Giglio, rivendica la sua libertà cantando Santa Rosalia: il video

Musica

Il brano esalta il coraggio di vivere e amare liberamente, come più ci piace e ci fa stare bene, lontano dai pregiudizi e dalle sovrastrutture morali che non fanno altro che limitare il nostro essere

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Santa Rosalia nasce dall'esigenza di rivendicare la propria libertà in quanto Donna in primis, di sottolineare quanto valiamo, tutte allo stesso modo, indipendentemente dalle scelte personali di vita che ciascuna di noi prende. Ricordo ancora il momento esatto in cui è nata: ero a casa, in cucina, e sono stata letteralmente travolta dalla melodia del ritornello così forte ed energica. Ho sentito fin da subito che sarebbe stato un brano importante per me e il tema non poteva essere diverso da quello che è, il momento storico lo richiedeva e quella melodia lo richiamava perfettamente a sè.

 

Santa Rosalia è per me un inno alla libertà, al coraggio di vivere ed amare liberamente, come più ci piace e ci fa stare bene, lontano dai pregiudizi e dalle sovrastrutture morali che non fanno altro che limitare il nostro essere. E tutto ciò è impersonificato dalla classica brava ragazza, casa e chiesa, Rosalia appunto, che si scopre avere una storia con il prete del paese. Il talare che “danza” sull’altare è un’immagine forte sì, ma arriva dritta in faccia per destabilizzare le certezze dell’ascoltatore. Purtroppo viviamo ancora in una società in cui la libertà sessuale sembra essere inversamente proporzionale al grado di bravura di una persona, discorso quasi esclusivamente femminile. Una ragazza libera sessualmente è mal vista, così come spesso una donna vittima di stupro arriva addirittura a sentirsi colpevole, giudicata in primis per come fosse vestita o per quale sia stato il suo atteggiamento nei confronti dell’aggressore: tutto ciò è scioccante e inaccettabile.

 

Sono contenta di aver portato sul palco del Primo Maggio Roma proprio Santa Rosalia, in quanto quello del Circo Massimo è da sempre un palco carico di impegno sociale e anche io nel mio piccolo ho voluto lasciare un messaggio a chi era all'ascolto: ricordare e ricordarmi quanto valiamo noi donne, creature meravigliose che raggiungono il culmine dello splendore quando realmente libere, ognuna nella propria unicità, e sostenere tutti coloro che lottano ogni giorno in difesa dei propri diritti.

 

Il videoclip del brano è stato ideato da me e il giovane talentuoso Simone Di Gioia, e diretto dallo stesso: l'idea era quella di non basare il video su uno storytelling vero e proprio, ma utilizzare poche immagini dirette ed efficaci che richiamassero un po' il mondo dell'Italia del Sud. Buio, occhio di bue e iniziano le riprese: un gioco continuo di vedo non vedo, luci, piccoli dettagli e movimenti rapidi. Protagonista è la tipica donna mediterranea con un lungo abito in pizzo nero, labbra rosse ed occhi penetranti. L'alternarsi di sacro e profano, pudicizia e seducente femminilità culmina nel rap finale con il lancio del velo, quasi a mo' di liberazione da tutti gli schemi morali e sociali. La dualità di cui sopra viene richiamata anche dalla color stessa del video, dove il bianco e nero lascia spazio ad una color più saturata e viceversa. Il luogo delle riprese resta indefinito agli occhi dello spettatore, ma si tratta in realtà del teatro dell'oratorio di una piccola città di provincia.

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