In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Ex-Otago, ecco l'album Auguri: "Siamo più rassicuranti e anziani, il tour sarà immersivo"

Musica

Fabrizio Basso

La band genovese torna con un nuovo lavoro dopo cinque anni. Al disco partecipano Fabri Fibra, Olly e Coma_Cose. Annunciati undici concerti, si parte il 25 maggio da Milano. L'INTERVISTA

Condividi:

Un ritorno che ha tutto il sapore di chi non se n'è mai andato. Auguri (Capitol Records Italy/INRI) è il titolo del nuovo disco degli Ex-Otago che arriva a distanza di cinque anni dal loro ultimo progetto discografico, Corochinato. A rinnovare il loro stile autentico nel raccontare la realtà coi suoi chiaroscuri, Auguri arriva come una sorpresa che ha saputo farsi aspettare. Un titolo dalla doppia valenza per il ritorno discografico della band composta da Maurizio CarucciSimone BertucciniOlmo Martellacci e Rachid Bouchabla. I brani del nuovo disco risuoneranno dal vivo nel tour estivo, Auguri - Tour Estate 2024: undici appuntamenti in programma sui più caldi palchi estivi tra maggio e settembre, prodotti da Magellano Concerti: si parte il 25 maggio da Milano.

Vi chiedo in primis quando avete deciso di lavorare a un album e poi l’ultima frase di Tu non mi parli più, in Corochinato era “Le persone si incontrano in un certo momento, stanno insieme e poi si lasciano” e ripartire con Mi sei mancata quiete con le “scarpe comode nuove pantaloni blu” trasmette il senso del ritrovarsi e ripartire e che la barca non è più lontana dall’acqua?
E’ un bel film, se lo hai pensato così c’è della verità, ogni film è sacro, è come il palato delle persone che secondo il loro gusto ti dicono se è un buon piatto o un buon vino. Mai abbiamo deciso di fare un disco ma forse mai abbiamo deciso in generale; a un certo punto ci siamo accorti di avere un certo numero di canzoni che raccontavano e dipingevano uno scenario. Dunque ci hanno convinto le canzoni in periodo intricato, per il mondo e per noi.

Più che dell’indifferenza Non Credo più a Niente trasmette un senso di spaesamento: è così?
C’è anche questo spaesamento come dice l’etimo. Noi viviamo un po’ ai margini, che però abbiamo sempre coltivato, veniamo da una città, Genova, che mai si è riconosciuta come metropoli. Restiamo però lontano dalle macerie, se ci pensi siamo attorniati da materiale inerte che non riflette, da materiale ignifugo e refrattario. Insomma coltiviamo il dubbio.

Sempre nello stesso brano un verso dice “alle mie mancanze”: quando vi siete ritrovati ognuno ha confessato le sue?
Abbiamo mancanze storiche con cui facciamo i conti, sono abbastanza e sempre le stesse: a volte le sostieni di più, altre meno. Alcune si vedono nette all’esterno, tipo che non siamo bravi coi social, siamo schivi e selvatici, facciamo poco e con parsimonia. E qui torniamo a Geova: i luoghi definiscono anche i progetti.

Mi ha fatto sorridere il verso “guardiamo le stelle, perdiamo gli affari”: è una provocazione? Perché la percezione è che i verbi andrebbero invertiti.
Una dichiarazione di impotenza e fallimento, è la bandiera bianca. Siamo sempre stati un po’ così, non pensiamo a fare business e ci perdiamo tra le stelle. E’ un po’ come fare l’aperitivo col corochinato o con lo champagne.

In cosa gli esseri normali sono esseri speciali? E cosa ha di unico la protagonista di Con Te che non è normale ma un essere superiore?
Nei secoli e millenni l’essere umano ha saputo contemplare tutto, ma dalla rivoluzione industriale in poi l’essere umano è diventato la figura più evoluta del pianeta. Ci siamo montati la testa, siamo antropocentrici e lo stiamo pagando. Qui più che il pianeta dobbiamo salvare la nostra specie: impariamo a essere meno arroganti.

Chi è la dolce venere con gli occhi scuri di Con Te?

La mia compagna, molti dei miei testi si ispirano a lei visto che racconto cosa mi succede intorno.

Se poteste avere indietro un po’ dei vostri anni, c’è un momento della storia degli Ex Otago che vorreste ritrovare, o per riviverlo o per cambiarlo?
Assolutamente nulla. Non mi interessa, quel che è stato è stato, che sia bellissimo o terribile.

Capitalismo, dirette dei cantanti pop e degli influencer…un esorcismo contro il Mondo Panico? In più chiudete il brano citando tutto l’amore necessario: è proprio l’amore che ci salverà?
Ce l’abbiamo con tutti. Più che l’amore è amare che ci salverà, come dice Maurizio Maggiani. Bisogna prevedere l’amore quando è in movimento.

Penso a La Puzza della Città e a questa persona che cammina da sola nella notte senza cielo e penso che molte persone sole popolano i vostri testi: i treni arrivano sempre in ritardo, come la vita?
Non so se la vita arriva in ritardo, a volte siamo noi in ritardo nei suoi confronti, non riusciamo a comprenderla e farla nostra. Si fa prima a dire che le responsabilità sono degli altri, ci fa comodo. Questa canzone è una critica feroce verso le città e dunque verso Genova ma è una critica anche a noi stessi, c’è una critica feroce verso di noi come persone.

Forse non si può è un elenco di quotidiane trasgressioni: avete selezionato un po’ delle vostre? Tipo portare un cane in chiesa o contare canzonette in metro o abbandonare la macchina? Anche in Stronzate c’è una lista di situazioni con le quali rappacificarsi…è un gioco ricorrente tra voi?
I testi a elenco mi sempre piaciuti perché sono fotografie, sono un linguaggio immediato. Amo la fruizione veloce e precisa dell’immaginario che può essere anche una foto. L’elenco è definito e dunque ha un suo valore ma nel gioco della canzone Pop le possibilità sono limitate. Io poi amo inserire una parola ogni 15 minuti e quindi ha ancora di più un significato solenne.

Non si può anche, e soprattutto, morire in mare: secondo voi si fa abbastanza?
Certamente no. Da una parte vogliamo la globalizzazione dall’altra nessuno deve uscire dai confini. Le merci vanno ovunque le persone no perché non portano profitto, viviamo una grande truffa. Sono sparute le possibilità interessanti della globalizzazione.

Infine vi chiedo se ancora oggi, a 21 anni da The Chesnuts Time, vi sentite controcorrente come Salvator Dalì.
Purtroppo no, quell’album era una follia, più adatto per Biennale di Venezia che per i club: siamo felici di essere stato quelli ma ora siamo altro. Oggi siamo più rassicuranti e anziani, forse saggi.

Cosa potete anticiparmi del tour?
Immersivo, alle nostre canzoni si abbineranno epoche e altre persone, ci saranno ospiti, tutte le sensibilità verranno portate alla luce. Dunque non solo canzoni ma una storia con un inizio e una fine e cercheremo di dire cose al di là delle canzoni.

approfondimento

Kaze: "Post Buio? un viaggio notturno al termine del quale ci sono io"