Pinguini Tattici Nucleari a Milano: "Inseguite i sogni come noi abbiamo fatto col nostro"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

E' partito da Milano il tour, tutto sold out, dei PTN. Nel 2025 torneranno negli stadi con un nuovo progetto. IL RACCONTO

Un' apparizione folgorante e puntuale. Sono da poco passate le 21 quando i Pinguini Tattici Nucleari aprono una nuova pagina della loro storia infinita. Sul frontespizio l’incipit è Scrivile scemo con scrivile scrivile che si ripete come un lungo eco e alla fine è tempesta sull’onirico videowall. Scooby Doo è la famiglia Addams, è il Bates Motel di Psycho, poi arrivano gli zombie del maestro Romero; per non farsi mancare niente intuisco le persiane dal volto umano che ricordano la casa dalle finestre che ridono, film d’esordio di Pupi Avati: una canzone e mille citazioni a simboleggiare l’amore per il cinema e il finale ha un eco alla Michael Jackson, coi PTN oscuri che si scatenano in un moonwalker alla bergamasca. Riccardo Zanotti ringrazia, in un Forum straripante di persone e di vita, quelle che dal giorno precedente erano accampate in tenda per non perdere il fronte del palco: “Si anticipa l’inizio e ora cantiamo la fine e penso ai versi della poesia Ode al Carciofo di Pablo Neruda. La canzone è dedicata alle storie d’amore perché come la verdura hanno una data di scadenza, si chiama Verdura”. Accompagna il brano una video di animazione che ricorda un banco di ortofrutta a Disneyland. Riprende la parola Riccardo: “Per noi è un amore immenso che qualcuno si tatui frasi di nostre canzoni, ci sono pagine Instagram che racchiudono questi tatuaggi e noi le consumiamo. Abbiamo creato un rito quasi sacro dall’anno scorso: una persona dal pubblico, e stavolta è Carlotta, si fa tatuare Hold On”. Sullo schermo ballano due mani animate, una da Intelligenza Artificiale l’altra più umana si toccano in punta di dita come Adamo e Dio nel capolavoro di Michelangelo. Sul finale è un incrocio di mani!

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CUSTODIAMO I SEGRETI SCRITTI COL PASTELLO BIANCO

La Storia Infinta è sempre più tolkeniana e sempre più vicina alla felicità. Sul finale la band si eleva su cinque piattaforme, solo Riccardo resta a livello palco. “Tutti fuori le chiavi e fatele scuotere -dice Elio Biffi- sono oggetti potenti, sono il simbolo di quello che aprono, ma sono anche il simbolo del popolo palestinese che una casa non ce lo ha più. Vi leggo dei versi di Mahmoud Darvish”. La canzone che segue è Bergamo. Dall’accoglienza alla solitudine: Hikikomori è lo specchio dell’isolamento volontario delle persone che sono sempre collegate virtualmente; la storia si dipana in locali moderni, raffinati ma senza anima. Riccardo rilancia il senso della fratellanza dicendo che “ora cantiamo per chi è fuori di testa, fuori dal giro giusto e anche fuori di casa, insomma Fuori dall’Hype!”. Si accendono i cellulari e voliamo tutti fuori dall’hype spinti da un video onirico. Una carezza che sa di rivincita verso la discografia è in queste parole: “Ci sono canzoni che non diventano mai singoli ma entrano nel cuore del pubblico, ce n’è una che mai è stata spinta né passata in radio…”: la canta solo il pubblico nella prima parte ed è un trionfo, si intitola Lake Washington. Il finale con fuochi d’artificio. Si apparecchia la tavola, e non in senso figurato, e il desinare comincia raccontando momenti di vita a partire da Scatole che è la storia della vita di Riccardo e di suo papà e del lavoro che lui voleva fare e il babbo non accettava. Giulia parla di qualcosa di torbido ed è un momento dell’epopea universitaria di Elio Biffi, che a Milano la ha frequentata: una favola moderna e post moderna, un cocktail di nostalgia e ansimi erotici. Restiamo in ambito didattico per raccontare che una volta l’anno, finita la scuola, ci si trova attorno a un tavolo per riepilogare illusioni e disillusione: è il tema de La Cena di Classe. Dopo Giovani Wannabee “andiamo a parlare dell’Alzheimer -dicono i PTN- non se ne parla tanto e abbiamo deciso di farne una canzone perché quelle persone vivono come fossero in gabbia e una gabbia la abbiamo portata sul palco per tenerci distanziati, vederci offuscati. Solo la musica ci può tenere insieme”; la canzone è Ricordi e Riccardo ne canta una parte in mezzo al pubblico. Si balla col deejay set e quindi si riprende con l’esplosione festosa di Rubami la Notte per poi saltare all’impatto generazionale tra giovani e anziani che tra pensioni, sfilze di app, guerre e ambiente che scivola in un quesito esistenziale: meglio la Coca Cola o la Coca Zero? Si resta refrigerati con Antartide che trasmette realmente un senso di glacialità. Le canzoni si dedicano a chi si ama, alla famiglia, agli amici ma “la prossima la dedichiamo a noi stessi e siamo in tantissimi a lavorare affinché questo concerto possono realizzarsi. L’importante è con chi fai il percorso ma anche come lo fai”: è l’intro poetica di Dentista Croazia. La festa dovrebbe finire con Ridere e il suo shampoo all’albicocca…ma i ragazzi decidono che non è ancora il momento dei saluti, c’è ancora tempo per Zen, Ringo Starr, Pastello Bianco e il consiglio, quando torneremo a casa, di non raccontare tutto, certe cose devono restare per noi: “Non diciamo a nessuno quello che scriviamo con un pastello bianco”.

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