Chiara Raggi e Giovanna Famulari, l'album In punta di corde: "Racconti in punta di cuore"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Paolo Soriani
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Attraverso storie e canzoni queste due artiste ci hanno disvelato l'epica di donne capaci di raccontarsi e raccontare conquiste e scelte di vita con la sola forza della parola e del linguaggio universale della musica. L'INTERVISTA A CHIARA RAGGI

In punta di corde è il nuovo album di Chiara Raggi, voce e chitarre, e Giovanna Famulari, violoncello e voce. È stato registrato live alla RSI - Radio Televisione Svizzera Italiana durante il programma radiofonico Musica di Seta, viaggio in punta di corde nella musica d’autrice, in onda settimanalmente da settembre 2023 su Rete 2. Scritto e condotto da Chiara Raggi con la partecipazione di Giovanna Famulari, il programma propone alcune delle più importanti cantautrici italiane attraverso storie e canzoni: donne pioniere, capaci di raccontarsi e raccontare conquiste e scelte di vita e, attraverso le loro storie, la forza della parola e del linguaggio universale della musica, donne capaci di ritagliarsi un posto autoriale nel panorama musicale italiano. Raggi e Famulari hanno riletto in ogni puntata, voci, chitarre classiche, acustiche, elettriche e violoncello, alcuni brani delle protagoniste, da canzoni iconiche, reinterpretate con arrangiamenti arditi, a perle ricercate e meno conosciute. Questa rilettura è diventata un album prodotto da RSI e Musica di Seta e un concerto (il tour partirà da Lugano, per fare tappa anche a MilanoRoma e a gennaio a Rimini) in cui, attraverso le canzoni di autrici e cantautrici, da Nada a La Rappresentante di Lista, da Carmen Consoli a Grazia di Michele, Madame, Rettore, Giuni Russo, Alice, Mariella Nava, Paola Turci, Cristina Donà, vengono trattati temi importanti e necessari: accettazione di sé, consapevolezza, legittimazione del proprio lavoro. Troppo spesso le donne che fanno la storia sono relegate ai margini di una narrazione di cui sono, in vero, legittime protagoniste e attraverso questo album, si cerca di mettere il focus sugli aspetti musicali e sulle scelte coraggiose che hanno fatto sì che queste cantautrici segnassero definitivamente la storia della musica italiana.

Chiara partiamo dalla storia dell’album: come è nato il progetto e come vi siete orientate nel mondo delle cantautrici?
Nasce da un progetto radiofonico per la Radio Televisione Svizzera Italiana: quindici puntate per altrettante cantautrici. È una fotografia della musica d’autrice italiana. Con Giovanna abbiamo riletto insieme e fatto una nuova versione di una canzone per protagonista, canzoni live che hanno preso un senso diventando una fotografia ad ampio spettro temporale. In punta di corde ma anche in punta di cuore, solo con le nostre voci e i nostri strumenti.

Ho letto che la scelta dei brani è collegata a un tuo percorso personale: me lo puoi spiegare?
Grazia Di Michele e Mariella Nava sono pioniere. Poi ci sono le cantautrici del cuore che mi hanno fatto fare questo lavoro: Carmen Consoli, Paola Turci e Cristina Donà per arrivare al mainstream contemporaneo e vedere la sua capacità compositiva. Sono tutte artiste sempre fedeli a loro stesse, hanno mantenuto la fedeltà individuale e questo mi ha colpito.

Il vostro è uno dei rari casi dove si lavora per sottrazione, in pratica avete mostrato l’essenza più profonda di ogni brano: è stato musicalmente complesso costruire questa scarnificazione sonora?
Tra noi il difficile è stato trovare il tempo per incontraci e lo abbiamo fatto in varie città italiane. Ogni canzone è stata affrontata a sé stante e riportata alla sua origine dopo avere ovviamente ascoltato l’originale. Le abbiamo eseguite voce e chitarra come potevano essere state scritte, cercando di restare fedeli e concedendoci qualche libertà. La abbiamo vestita con i nostri strumenti dando valore alla parola. Ad esempio in Marea di Madame mi ero persa la sensualità del testo che gli abbiamo restituito.

Cosa significa oggi essere una cantautrice?
Fare questo mestiere con dedizione e determinazione, consapevoli che sono stati fatti passai avanti ma non abbastanza per poter fare serenamente il nostro lavoro. Troppe volte la storia è stata raccontata dagli uomini. Eppure ci sono donne che hanno fatto rivoluzioni ma sono rimaste ai margini della narrazione, nascoste da musicisti uomini. Quando non ci sarà più bisogno di fare programmi sulle cantautrici saremo a un ottimo punto.

La scelta dei brani, e dunque delle cantautrici, segue anche un percorso sociale: avete scelto brani identitari, dall’accettazione di sé allo sfruttamento del lavoro. La musica arriva dove la politica latita?
La musica è da sempre anche un fatto politico. Chi fa musica fa atti politici, bisogna prendere posizione. E noi possiamo farlo anche in modo poetico, pulito e coinvolgente. La funzione sociale della musica non si deve perdere. È un mio diritto e lo pretendo.

“Questa è l'ora della fine romperemo tutte le vetrine” dice La Rappresentante di Lista in Ciao Ciao: in senso metaforico è questa l’essenza del vostro lavoro? Salvare la musica attraverso un atto politico sonoro?
Le cose scomode ogni tanto fanno bene. Quello che può rompere argini e abbattere muri ben venga.

Splendido splendente è anticipatorio del boom della chirurgia estetica: che effetto fa cimentarsi con un brano così visionario?
Da un lato fa paura. Rettore è visionaria e stratosferica. Su questo brano abbiamo fatto un lavoro forte sottolineando l’aspetto drammatico anche a livello sonoro. Donatella lo ha fatto con ironia tagliente e leggerezza ma il testo è tosto. Potrebbero averlo scritto nel 2023, siamo sovra stimolati sulla ricerca della perfezione, sulla forma fisica sempre al top, non ci è consentito di invecchiare: il mio corpo cambia, il viso ogni anno muta, a volte lo vivo meglio altre meno ma tutto fa parte di una evoluzione, togliere i lineamenti è togliere parte di sé e della propria identità.

In Mani Giunte Paola Turci dice che lascerà tutti i suoi figli a un futuro incerto: ti angoscia la direzione che ha preso il mondo? Vedi speranza o “piangerò con discrezione e senza dar nell'occhio”?
È un momento storico terribile, a volte spengo le notizie perché mi addolorano. Mi ritengo fortunata a essere nata in questa parte del mondo, e non lo ho scelto. I privilegi bisogna meritarseli e quello che possiamo fare per le generazioni future dobbiamo farlo. Tutto va fatto contro le incertezze.

Nada in Luna Piena parla di una donna piena di ombre: è così la donna di oggi? Misteriosa, enigmatica, affascinante, autoritaria?
Sono così da sempre. Ci hanno insegnato a essere gentili, amorevoli, accudenti. Se penso che sul letto di morte la mamma di Cenerentola le ha detto sii gentile, mi indigno. Amo la donna che costruisce Nada. Lei si sente una luna piena. Stare dentro certi paletti una volta era sopravvivenza, ora sono stati scardinati: un ragazzo di vent’anni oggi non è interessato a conoscere se una canzone la ha scritta un uomo o una donna, guarda se gli piace e ci si riconosce.

Chiudete con Mi Ritroverai, un brano tuo. Cosa altro c’è nel cassetto visto che parlate di “un desiderio di costruire” e di “addormentarsi con un solo pensiero”.
È una canzone particolare, è la presa di coscienza di cosa è l’amore a 40 anni ed è in chiusura dell’album perché ci rappresenta. Mi piace lavorare con Giovanna in questo momento storico, mi stimola affrontare con lei un repertorio inedito.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Il live che stiamo provando arriverà in Svizzera e poi a Milano e in altre città. Faremo il disco cui si aggiungono brani miei in versione inedita: sarà il mio passato ad adattarsi al mood di In Punta di Corde. Siamo cresciute nel rispetto della musica, con una disciplina interiore che condividiamo e dunque poter eseguire mie brani con lei, attraverso una scarnificazione ma anche con tanto tessuto musicale, unendo le nostre storie che vanno dalla classica, al pop al jazz… è una sfida interessante.

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