Alice Merton, il nuovo album è Heron: "Racconto storie in musica. E dico no ai rimpianti"

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Valentina Clemente

Valentina Clemente

Un airone, che torna e ritorna, e non solo nel suo immaginario. Ed è il titolo del nuovo EP, Heron, in uscita il 12 aprile. Alice Merton, cantautrice che abbiamo conosciuto grazie al brano No Roots, torna con nuova musica. E tante storie, che ha raccolto in questo tempo, anche chiacchierando con amici (e spesso restando sveglia di notte a processare quei pensieri e tradurli in melodia). L’abbiamo incontrata: ci ha raccontato anche di Run Away Girl e Pick Me Up, due singoli anche hanno anticipato l’arrivo di Heron

Incontriamo Alice Merton un pomeriggio dei primi di aprile, quando mancano pochissimi giorni al 12 del mese, quando uscirà “Heron”, nuovo album della cantautrice. Ne parliamo insieme in una chiacchierata via zoom, e Alice ci accoglie virtualmente nel suo studio. Resto immediatamente colpita dai dischi d’oro e di platino per No Roots, la canzone che ha permesso a molti di noi di conoscere il talento di Alice. Ti è servito molto tempo per ordinare questi riconoscimenti e poi appenderli? le chiedo. E lei, con un sorriso timido, mi risponde che sì, ci ha impiegato un po’ di tempo e si è fatta aiutare da un amico per riordinarli. Avremo modo di parlare anche di No Roots, certo, ma il punto di partenza della nostra conversazione è la nuova musica che sta arrivando. Heron, airone, è il titolo del nuovo progetto discografico, anticipato dai singoli Run Away Girl e Pick Me Up. Due titoli che sembrano quasi consequenziali: una ragazza che scappa e poi sembra voler chiedere di essere aiutata.

"Run Away Girl ispirata da eventi realmente accaduti"

Partiamo dal primo titolo: ti sei ispirata a qualcosa di realmente accaduto per scrivere Run Away Girl?

Sicuramente questa canzone è stata ispirata da eventi accaduti nella mia vita: sento spesso di essere sempre alla ricerca di qualcosa: un suono diverso, uno sguardo differente sulla vita e cose del genere. Il brano parla di questo, ma parla anche del fatto che a volte tutto può diventare un labirinto, come se il mondo ti stesse giocando uno scherzo e inizi a pensare che la felicità di tutti necessariamente debba essere anche la tua. E così dimentichi quello che ti rende veramente felice. I social media ci influenzano tantissimo e spesso pensiamo che la vita degli altri sia sempre più bella, ma non è sempre così. Con Run Away Girl ho voluto raccontare questo aspetto ma ho anche sottolineato che è importante non seguire le tendenze, quello che fanno gli altri, non seguire la massa. C’è una frase nel brano che dice Don’t you ever look back, ovvero: non guardarsi mai indietro. Penso sia molto importante non rimpiangere mai le decisioni prese ma soprattutto continuare a vivere la vita come si desidera, senza pensare a cosa avresti potuto fare diversamente.

Heron Alice Merton

"Mi concedo del tempo tra la scrittura e la realizzazione del brano"

Parlando di social media, ormai se non pubblichi significa che non stai vivendo. È stato difficile per te come musicista includere i social media nel tuo percorso artistico?

Ci sono sicuramente momenti in cui vorrei che i social media fossero così importanti. Voglio dire: okay, fanno parte della nostra vita, ma mi piacerebbe fossero meno presenti... Adoro condividere video musicali, idee, immagini, ma a volte sento che è un po’ irrilevante, e se non pubblico qualcosa in una settimana mi sento quasi in copa..ecco, non voglio sentire questo tipo di pressione, e soprattutto non voglio essere dipendente da qualcosa che non penso sia così salutare a lungo termine. Sto cercando di trovare un equilibrio in questo: lo vedo come un lavoro e anche come uno strumento per connettermi con le persone, ma senza perdermi troppo in tutto il mondo dei social media e trascorrere una quantità infinita di tempo guardare cosa fanno gli altri... perché altrimenti diventerei pazza!

 

La vita scorre così veloce ed è spesso complicato trovare tempo anche per noi stessi. È stato difficile trovare il tempo per la tua musica, lavorarci sopra e poi dire: Ok, è pronta, andiamo?

Vado a periodi. O meglio: trascorro molto tempo a scrivere mentre faccio altre cose, anche andare a teatro. Poi torno in studio e scrivo. Quindi spesso mi concedo del tempo tra la scrittura e la realizzazione dei brani. E poi effettivamente decido se c’è un messaggio che voglio condividere con le persone. Ci sono un sacco di passaggi che devo affrontare prima di pubblicare le mie canzoni e spesso mi concedo molto tempo. È importante far crescere ogni brano prima di condividerlo.

La scelta del titolo, Heron (airone)

Mi affascina la scelta di mettere in copertina un airone. È un’immagine molto elegante. Raccontaci il significato dietro questa tua scelta…

Sono sempre stata molto affascinata dagli uccelli. Quando abbiamo scattato le foto per l’EP, non avevo ancora scelto un nome. Guardando alcune di queste immagini ne ho visto una in cui io faccio proprio il movimento dell’airone, e ho subito pensato ad un essere umano che ha il desiderio di diventare un uccello, pronto a spiegare le ali. Adoro il fatto che gli aironi si distinguano per autoriflessione, eleganza, contemplazione, molti aspetti in cui mi identifico. È strano anche perché quando ho iniziato a scrivere l’EP, l’airone è stato il primo volatile che ho visto nel centro di Londra. Stavo scrivendo l’EP proprio a Londra e c’è un posto dove gli aironi si ritrovano (sì, è tutto vero!). Sono uscita con un amico e ci siamo seduti a guardare questi uccelli, e poi un anno dopo continuavo a pensare Come posso chiamare questo EP? Mi sono detta: Heron! (airone)

 

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"Spesso i miei brani nascono da chiacchierate con gli amici"

È bello vedere come riesci ad unire tutti questi aspetti della tua vita, dalla musica alla natura, e molto altro ancora. L’ispirazione per comporre i tuoi brani arriva anche da questi elementi?

Sono molto fortunata perché mi piace andare a teatro, incontrare amici e parlare con loro…molte delle mie canzoni nascono proprio grazie a queste conversazioni. Uno dei brani di questo EP si intitola How well do you know your feelings ed è nato proprio da una chiacchierata con un’amica che, in quel periodo, stava affrontando un momento difficile…cercava solo di accontentare gli altri, pensando che la sua felicità derivasse proprio dal rendere felici gli altri. È stato il momento in cui mi sono detta: devo scrivere una canzone in cui spiegare come ci si sente, effettivamente. Trascorro molto tempo, spesso di notte, a pensare a queste conversazioni, a come poter accogliere alcuni aspetti di esse, cercare di capire come si sentono le persone e poi…a come tradurre tutto questo in un brano.

 

Percepisci l’energia di queste storie che le persone scelgono di raccontarti?

Sì, certo. E credo sia un bene ma anche un male! Da una parte sento tutto in modo molto intenso, proprio quando le persone mi parlano. Ma è anche un po’ pauroso perché mi tiene sveglia a lungo. Ieri notte sono stata sveglia per circa cinque ore: non riuscivo a dormire perché sentivo queste emozioni attraversare il mio corpo, ed erano le emozioni di quella persona. È bello scrivere canzoni, ma è anche difficile fare un passo indietro e dire Ok, questo non sei tu, non è una tua sensazione... lo senti e basta. Hai solo bisogno di fare un passo indietro e anche dormire un po’! (ride)

 

Le energie, poi, non sono sempre positive…

Esatto! Sono piuttosto brava a scegliere le persone con cui lavorare, proprio perché arriva tutto dalle energie che mi trasmettono…e sono tutte ottime.

Le collaborazioni per "Heron"

Raccontaci di più del dietro le quinte di questo EP: hai lavorato con Jonny Coffer ed altri collaboratori di lunga data. È stato bello tornare in studio?

Per realizzare questo EP ho lavorato con persone con cui da tempo già collaboravo: Jonny Coffer è uno di loro, abbiamo fatto alcune canzoni insieme. Ho anche collaborato con Paul Whalley, un produttore ed ingegnere fantastico. Non lavoriamo mai tutti insieme: preferisco scrivere con una sola persona, perché più gente è presente in sala, meno energie ho. È sempre una bellissima esperienza: mi sento bene quando lavoro con loro, e non lo vivo come una vera attività lavorativa. Con questi professionisti riesco a mettere insieme i pezzi del puzzle. Amo molto i piccoli gruppi, non sono una fan di grandi riunioni e video musicali: appena ho un’idea ben chiara in testa, preferisco dedicarmi ad essa con uno o due collaboratori al massimo. Amo lavorare con il mio amico Elias Köhler, che ha realizzato il video di Pick Me Up, e ha realizzato tantissimi visual per Run Away Girl. Quando lavoro bene con qualcuno, me lo tengo stretto!

L'attualità del brano "No Roots"

Alice, sei stata una delle prime a dirci che non c’è nulla di strano a non avere radici, con la tua canzone No Roots. È un testo più attuale che mai. Perché, secondo te?

Mi piace l’idea che tante persone ascoltino ancora quella canzone, se la sentono vicina. Non sono molto brava a capire perché un brano è più speciale di un altro…ma so che traduco le mie sensazioni in canzoni. No Roots racconta la mia storia, ma non avevo idea che così tante persone avessero una storia simile alla mia. In molti mi hanno scritto dicendomi che avevano cambiato tante case e paesi, ma è bene sapere che va bene così. È bello sapere che tante persone la ascoltano ancora!

Presto il tour

Stai preparando un tour?

Sì. Stiamo preparando i concerti negli Stati Uniti, dove suoneremo a maggio. Poi torneremo in Europa per alcuni festival e live. Stiamo iniziando a preparare la scaletta: un altro aspetto bello di questo lavoro!

 

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