Selton in tour con l'album Gringo: "Non contano i numeri, contano le emozioni"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Una estate in tour e poi arriverà il Volume 2 del progetto discografico di Ramiro Levi, Daniel Plentz ed Eduardo Stein Dechtiar. Con loro sul palco Daniela Mornati, tastierista e cantante, e Giulia Formica, batterista. L'INTERVISTA

Energia e passione, poesia e sorriso. Sono i Selton, i brasiliani d'Italia. Sono in tour con il loro ultimo progetto discografico, Gringo Vol. 1 (a breve arriverà il secondo), e insime a Bianco ed Emma Nolde sono stati i protagonisti di un entusiasmante live ai Reggio Emilia ribattezzato Live in Chiostri, un evento promosso da Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro e Arci Reggio Emilia in collaborazione con Locusta, Microclub Collective, Fondazione Palazzo Magnani, Arci Tunnel, Ventie30 Studio, con il sostegno di Farmacie Comunali Riunite (main sponsor), Bonacini Auto e Aguzzoli Arredamenti, finanziato grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna 2021-27 nell’ambito di RESTATE. Loro sono Ramiro Levi, Daniel Plentz ed Eduardo Stein Dechtiar. Con loro sul palco durante tutto il tour, Daniela Mornati (in arte Lamo e autrice di uno degli album più interessanti del 2023, Fantapunk), tastierista e cantante, e Giulia Formica, batterista visionaria.

selton
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Partiamo dalla storia di Gringo e dalla scelta di dividerlo in due parti. Per altro la seconda conterrà le canzoni che avete già identificato tra le cinquanta pronte oppure è nato qualcosa di nuovo?
Il volume due lo abbiamo già iniziato a registrare e come abbiamo fatto per il primo torneremo a Londra a lavorare. Intanto sono nati nuovi pezzi e dunque a Londra andremo con un 20 per cento di margine di cambiamento rispetto alle scelte di partenza. Idee e demo sono scritti da tempo. Gringo è una raccolta di quello che avevamo ma anche una domanda legata a una crisi che abbiano avuto: ci siamo chiesti cosa sta succedendo nel modo di fare musica attuale, oramai inesistente. Abbiamo fatto session di scrittura con vari produttori sentendo che non era quello il nostro metodo. Poi abbiamo conosciuto Ricky Damian, un italiano a Londra, e lui ha un approccio contemporaneo veloce dal punto di vista creativo, è concreto ma non invasivo, stimola quella ricerca che porta alla magia e non snatura la nostra interpretazione.

Ho visto che date differenti accezioni del significato di Gringo, in base alla nazionalità: un’altra è quella che indica il migrante di ritorno dagli Stati Uniti. Oggi può rappresentare il cittadino del mondo?
Anche ma ci interessava di più lo sguardo: c’è un video di enzo Jannacci in smoking in via Dante a Milano coi pattini, è un alieno con lo sguardo da gringo, con uno sguardo critico che esce dalla normalità, acuto e attento.

Prima di parlare dell’album raccontatemi del tour: come lo avete preparato e che scaletta avete pensato?
Ci è sempre piaciuto riarrangiare ma la verità è che ogni sera cambiamo scaletto. Sul palco con noi ci sono Lamo e Giulia e il live che si sviluppa è articolato.

L’album parte con Sangue Latino che è accettazione del proprio destino, è un canto di libertà ma è anche sofferenza: i venti del Nord che non si muovono affatto e lasciano lamenti come possiamo farceli amici?
In Brasile in quel pezzo si parlava della dittatura e delle influenze da parte dell’America. Come contaminazione sì ma che non diventi colonizzazione.

Quando un’onda se ne va ne arriva un’altra che è…fatale: è il racconto dei cicli della vita, onda dopo onda?
Può anche esserci con la bassa marea quel ciclo ma alla fine le onde tornano. Non ci si bagna due volte nello stesso fiume diceva Eraclito. E ci sono sempre onde sotto riva.

Café pra dois è la storia di un amore finito: eppure sono nato per essere il tuo ex ha un qualcosa di poetico, il godersi il tempo insieme sapendo che non sarà per sempre. E’ la fotografia dell’amore ai tempi di Tinder?
Chi lo ha scritto non era ancora arrivato a quella condizione. Quando la persona la rivedi subito ti dici boh ma va anche ribadito che col senno del poi è tutto più facile. Magari sei pure felice dopo che è finita.

La complessità di Calamaro Gigante: potrebbe essere l’incipit di un racconto di Amado o di Gracia Marquez: nella vostra vita quante volte avete visto il colore delle acque cambiare? Come è l’umanità vista dal fondo del mare?
Tante volte le abbiamo osservate cambiare e dal fondo è un bell’esercizio, cercando di toglierti dal centro del racconto capisci quanto puoi essere cattiva. Ti spaesi per dare un senso a una storia che poi è la nostra quotidianità.

In Maresia l’amore diventa mare: è la vostra idea della fluidità dell’amore?
E’ bello vedere le cose che si trasformano l’amore non finisce ma si trasforma, questo pezzo è lo step successivo a Café pra dois. Se l’amore diventa mare che mare sia. In portoghese maresia significa salsedine.

Loucura è più ansia per il tempo che passa o galleria di ricordi?
E’ stata scritta pensando alla sorella della nonna di uno di noi che si è recato a trovarla in una casa di cura. La vera paura è finire lì. Quando lei ha detto che non voleva più vivere c’è stata in chi ha ascoltato una morte interiore.

Tutto l’album trasmette il senso della partenza, dell’assenza, penso a chi grida vai vai nel brano Mezzo Mezzo: avete anche voi questo senso di sospensione umana?
E’ il risultato del nostro percorso di vita. Dal Brasile abbiamo scelto di vivere qua e ore che siamo qua ci manca il Brasile. Conviviamo col senso del movimento e della mancanza, non sempre però in modo cosciente.

Inglese, italiano, portoghese, spagnolo…voi siete quel sogno che una volta si chiamava esperanto?
La nostra natura è questa. Prima facevamo sempre la traduzione oggi no traduciamo più. Non sono scelte ragionate. Tutto il disco è così. Abbiamo scelto di non avvicinarci a quel ragionamento e fare quello che sentiamo naturale.

Cosa resta di questi ragazzi timidi e incoscienti di Banana à Milanesa del 2008?
Tuteliamo l’ingenuità e il tempo che passa: ci permette di non diventare cinici.

Che accadrà dopo l’estate? Tra l’altro il prossimo anno si festeggiano i 20 anni di Selton: Barcellona 2005. Pensate a una serata speciale?
Non ci pensiamo, mai abbiamo pensato alle nostre ricorrenze, non ci viene da premiarci. Però siamo fieri di una maxi targa dedicata a noi che hanno messo a Milano in piazzale Loreto. Siamo usciti dalle logiche dei risultati, la nostra discriminante è emozione o non emozione.

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