I Segreti pubblicano l'album Bellissimo: "Non ci arrendiamo mai, siamo dei combattenti"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Irene Trancossi

Il terzo disco della band di Parma è composto da dieci canzoni di richieste, di affermazioni e di tutto quello che è più difficile da spiegare ad alta voce. L'INTERVISTA

I Segreti hanno ribattezzato Bellissimo il loro terzo album in studio. Angelo Zanoletti (voce, tastiera e synth), Emanuele Santona (basso) e Filippo Arganini (batteria)

hanno saputo emergere nella scena indie grazie ai tratti distintivi di un sound elettrico e trascinante e uno stile che si nutre di epoche diverse. Bellissimo ha la produzione artistica di Matteo Cantaluppi.

Partiamo dalla storia dell’album e dall’urgenza di raccontare gli ultimi due anni attraverso le sensazioni più che attraverso la storia.
L’album nasce sul finale, quando avevamo tutte le canzoni. In origine non pensavamo a un album, poi scritta La Chiave, che è la canzone che spiega meglio il progetto, si sono uniti i puntini. Abbiamo attraversato due anni di inseguimento delle canzoni, aspettando che arrivassero. Oggi ti dico che siamo contenti di avere aspettato tutto questo tempo, il disco ci piace.

In Vienimi a Salvare dite “quante vite intorno e che profonda solitudine”: dobbiamo salvarci da noi stessi o aspettare qualcuno? Perché visti i tempi c’è il rischio di fare la fine del Capitano Drogo ne Il Deserto dei Tartari che è morto aspettando un nemico che non è mai arrivato rinunciando a ogni forma di salvezza. Per altro anche ne La Chiave c’è un forte senso dell’attesa.
L’attesa viene da noi che dobbiamo aspettarci e sapere quale è il momento giusto. Poi, è vero, ci sono momenti complicati anche per il mondo. L’attesa di tempi migliori è generale, lo avvertiamo molto. Cerchiamo di capire come vivere questo tempo.

Adios trasmette una sensazione catartica, c’è la voglia di cantare a squarciagola nonostante il caldo e le guerre: avete dato una risposta a “che ca**o vivo a fare”?
No. Però è vero che può essere catartico. Va in contropiede rispetto all’aspettare, qui ce la cantiamo, andiamo al mare, incontriamo persone simpatiche. E’ una canzone liberatoria.

Metti una sera a cena è la canzone più di quotidianità dell’album: in questa epoca difficile, quanto è difficile essere quei sognatori che vorrebbero avverare i sogni che hanno dentro?
Tanto! Infatti qui c’è una lista di cose quotidiane che sfocia poi nel sogno, nel desiderio. Racconta il momento in cui i desideri si possono avverare, è magica.

La vostra Loren mi ha ricordato Dove siamo rimasti a terra Nutless di Capossela: in entrambe si respira un senso di resa ma non di rassegnazione, è così?
E’ così. La rassegnazione non c’è mai nelle nostre canzoni, c’è una apparente sconfitta ma mai un ritirarsi. C’è un combattere il presente e le nostre difficoltà interiori, sono temi che tornano nelle nostre canzoni. E’ la storia di una ragazza complicata che vive a Milano nonostante quella città non faccia per lei.

“E scusami se parlo di vita e di tempo, Ma cosa rimane da scrivere”: eppure voi ne scrivere, sembra quasi una contraddizione. Anche perché in Cose Piccole dite che c’è sempre la possibilità di tirare fuori le parole, quelle giuste.
La scrittura dei testi è per lo più studiata, c’è un buttare giù le idee ma le parole restano lì finché non ci sembrano giuste. E’ una contraddizione ma anche il disco lo è: Bellissimo è accettazione della contraddizione. Ci sono momenti in cui ti chiedi cosa devi scrivere anche in riferimento all’aria che respiriamo. Non ti arrendi e cerchi la visione attraverso la quale devi parlare.

“Mi accontento della pace e della calma” è già un traguardo ambizioso che oggi si può chiamare felicità, visti i tempi: è quello l’obiettivo dell’animale sociale?
In parte sì, è lo step primario. Pace e calma sono già una buona partenza e mai sono scontate.

Ascoltando Bellissimo, che chiude l’album ho realizzato che parlate spesso di cielo, nuvole e sole: siete ragazzi che vivono con gli occhi a scrutare l’empireo?
Lo è. I nostri testi sono molto riferiti alla natura e all’infinito, alla ricerca di qualcosa che non c’è, di poco tangibile. Parlando di emozioni è facile arrivare a queste considerazioni.

Ci diamo come obiettivo del 2024 di passare un po’ di pomeriggi a cercare gli aquiloni nel cielo?
Gli aquiloni li cerchi come le canzoni, è difficili trovarli. Noi aspettiamo i momenti in cui escono le parole giuste., bisogna trovare quello che volevi dire nel giusto, parlando di sentimenti.

Oltre alle date già annunciate che accadrà da qui all’estate?
Ci sarà anche un tour estivo che annunceremo a breve. Al momento non pensiamo a canzoni nuove, ci concentriamo solo al tour, siamo settati su quello. Poi ho idee e appunti sui cui lavorare in futuro ma al momento la testa è sul palco.

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