Il brano ha un testo che sembra suggerire ma porta fuori strada e che nonostante i camuffamenti comunque torna a sé, seppur con un po’ di fatica
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Tra le undici canzoni che compongono il nuovo album Diaspora, ho scelto Luci come singolo apripista, ma non per le solite ragioni. Generalmente si decide il singolo in base ad una sua presunta maggiore accessibilità rispetto alle altre tracce. Non è stato questo il caso, perché fondamentalmente non mi sono posto questo problema.
Luci è stata una delle prime canzoni composte per l’album, è maturata abbastanza velocemente e naturalmente, senza particolari rielaborazioni. In maniera altrettanto naturale si è imposta come una delle tracce pilota, riuscendo a dare un orientamento, delineando e mostrando la strada per l’intero corpus del disco. Questo non significa che Luci sia la canzone esemplificativa dell’album, ne rappresenta pur sempre solo un undicesimo.
Già dalla primissima fase di scrittura e arrangiamento della canzone mi sono accorto che stavo proponendo una sorta di vaudeville moderno e sbilenco. Ho immediatamente deciso di assecondare questa sgangheratezza, togliendo alla batteria il ruolo di sostegno ritmico per conferirlo esclusivamente ai bassi, almeno nella prima parte del pezzo. In questo modo, con le percussioni relegate a colorare con un po’ di umori swing e natalizi, il basso è la vera guida, che preme e strattona la voce, cercando di seguire una rotta, sebbene sbandi fuori strada e deragli molto spesso. Questa incapacità di seguire dei binari dritti mi ha regalato la scusa per accompagnare la musica con un testo che sembra ma non è, che suggerisce ma porta fuori strada, ma che nonostante i camuffamenti comunque torna a sé, sempre con un po’ di fatica. Anche in questo senso, la canzone ha avuto un ruolo importantissimo nel suggerire l’approccio a tutte le parole che vengono cantate in tutto il disco.
Non mi piace che i testi intacchino e alterino la natura astratta della musica.
Ancora peggio, spiegare il significato dietro le canzoni, sempre che ce ne sia uno, credo sia estremamente controproducente e pericoloso. Per Luci desideravo un video completamente sconnesso dal testo della canzone, ma che conservasse qualche elemento simbolico del disco, con un po’ di ironia (l’autoironia). Ho deciso di collaborare con un regista nato e cresciuto in Indonesia, che non conosce nemmeno una parola d’italiano, a cui ho imposto una sola regola e lasciato tre parole chiave.
Il videoclip è stato girato nell’altopiano di Dieng, in Indonesia. L’altopiano è un complesso vulcanico, considerato dagli indù come luogo sacro. Il nome Dieng deriva dal Giavanese “di hyang”, che significa luogo degli dei, o degli antenati. Luci è la terza traccia dell’album Diaspora, nato grazie ad una fotografia di Chiara Porcheddu. Quella fotografia è diventata la copertina del disco, e Luci, a sua volta, è una fotografia della fotografia. Dietro lo pseudonimo Udde, dal 2015, in totale solitudine, tra Sardegna e Grecia, scrivo e produco musica che stride con il contesto in cui nasce, sempre in aperto contrasto con scopo, tempo e spazio.