Cinzella Festival, Michele Riondino: "Paghiamo le esclusive ma gli italiani sono più cari"
Musica ©GettyL'appuntamento è sulla Rotonda Lungomare di Taranto. Il 15 agosto sul palco Trentemoller e Vitalic Aftershow, il 16 Gene Simmons Band e Wolfmother, il 17 Sleaford Mods e Big Special. L'INTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO
Suoni, Immagini e Parole tra i due mari è l'eco che abbraccia il Cinzella Festival 2024. Un appuntamento giunto alla sua ottava edizione e che in dirittura d'arrivo ha dovuto cambiare location. A causa di problemi strutturali recentemente riscontrati dall'Autorità di Sistema Portuale Mar Adriatico il capannone ex Montecatini presso il porto di Brindisi non è risultato al momento agibile e disponibile per il Cinzella Festival programmato per il 15, 16 e 17 agosto 2024. A seguito di questa comunicazione l'associazione culturale AFO6 ha individuato nella rotonda Lungomare di Taranto la sede alternativa per la realizzazione dell'evento. Michele Riondino, che è il direttore artistico, e il suo gruppo di lavoro porterano nella città dei due mari il 15 agosto Trentemoller (unica data in Italia) + Vitalic Aftershow; il 16 Gene Simmons Band (unica data in Italia) + Wolfmother (unica data al Sud Italia); il
17 Sleaford Mods (unica data al Sud Italia) + Big Special.
LE ESCLUSIVE SI PAGANO MA GLI ITALIANI COSTANO DI PIù
Michele partiamo dai problemi organizzativi e dal cambio di venue: sarete sul lungomare di Taranto. Cosa è successo e che adattamenti hai dovuto adottare?
Diciamo che collaborare al Primo Maggio ha fatto molto scuola e quindi dei problemi facciamo virtù. La Rotonda del lungomare di Taranto è una location speciale che sappiamo funzionante e funzionale, può ospitare un buon numero di spettatori, è fresca e ventilata. molto suggestiva. Detto questo è stato un problema perché la line-up la abbiamo messa su anche in base all’ex capannone Montecatini di Brindisi che avevamo già sperimentato qualche anno fa con i Morcheeba. Il capannone è bello e suggestivo all’interno, la Rotonda renderà meno faticoso starci, siamo davanti al mare.
Ricordo che in occasione dell’edizione del 2017, quella con Levante, Frankie hi-rng Mc, Diodato, Sick Tamburo, già si parlava di un Festival internazionale. Oggi se ti guardi indietro hai la percezione del viaggio che hai creato?
Quella che citi fu un'edizione sperimentale, costruita in una venue particolare ma che non poteva garantirci determinati servizi e comodità che poi abbiamo scoperto necessari per un festival vero. La strada percorsa la vedo, mi basta pensare alllo storico concerto dei Franz Ferdinand a Grottaglie. Siamo orgogliosi della strada fatta e non siamo mai fermi.
Cosa manca all’Italia per avere lo spirito dei grandi Festival internazionali: ovvero quel che conta è esserci a prescindere da chi sale sul palco?
Essendo io una mosca bianca nel mondo della musica non ho una risposta ma posso dirti che ho notato una tendenza al cannibalismo tra festival organizzatori e le agenzie che portano gli artisti. Dopo la pandemia speravamo in un ridimensionamento di parecchie voci che non c’è stato e cerchiamo altre soluzioni. Le spese che sosteniamo per artisti di fascia alta sono alte e gli artisti dovrebbero essere i primi a capire certe difficoltà.
Perché la scelta di avere solo artisti stranieri?
Costano meno.
Due artisti, Trentemoller e Gene Simmons (quello dei Kiss, ndr) faranno al Cinzella l’unica data italiana mentre gli Sleaford Mods l’unica al Sud: quanto conta l’unicità in un Festival?
Costa molto per la forma di cannibalismo cui ho accennato. L’Italia è un Paese piccolo e in estate la gente viaggia e si muove e chi ne ha una a Milano una a Roma e una al Sud frammenta il pubblico. Dovresto metterti d’accordo con gli altri. Avere una esclusiva significa competere anche con le date al Nord. Però ci aggiungo che si pagano le esclusive.
Mi puoi raccontare la simbologia del manifesto: il volto di Cinzella è “contaminato” fa una farfalla, da due mani, da un occhio mistico… è la sintesi di suoni, immagini e parole?
Dietro il progetto grafico c’è un artista che ricama le sue narrazioni, non stiamo a stabile con Giovanni Straziota la conformazione della grafica. Ognuno fa il suo. La nostra mascotte è la pecora che quest’anno abbiamo truccato da Gene Simmons. È un riferimento al 2017 con l’edizione zero fatta in una masseria che ha subito l’abbattimento del bestiame per la diossina.
La musica è cultura eppure non esiste una legge che la tuteli: cosa ne pensi? Penso alla Francia dove le radio hanno obbligo di passare musica francese. Dove è secondo te il corto circuito?
Da ascoltatore e appassionato ti dico che nulla in Italia tutela l’arte. Ci sono contratti nella gestione dei palinsesti radiofonici che lasciano poco spazio a un certo tipo di pubblico: c’è tanta musica bellissima ma è poco sfruttata e monopolizzata dal mainstream dunque manca l’appuntamento con la diffusione della nuova musica. Manca una certa programmazione e poi vai sul digitale.
Vi siete mai seduti a un tavolo tu, Diodato e Renzo Rubino magari con altri addetti ai lavori della musica per ragionare su un Coachella pugliese?
È sempre difficile trovare una quadra con la quale lavorare insieme ma non vale con loro, ci sentiamo spessissimi. Il mondo dei festival è una giungla. Sopravvivere è tenere strette le proprie cose, nella condivisione ho ottenuto una pace armata. Noi riusciamo a confrontarci con determinati soggetti ma abbiamo una piccola rete nostra.
Sei oltreché un organizzatore un frequentatore di concerti?
Ci sono artisti che ho inseguito, avrei voluto i Viagra Boys, i Fontaines DC, i CCCP quelli per i quali da spettatore ero affamato.
Visto il valore artistico e i nomi… stai già pensando al 2025?
Novità importanti in arrivo per il 2025, il Cinzella è un romanzo di formazione. Il tentativo è rimanere a Taranto ma il confrontarci con altre amministrazioni ci ha regalato una consapevolezza in più: che possiamo allargare i confini e la geografia di questo Festival.