Michele Bravi parla di fragilità: "Gli artisti oggi sono giovani e molto esposti"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Il concept dell'artista di Città di Castello si intitola "Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi" ed è liberamente ispirato agli scritti di Oliver Sacks; la dedica è al suo fidanzato. Il nuovo album contiene anche una collaborazione con Carla Bruni. L'INTERVISTA

Michele Bravi torna con nuova musica e un nuovo album dal titolo Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi (EMI Records Italy/Universal Music Group), in uscita il prossimo 12 aprile. Si tratta di un concept album liberamente ispirato agli scritti di Oliver Sacks, neurologo e autore di fama mondiale. Diventa così il risultato di un percorso personale e artistico che ha preso forma in una stagione di riflessione e ricerca creativa in cui Michele ha indagato le profondità dell’esistenza umana aldilà della percezione del reale e la necessità dell’individuo di un racconto interiore continuo come unico mezzo per conservare la propria identità.

bruni bravi

Michele Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi arriva tre anni dopo la Geografia del Buio: un tempo infinito per la discografia contemporanea.

Mai sono stato troppo famoso per la velocità nello scrivere un disco, stavolta ho avuto un blocco artistico per due anni.

 

Poi che è successo?

Un’amica scrittrice mi regala La via dell’artista di Giulia Cameron, un corso di 12 settimane che ti aiuta a riconnetterti con il tuo artista interiore. Appena apri il libro sigli un contratto con te stesso: ero disperato, ero convinto di aver detto tutto nel disco precedente.

 

E invece?

Mi arrendo: siglo questo contratto di dodici settimane, faccio tutti i compiti, tra cui scrivere una lettera al tuo capo, ovvero l’artista che non va più in ufficio. Gli esercizi erano i più diversi: sono stato asceta, durante la settimana in cui stavo facendo il tour, poi il sarto, un funerale…e non ho finito le 12 settimane, ne ho fatte solo 5. È stato un gioco molto utile: ha sbloccato la scrittura in un momento in cui avevo riscoperto Oliver Sachs, con il libro Musicofilia che mi ha acceso qualcosa. Lui racconta cosa significa avere la difficoltà di riconoscere i volti e ti devi appoggiare ad altro. Sachs fa un’analisi su cosa significa percepire la difficoltà in maniera diversa.

 

In questo percorso c’è una parola chiave?

Palinopsia è la parola che mi compare e la cerco nel dizionario medico che ho a casa, acquistati per contenere la mia ipocondria durante la pandemia. Spiega che quando si chiude velocemente la palpebra dell’immagine che stai guardando rimangono solo i contorni.


Cosa sono per te le canzoni?
Un modo per cristallizzare momenti della mia vita. Questo disco che si costruisce sulla sinestesia, sulla metafora, connette tante cose diverse, aspetti differenti. Sono impressioni della realtà: ogni brano risponde alla domanda cosa accade se?


Il punto di partenza?
Il disco parte dalla sensorialità visiva, dalla voglia di celebrare la natura scenica della vita interiore: dentro di noi quanti quadri stiamo vedendo e vivendo? Ho prodotto molte tracce del disco ma ho anche collaborato con produttori che fanno parte del mondo urban e trap: mi ha aiutato molto.

Nel disco strofe e musica sono sempre diverse.


E’ un album diviso in tre parti: me le descrivi?
La prima è lo sguardo, si tratta di riflessione su quello che vediamo degli altri e con gli altri. Ti metti davanti a una scena e discuti con una persona di ciò che stai vivendo.


Qui troviamo Mi sono innamorato di te, che ha un significato speciale.
E’ la canzone che a Natale regalo al mio compagno. Parto dal titolo di Luigi Tenco ma ho voluto cambiare il significato. Parlo della difficoltà del mio compagno di coniugare i congiuntivi, ma lui non ne coglie il romanticismo.


Passiamo alla seconda.
L’immagine, è la parte più carnale del disco, parlo di sottomissione sessuale. Qui c’è

Malumore francese fatta in collaborazione con Carla Bruni, una decadente ma sostenuta a livello ritmico.


Terza parte.
L’iride che è concept del disco e rappresenta la parte più cinematografica; inizia con una intro di due minuti. Infanzia negli occhi è il brano che apre la terza parte, quella dove rifletto su cosa non vogliamo far vedere agli altri. Qui c’è pure Ti avessi conosciuto prima scritta da Giuliano Sangiorgi tanti anni fa, un regalo che mi ha fatto Giuliano.

 

Come nasce il titolo?
Io ho molti quaderni in cui scrivo appunti, e la frase Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi era una di quelle note: posso averla scritta dieci anni fa o pure ieri, l’ho visto come un segno e l’ho scelta come titolo del disco


C’è un importante aspetto narrativo nelle tue canzoni.

Subisco il fascino delle storie e non importa che siano raccontate con il cinema, la pittura o la musica. E a proposito di cinema ti dico che ho partecipato a due film, sono stati momenti belli che mi piacerebbe aumentassero per quanto sia consapevole che il mio core business è la musica. Il cinema mi ha insegnato cosa significa fare in squadra. Ho avuto la fortuna di lavorare in film vicini alle mie idee e oggi vorrei continuare a poter raccontare altre storie, attraverso la musica.


Stai facendo una importante esperienza ad Amici e il contatto con artisti così giovani ti mette a contatto con le loro fragilità. Pensiamo al momento delicato che sta attraversando Sangiovanni.
La musica ha spesso ritmi oppressivi, c’è poca educazione nei confronti dell’artista. Sento molto il tema di Sangiovanni, lo sento forte. Gli artisti che vediamo ora, molto esposti, sono molti giovani. Immagino che ci sia molto da processare. Io ad Amici sono un ascoltatore e cerco di dare la mia opinione. E’ un lavoro molto complicato, i talent sono cambiati, i ragazzi sono cambiati. Ora la musica è molto portatile e i meccanismi che la governano sono più strutturati.


Dopo Carla Bruni dobbiamo aspettarci altre sorprese?
L’attaccamento all’Umbria lo ho riscoperto negli ultimi anni: chissà se potrò collaborare con Monica Bellucci forte del fatto che mio nonno era molto amico del padre. A proposito di Carla ti dico che sono da sempre suo fan, ho sempre subito la sua fascinazione. Decido di mandarle la canzone, non sapendo se le può piacere. Lei si innamora del brano. Prendiamo una stanza al Grand Hotel et de Milan e il brano nasce lì: mi piaceva l’idea che le nostre voci si unissero. E’ la persona più generosa con cui ho collaborato inoltre essendo autrice delle sue canzoni ha un grande peso nella scrittura.


Progetti live?
Intanto ho annunciato due concerti a maggio, il 12 a Milano e il 26 a Roma. Poi vedremo.

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