È morto Lando Bartolini, grande tenore italiano di fama internazionale

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Il cantante lirico aveva studiato fisarmonica da giovane, per poi lavorare come operaio nel tessile e nel settore meccanico. Trasferitosi negli Stati Uniti, a Philadelphia, dopo il matrimonio, iniziò a studiare canto dopo la morte del fratello cantante. E ottenne il successo mondiale

È morto nella notte del 28 giugno nella sua casa sulle colline di Pistoia, Lando Bartolini, tenore di fama internazionale. Aveva 87 anni. Ad annunciarlo è stata la Fondazione Arena di Verona, la cui sovrintendente Cecilia Gasdia ha espresso "alla famiglia le più sentite condoglianze". 

Operaio e meccanico

Bartolini era nato a Prato nel 1937, e mentre ancora lavorava nell'impresa tessile di famiglia aveva intrapreso lo studio della fisarmonica. Trasferitosi a Philadelphia, negli Stati Uniti, dopo il matrimonio, aveva iniziato a lavorare in ambito meccanico. Sono nel 1967, dopo la scomparsa prematura del fratello Lino, cantante, aveva deciso di dedicarsi allo studio del canto frequentando la Music School di Philadelphia. Dotato di notevole talento, aveva vinto molto presto il concorso Mario Lanza per poi perfezionarsi alla Academy of Vocal Arts coi maggiori professionisti allora in carriera in America.

UNA CARRIERA CON 49 RUOLI

Dopo una breve gavetta, iniziò nei primi anni '70 a calcare i palcoscenici più importanti del mondo. Il suo repertorio contava 49 ruoli, prevalentemente da tenore lirico spinto, dal Belcanto al Verismo, con una predilezione per i personaggi verdiani e pucciniani. Il mondo musicale italiano e non solo ricorda l'umiltà e la generosità della persona e dell'artista, rimaste intatte lungo tutta la lunga carriera anche al di fuori del palcoscenico. 

QUASI 40 PRESENZE ALL'ARENA DI VERONA

Nell'estate del 1983 il debutto all'Arena di Verona come Radames in Aida, ruolo eroico prediletto e ripreso più volte come quello di Calaf in Turandot (lo stesso anno). Sempre all'Arena fu ospite regolare e atteso ogni estate dal 1992 al 1998, per un totale di quasi quaranta presenze in Anfiteatro, comprese le opere Cavalleria rusticana (Turiddu) e Pagliacci (Canio). 

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