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Al!s e l'album Annuario: "Le mie canzoni come foto per osservare quanto sono cambiata"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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La giovane cantautrice toscana ripercorre i suoi ultimi dodici mesi e riflette su quante cose diverse possono accadere in un così breve periodo di tempo. L'INTERVISTA

Annuario è un disco che suona come un manifesto generazionale e un'autobiografia musicale, condivisa con altre ragazze sole e ricordi scomodi. La cantautrice fiorentina AL!S, all'anagrafe Alice Cannizzaro, ha scelto di rivivere l'ultima anno della sua vita e affrontarlo in un Ep le cui canzoni  sono come varie fotografie dell’Alice di quest’anno. Si è messa in posa per ricordarsi quante cose diverse  possono accadere in un così breve periodo di tempo e che non c'è niente di male nel non sceglierne solo una. Annuario è un inno all’accettazione di noi stessi in tutto e per tutto: dalle delusioni amorose all’ansia che ci mangia la pancia.

Alice partiamo dalla storia di Annuario e dal perché hai scelto di raccontare l’ultimo anno della tua vita?
E’ una raccolta di fotografie e per me doveva considerare un periodo limitato del tempo. Guardarne tante è più una forma di collezionismo, limitarsi all’ultimo anno diventa una analisi personale, volevo rivedermi attraverso queste canzoni per capire quanto ero cambiata.

Uno degli elementi che contraddistinguono la tua scrittura è la trasparenza: quanto è difficile essere sinceri nella stagione dei social e delle fake news?
Per me è sempre facile essere diretta anche a rischio di ferire le persone, quindi mi devo tarare nel sociale e nel social. Ma in musica essere cruda è la mia forza, è molto positivo in un mondo che cerca la perfezione smontare l’immagine forzata e macchiarla di nero: aiuta a rilassarsi.

“Quanta fatica ci vuole a coltivare un fiore in centro città”: è la tua risposta contemporanea al “dal letame nascono i fiori” di Fabrizio de André?
Sarebbe bellissimo. Da piccola lo ascoltavo spesso perché piaceva a mio padre: può esserlo ma è anche la fatica di crescere nel caos, in un posto dove devi correre sempre mentre un fiore ha i suoi tempi nel mondo per germogliare.

Nello stomaco è più intenso avere le viole o le farfalle, magari anche il lotta come dici in Addio per Sempre?
Sono entrambe due sensazioni fastidiose, sentire qualcosa che ti cresce dentro non è una passeggiata di felicità. Le farfalle impazziscono e portano comportamenti strani. Quando provo emozioni forti temo di vomitare e chiudo lo stomaco perché nel bene e nel male so che lui subisce le situazioni.

Ti capita ogni tanto di mettere qualche canzone stupida? Ce ne è una che lo è particolarmente?
Non ce ne sono di canzoni stupide ma per risponderti dico che metterei un pezzo reggaeton per spezzare il mood di tristezza.

Mi racconti la storia di Furgone Bianco? L’amore è pancia oppure bisognerebbe pensare prima di nascondersi dall’imbarazzo nuda con un maglione bianco?
A me questa canzone ha insegnato che l’amore di pancia ha una scadenza mentre quello emotivo e assurdo conduce in luoghi oscuri dove ci sono dei valori ed è quello più sano. Qui racconto la storia di una mia carissima amica che aveva una relazione con un uomo più grande e sposato e veniva da me e mi raccontava tutto: quando è successo era più piccola seppur maggiorenne. Raccontava con leggerezza, c’era il giudizio poi la storia è finita e lei ci è rimasta male. Furgone Bianco vuole essere il ricordo che è esistita, non è stata una storia corretta ma c’è stata. Non c’è un punto di vista giusto o sbagliato ma di certo in futuro se ne pagano le conseguenze.

Hai paura che nessuno un domani si ricorderà di te? Fra cento anni per quale canzone vorresti essere ricordata?
Quel terrore lo ho ed è costante soprattutto per le mie azioni negative. A oggi ti dico Annuario che è il pezzo di concetto dell’Ep e si pone tante domande esistenziali che definiscono la mia visione anche po’ grigia di questo periodo.

Dinamite è il brano dell’inquietudine, di chi cerca un posto nel mondo: ti senti così fuori posto da non sapere dove collocarti?
Ora lo sto definendo, questo è il pezzo della perdita del controllo, è una collezione di pensieri venuti una sera mentre ero fuori e a un certo punto ho iniziato a domandarmi perché sono qua, perché parlo con questa gente. Ho l’istinto di spaesamento e poi arriva la rabbia, un sentimento disastroso ma che va spiegato e ha una funzione nella storia emotiva: per una volta ho accettato di rivendicare che non mi deve andare sempre tutto bene, che ho il diritto di scegliere.

Oggi nel tuo annuario ci sono più sogni o più bisogni?
Al momento forse più bisogni perché più cresco più ho bisogno di punti fissi, di prendermi cura di me stessa, di prendermi i miei spazi, ho bisogno di silenzio, di caffè per restare sveglia la notte quando lavoro. I bisogni stanno raggiungendo i sogni.

Che lavoro fai quando non ti dedichi alla musica?
Lavoro in una sala Bingo che è una esperienza assurda se la vivi da lavoratore: mi capita di ascoltare le storie di chi viene a giocare, di disperazione e dipendenza. Torno a casa con carico di frustrazione che è contagioso.

Alla fine possiamo dire che non c’è più bisogno di uno psicologo che ti rimetta a posto la testa?
Lo ho ancora ma siccome costa e avendo tante spese, tra la quotidianità e la musica, non posso andarci spesso quanto vorrei ma è anche grazie all’analisi che questo disco è nato. Ora so un po’ meglio come funziona la mia testa.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Sto preparando dei live, uno sarà il 31 agosto alla Limonaia di Villa Strozzi di Firenze, in apertura ai concerti Vale Lp e Il Mago del Gelato. Vorrei fare più opening act perché è un modo speciale per conoscere altri artisti. Poi vorrei dieci date in giro per l’Italia, ma devo strutturare la situazione del palco in modalità più catchy. Spero che arriveranno!

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