Jess: "Nell'album 'sola a casa e altri sbatti' non ho schermi, i pensieri mi invadono"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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La cantautrice milanese debutta col racconto degli ultimi due anni della sua vita, un viaggio intimo in un mondo che non prevede i colori pastello. L'INTERVISTA

sola a casa e altri sbatti è l'Ep d'esordio della talentuosa e poliedrica cantautrice Jess. Prodotto da Ledo, mix e master di Ugo Bonucci, è un progetto discografico intimo, personale, figlio del vortice creativo che ha travolto Jessica Lorusso negli ultimi due anni e che racchiude l’universo caleidoscopico di colori, parole e melodie della cantautrice milanese. La raccolta, caratterizzata da sonorità pop acustiche con contaminazioni R&B, si compone di sei tracce più una bonus track e si presenta come un viaggio nella solitudine assordante di una casa vuota che costringe a rimuginii costanti, dove tutto prende le sembianze di un enorme sbattimento da arginare.

Jessica il tuo album è il racconto degli ultimi due anni della tua vita e tu mi ricordi Atlante: lui sulle spalle portava il mondo, tu una casa vuota. Cambia la modalità ma il peso è lo stesso. Quale elemento ha fatto germogliare sola a casa e altri sbatti?
Mi piace l’immagine, è quello che ho percepito io, è il peso di qualche cosa di grande sulle spalle. Stare da sola in casa quando chiudo fuori la vita, gli impegni, la gente, crea un movimento di pensieri e ricordi verso il cervello e il cuore, in quei momenti non ho schermi e arrivano direttamente da me. La sola forma di difesa è stato scrivere e mettere in musica queste emozioni.

L’album inizia con barattolo che racconta di una perdita. A un certo punto dici “mi lascio tutto alle spalle” che è l’esatto contrario di quello che accade perché è una canzone di memoria. Cosa sei riuscita a lasciare andare?
In realtà niente, è più un augurio che faccio a me stessa. Difficilmente lascio andare le cose soprattutto se sono ricordi belli. Ho lasciato andare fisicamente una canzone ma mi rimane tutto. La frase è una protezione verso i non detti per riuscire ad andare avanti.

Hai scoperto dove è “tutto l’amore che mi hai dato”?
Parte di quello che mi ha lasciato è negli oggetti, sono il punto di incontro tra due dimensioni, è come se gli oggetti fossero il tramite di messaggi tra due mondi. L’oggetto è un richiamo fisico che mi porta a rivivere tutto quello che è stato.

Tra un mese arriva il 2024 dunque il 2023 lo consideri un anno che va o uno che resta?
Il 2023 è un anno che resta perché mi porto tante cose di lui nel 2024 e spero in quelli futuri, semi che spero cresceranno. Certo l’Ep è una liberazione, ora voglio scrivere di cose nuove.

Riascoltando sbatti la sensazione è che il racconto di momenti quotidiani sia in realtà un modo per nascondere la fragilità di chi naviga su una barca di carta. Anche in saturno parli di “altri che piangono e in silenzio si vergognano”.
Un po’ sì, quando scrivo non è la mia finalità dire alle persone che mi ascoltano, e non so chi sono, questa sono io. Lo dico a me stessa, nei miei brani torna una sindrome dell’impostore, alla fine sono una persona a caso, come spiego nel teso. La musica aiuta in primis me e poi mi auguro chi ascolta trovi rassicurazione.

l'ultimo Jedi è una storia d’amore con una persona di troppo…“di certo sei con lei”…oggi ti senti “la terra straniera da visitare e ridere”?
Assolutamente sì. Quando lo ho scritto era una speranza e un sogno, oggi mi sento così, è bello guardarsi indietro e vedere che la situazione è evoluta in positivo. Le cose cambiano anche in pochi mesi.

Fondamentalmente è un disco di assenze, penso all’incipit di una persona a caso “sola a casa senza te” e a “ho il cuore pieno di un abbandono che non ho scelto” di Segreteria: oggi è tornato il drago? Oppure l’assenza prendi con filosofia?
Diventa una accettazione a un certo punto, anche lavorando su noi stessi. O vivi accettando compromessi o non vivi più, la vita diventa pesante e nera. Questo è un Ep che non ha colori pastello: scrivere su pagine bianche per fare uscire il nero è parte di questo processo.

Se qualcuno ti dice “signorina cosa fai stasera” lo ascolti o fai un esorcismo?
A oggi forse un esorcismo perché difficilmente ho sere accompagnate dal lusso di dire esco. Sono sempre impegnata, ma un po’ di relax ci vorrebbe. Vediamo nel 2024 di riuscirci.

Hai imparato a sporcarti le mani e non avere paura delle persone? E se hai dei dubbi la regola è canta che ti passa?
Assolutamente sì. Fatico a relazionarmi, è sempre stato un mio difetto. È un insegnamento ricevuto da piccola: gli altri sono come te. Il mio cervello fa questa traduzione, lo faccio con fatica non mi viene naturale. Poi arriva il canta che ti passa che è il mio mantra.

Le ciliegie sono mature e continuano a inventare parole e muoversi col teletrasporto?
Io qui parlo a mia sorella, è un rapporto vero che esiste ma è applicabile anche alla migliore amica o al migliore amico. Quando ci vediamo il tempo torna indietro, le ciliegie tornano sulla pianta. Insieme abbiamo la stupidera, ci sono cose che sappiamo solo io e lei e parliamo in codice. È bello quando ci si ritrova ad avere un mondo da richiamare come sappiamo noi nonostante siamo nella vita adulta.

Alla fine prometti che d’ora in avanti non ti vesti solo di sbatti? Che qualcuno lo chiudi nell’armadio?
Combatto perché la vita non sia solo uno sbattimento. L’armadio lo sto riempiendo, per lasciare la vita quotidiana libera e farmi stupire da quello che succede di positivo. Sì, è la mia promessa per il 2024.

Che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
Ho già pezzi pronti e ne sto scrivendo altri. Vorrei fare uscire una raccolta di collaborazioni con artiste donne. Penso ai live, intanto ci sarà un concerto a fine maggio in un teatro di Milano. Poi finisco l’anno a teatro con i musical Una Volta nella Vita (Once) mentre nella seconda metà di dicembre sarò a Montecarlo con Il Fantasma dell’Opera. Quest’ultimo sarà in scena anche nel 2024 e spero che anche l’altro vada avanti visto che è richiesto da due anni. Per quanto concerne la mia musica penso a concerti intimi che diano spazio anche alla parola senza musica.

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