Lazza e l’album Locura: “Il segreto del mio successo è mettermi in discussione”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Jacopo Rossini

Dopo Sirio, il disco dei record, l'artista milanese torna con un lavoro che si annuncia rivoluzionario fin dalla cover, ricca di simbolismi. Il 6 gennaio 2025, con la data zero di Mantova, parte il tour. L'INTERVISTA

Si intitola Locura (Island Records) il nuovo album di Jacopo Lazzerini ovvero Lazza.

È un disco nato da due anni di intenso lavoro che, dopo l'affermazione dell’album dei

record, il nove volte di Platino Sirio, ha portato Lazza a confrontarsi con il lato

oscuro e meno patinato del successo: un tema che lo ha accompagnato in un

viaggio creativo intenso e introspettivo in giro per il mondo, tra gli studi di Miami,

Los Angeles e Parigi, dove ha collaborato con produttori di fama globale del

calibro di Foreign Teck.

Jacopo raccontami la cover: ci ho visto San Giorgio che uccide il drago, mi ha ricordato Eugene Delacroix che rappresenta la Rivoluzione Francese ma anche tu che con un’asta salti gli ostacoli della vita…
Combatto coi lati negativi della vita e quella è una vera sfida, soprattutto per me che soffro di vertigini. Concedimi un po’ di presunzione…è la cover più bella di sempre.

“Solo se lo vorrai conta su di me basta che non ci fai l’abitudine”: cosa sono per te l’abitudine e la cura?
Parlo come se immaginassi che la fama fosse una persona, è un dialogo tra lei e me e al centro c’è quel concetto per il quale sono consapevole che può finire tutto. È un dato di fatto che la gente non perdona il successo.

“Certe cose che non farai mai più” sono una canzone o è il ritratto di uno Jacopo maturato e anche diventato papà?
Entrambe. Sono indubbiamente maturato e cresciuto a livello di esperienze personali e mi riferisco in particolare al post Sanremo dopo il quale ho conosciuto un mondo nuovo anche se ero artisticamente già posizionato. Riguardo la tua osservazione lascio libera l’interpretazione. Certo che alcune cose dovrei non rifarle tipo fumare.

Male da Vendere è una canzone sincera: il pianeta tutto regole lo abbiamo finalmente esorcizzato?
No, ci si impara a convivere. La gente che guarda le cose dall’altro lato pensa che la mia vita sia solo rose e fiori. Eppure certe cose non posso dirle perché ormai ho una visibilità e già questo rientra nel concetto di regole.

“Non c’è più un metro quadro di spazio se guardi dal palco al parterre” dici in Hot: ti ci sei abituato oppure ogni volta che sei sul palco è stupore?
Il segreto del mio successo è che mi metto sempre in discussione. Poi certo ci sono i dischi di platino e quelli sono numeri. Mi ero domandato quando abbiamo annunciato il concerto: verrà la gente a San Siro? Oggi posso dirti che quello che mi sono abituato a fare è mandarla a casa contenta.

Come è nato l’incipit operistico di Safari: è potentissimo! L'ho interpretata come una canzone d’amore (“se si muore domani voglio farlo con te”) e di rivincita, con le serpi che sono rimaste giù. Ci sta?
È un pezzo banger con ritornello diretto più a un pubblico femminile ma a pensarci anche a tutti. Di certo è martellante.

Giorno da Cani
è il racconto in musica di quel bambino che aveva la maglietta piena di macchie?

Questa canzone l'ho scritta in una giornata brutta a Los Angeles ed era un flusso di coscienza. È stata un buona la prima. Mi ricorda il pezzo un po’ rap che c’è in ogni mio album, penso a Re Mida nell’album eponimo, penso a Top Boy col feat di Noyz Narcos in Sirio.

Complimenti per la citazione di Jena Plissken… è un tuo film cult? Io amo 1997 Fuga da New York!
No. Sapevo cosa era ma non l'ho mai visto, ti confesso che mi piaceva il gioco di parole e che mi spiace che non avevo abbastanza spazio per metterci una barra sull’occhio solo visto che lui è bendato nel film. Lo recupero appena possibile.

Alla fine possiamo dire, ricollegandomi a Male da Vendere, che non è mai tardi per sostenere che le cose cambiano e che buttando via le maschere la vita è migliore?
Dipende sempre dalle situazioni. Mi sono trovato a volte in contesti che era tardi per farlo, altre volte ero in tempo; a volte indossare una maschera è comodo ma io non sono fan del mascheramento.

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