Stewart Copeland: "Con i Police abbiamo fatto terapia di gruppo. No a un'altra reunion"

Musica

Camilla Sernagiotto

©Getty

Durante una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, il batterista della band inglese smorza gli entusiasmi dei fan che vorrebbero tanto rivedere (e riascoltare) il leggendario gruppo. Ma alla fine apre comunque un po’ all’ottimismo: “C’è una possibilità del 99,99% che non lo rifaremo. C’è sempre speranza”. Il 18 ottobre il musicista sarà a Milano con “The Police Deranged for Orchestra”

Stewart Copeland, il batterista dei Police, ha parlato del futuro della leggendaria band nata a Londra nel 1977. Futuro che, a sua detta, non ci sarà. O forse sì…
Il musicista è stato volutamente sibillino: ha voluto lasciare se non aperta almeno socchiusa la porta della speranza dei fan, la speranza di rivedere una reunion del gruppo britannico.  

Durante una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, Copeland ha smorzato gli entusiasmi dei fan che vorrebbero tanto rivedere (e riascoltare) i Police. Ha dichiarato fuori dai denti che una reunion non ci sarà, anche se alla fine della chiacchierata con la giornalista Barbara Visentin ha detto: “C’è una possibilità del 99,99% che non lo rifaremo. C’è sempre speranza”.

A ottobre a Milano con “The Police Deranged for Orchestra”

Il musicista in autunno sarà in Italia con il progetto “The Police Deranged for Orchestra” (che, letteralmente, significa “i Police messi a soqquadro”), uno spettacolo musicale in cui i brani di Sting e soci saranno rivisitati in chiave orchestrale.

“Per riarrangiare i brani mi sono armato di pazzia, pensavo che mi avrebbero inseguito con i forconi…”, racconta Stewart Copeland al Corriere.

Copeland era conscio del fatto che stravolgere le canzoni dei Police avrebbe potuto avere un effetto boomerang, non senza "un certo margine di rischio” (per questo il musicista temeva di finire nel mirino dei "forconi"). Invece, contro le sue previsioni, la reazione allo show "The Police Deranged for Orchestra" - spettacolo che ha debuttato tre anni fa - è sempre stata di entusiasmo puro.

“La gente ama cantare brani famosi come Message in a Bottle o Walking on the Moon, ma è anche affascinata dalla veste nuova. Sting ed Andy Summers sono impossibili da sostituire, ma se ci vogliamo provare allora come minimo serve un’orchestra intera. Il risultato sono musiche diverse, ma anche famigliari”, spiega Copeland.

L’appuntamento con lui e con il suo “The Police Deranged for Orchestra” è per il prossimo 18 ottobre a Milano, per l’unica data italiana che si terrà presso il Teatro degli Arcimboldi.

approfondimento

Police, ritrovata la registrazione audio del loro 1° concerto in USA

Una sola reunion, nel 2007

Da quando i Police si sono sciolti (la separazione risale al 1984, anche se non è mai stata ufficializzata, tanto che in seguito i Police suonarono assieme in diverse occasioni), c’è stata un’unica reunion, quella del 2007.
“La reunion è stata al tempo stesso difficile e divertente, come sono sempre i Police: un abito di Prada fatto di rasoi. Non è facile lavorare con quei due ragazzi perché siamo molto diversi e non è più come quando eravamo giovani. Però il risultato, quando suoniamo, vale la fatica”, racconta Stewart Copeland al Corriere

I Police si rivelano alquanto sui generis per un aspetto in particolare: si rispettano.

“Sì, ci rispettiamo, ed è strano. Tra tutte le band che si sono sciolte, siamo quelli che hanno la reputazione di litigare di più, eppure andiamo molto più d’accordo di altri”, racconta Stewart Copeland, che aggiunge che con Sting si sente regolarmente (“Ci mandiamo cose stupide su Instagram”).

approfondimento

Napoli, lo show di Sting in carcere è una clip per progetto migranti

Copeland sulle reunion: “Consiglio sempre di farlo”


Per quanto riguarda le reunion, il batterista dei Police dice: “Consiglio sempre di farlo. Ci sono tanti gruppi di successo che poi si odiano: una reunion non è facile perché non sei più giovane e malleabile, ma ne vale la pena in primo luogo per il pubblico e poi per sotterrare l’ascia di guerra. Anche se passi il tempo a ringhiarti contro, è bello apprezzare il lavoro fatto insieme”.

 

Per riuscirci, “abbiamo fatto band therapy. Sì, i Police hanno fatto terapia di gruppo e ha funzionato. Ci siamo seduti con un intermediatore e ci siamo detti tutto quel che ci dovevamo dire in una situazione calma e controllata, dove non si urlava. In quel momento siamo guariti, quindi lo consiglio a tutte le band”, spiega Stewart Copeland.

 

E per I fan che si vogliono appigliare a qualcosa, c’è sempre quell’1% di possibilità di rivedere una reunion dei Police. “C’è una possibilità del 99,99% che non lo rifaremo. C’è sempre speranza”.

approfondimento

Sting, è in arrivo una battaglia tra esseri umani e AI

Spettacolo: Per te