiera delle collaborazioni, aperta da Rose Villain, una sorpresa visto che non era stata annunciata, che condivide con Tony Effe il brano Michelle Pfeiffer. Gli altri incastri prevedono Tony e Guè in Demon Time, Artie 5ive e Kid Yugi in Porto il Commerciale, ancora Artie con Gué in Milano Testarossa e quindi gran finale sempre con protagonista Gué: prima c’è Need U 2nite con Massimo Pericolo e infine Come un Tuono condiviso con la super guest Rose Villain. Chiudono il Red Bull 64 Bars Live Geolier e i fuochi artificiali. Una serata emotivamente forte ma che, nel suo srotolarsi, non ha avuto paura a mostrare le sue debolezze. Ed è questo il bello del rap. Come ha detto Tony Effe “mostrare le fragilità porta un senso di crescita e di forza. È giusto che le persone ci conoscano per quello che siamo”. E a Scampia i rapper sono stati i piccoli grandi eroi della vita quotidiana.

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