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Mameli: "Mai Love non ha lieto fine ma in amore bisogna sempre buttarsi"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista siciliano costruisce un percorso artistico come una serie televisiva con le stagioni e le puntate. L'INTERVISTA

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Mai Love (S1 E1) e il primo capitolo, dopo l'episodio zero Clandestino (S1 E0), del nuovo progetto di Mameli, all'anagrafe Mario Castiglione: si tratta di una sfuriata in una brutta giornata, dove tutto è nero e non passa neanche uno spiraglio di sole. C'è la consapevolezza di un vuoto costante, che purtroppo non verrà mai colmato dall’altra parte. Ogni secondo si lacera sempre di più, urla aiuto sempre di più. Ma non c'è ascolto, siamo solo noi e le nostre ferite.

Mario partiamo ovviamente da Mai Love quindi dalla scelta di farlo uscire adesso e dal gioco di mai che ha una pronuncia possessiva inglese ma in italiano e un addio senza ritorno.
E’ l’episodio uno della mia serie ed è questo il momento giusto per farlo uscire dopo Clandestino perché ho collegato la storia musicalmente, come non mi fossi mai alzato dal pianoforte, dunque c’è un suono coerente. Questo inizio di primavera grigio come l’autunno simboleggia bene il periodo.

Clandestino (S1 E0) e Mai Love (S1 E1) parlano di due amori, una volta c’è lo sguardo fuori un’altra dentro: perché?
Le canzoni le scrivi in determinati periodi della vita. In Mai Love ero immerso nella mia storia e annusavo la mia crisi personale e con l’altra persona. Si parte sempre con uno sfogo.

Da cosa nasce l’idea della serialità tipo serie televisiva, quindi stagioni ed episodi? E il concetto della stagionalità caratterizzerà le tue produzioni future?
C’è la voglia di raccontare la musica in modo diverso, in maniera più personale nella stagione in cui siamo all’apice della saturazione. Accorpo qualcosa in più come il mini-corto che è a puntate. La scelta di pubblicazione è influenzata dalla stagione, l’ascolto di un pezzo è legato a dove siamo, con chi e perché siamo lì.

Visto che parli di due amori finiti, il gusto dell’ultimo bacio ha la dolcezza del ricordo o l’amarezza del fallimento?
Per l’amarezza del fallimento, non c’è redenzione. Non riuscirei a vivermi quel momento con accettazione.

“Per amarsi serve tempo, per odiarsi un’ora”: perché non siamo capaci di lasciarci un attimo prima che l’amore diventi odio?
Anche quando ci lasciamo e abbandoniamo la nave l’odio non è il solo sentimento, resta anche l’affetto. Quello che va via è l’amore. L’odio arriva dopo, è il passaggio successivo allo sconforto e alla rassegnazione. Per me in questa società è più facile odiarsi che amarsi, l’odio lo decantiamo ma è meno presente di quanto lo raccontiamo eppure resta la salvezza unica. L’odio è ovunque.

Dopo quello che hai raccontato in Clandestino S1 E0 credi ancora nei colpi di fulmine?
Assolutamente. Parlo per le mie esperienze personali ed essendo impulsivo vivo di pancia e con poca testa in tutto quello che ha la passione dentro.

Lo definisci un “amore clandestino” dunque sapevi già che non aveva un futuro o rifaresti tutto per la gioia di “non vedo l’ora di precipitare di nuovo”?
Lo rifarei, è bello precipitare anche se c’è la paura del salto.

Hai sostituito i Daft Punk con un altro gruppo?
In questo momento no, non li ho sostituiti, ma prima o poi arriverà un altro gruppo.

Prendi ancora l’ascensore o solo scale?
Ancora l’ascensore anche se c’è la paura di restare bloccato. Vedrete la storia come procede, molti ragazzi ci si ritroveranno. E’ stato bello scrivere la sceneggiatura che parla di errori miei, ma che possono riguardare anche altre persone, e che possiamo essere più bravi.

Già in Amarcord parlavi di relazioni fragili ma la parola chiave era nostalgia. Adesso sembri più duro, è arrivato il disincanto?
Sì ma anche della crudità. Me ne rendo conto, quello era più fiabesco, nostalgico e delicato. Questo è più carnale anche nei testi.

L’altra differenza sostanziale è che Amarcod si chiudeva con Futuro, brano che racconta che siete tornati insieme. Quindi la speranza ha vinto. Stavolta cosa è successo?
Stavolta non vincerà la speranza perché mi sono fermato con la scrittura al momento del collasso, lì finisce la scrittura del disco. E’ più intenso e forte scrivere fino al collasso e non iniziare dal momento dopo.

Cosa puoi anticiparmi dei tuoi prossimi progetti?
Usciranno i prossimi episodi, sia per la musica che per la video-storia di Claudia e Giovanni intrappolati nell’ascensore e a oggi non si capiscono ancora i personaggi, confusi tra claustrofobia e nervosismo. Le canzoni poi saranno raccolte in un album.