Bruno Belissimo racconta il suo EP “Questo disco me lo comprerei”, così groovy e funky
Musica Foto di Francesca Strigi Loddo“Questo disco me lo comprerei” è il nuovo EP di Bruno Belissimo, pubblicato il 7 ottobre per POLYAMORE, label fondata e diretta dallo stesso Bruno. Un progetto che descrive al meglio l’anima musicale del polistrumentista, produttore e dj italocanadese, uno dei pochi ad avere uno stile funky, groovy e così innovativo che da tempo non si vedeva, e ascoltava nel nostro Paese. L’abbiamo incontrato in un momento di pausa delle prove per i suoi live, iniziati il 17 novembre a Roma
Se non avete mai sentito un brano di Bruno Belissimo (del nuovo EP, ma anche quelli già pubblicati), fatelo appena potete. Verrete travolti da una bellissima energia, forte, divertente, che trasmette anche un po’ di autoironia, quell’ingrediente segreto che spesso può svoltare le giornate di ciascuno di noi. Sì: vi farà bene, meglio di qualsiasi medicina. Se poi avete la possibilità di andare a sentirlo dal vivo ancora meglio. Capirete lo straordinario talento che ha Bruno, che mi piace definire “musicista colorato”. E no, non parlo dei suoi abiti (che, comunque, mettono di buon umore, sempre). Mi riferisco al fatto che Bruno ha tante sfumature della musica, e non solo quella di musicista (che comunque è un ottimo punto di partenza). Bruno Belissimo è dj, produttore, polistrumentista e, last but not least, creativo in grade di scoprire e dare nuova vita a brani del passato (che lui sa rendere attuali, bellissimi e perfetti per un club). Ah, cosa molto importante: sì, si chiama per davvero Belissimo, con una l sola, quindi non confondetevi!
La passione per la musica trasmessa dal papà
Cresciuto in Canada da genitori italiani, Bruno ha ascoltato tanta musica grazie al papà, che gli ha trasmesso questa passione. "Papà era un musicista, ma solo perché non suona più. Ora gli rimane una fortissima passione per la musica jazz e fusion, che mi ha trasmesso completamente. Sin da piccolo quegli ascolti sono stati sempre molto “impegnati”. Grazie a questo non ho mai ascoltato la musica in maniera disattenta, proprio perché mio papà mi ha dato sin da subito un’impostazione ben precisa. Impostazione che poi ho spostato sullo studio degli strumenti: io nasco bassista, perché l’ho trovato nell’armadio… ce l’aveva lui! (e mio fratello gemello suona la batteria perché in famiglia mancava giusto questo strumento). Da qui è nato l’amore per la musica e per lo studio degli strumenti stessi. Ho sempre avuto un approccio molto funky: suonando il basso mi sono orientato ad ascolti legati a funk e Motown, tutta musica di matrice americana. Non ho mai ascoltato tantissima musica italiana, se non quando ho scoperto il mondo dell’italo-disco e di quella disco, degli anni Ottanta, che ho poi abbracciato completamente e che è diventata passione e filo conduttore dell’estetica del suono che mi piace. Infatti Questo disco me lo comprerei è un titolo di un pezzo molto raro e poco conosciuto dei primi anni Ottanta di Beatrice… un disco quasi introvabile, di cui ho voluto fare una versione moderna. Mi piaceva anche l’idea, come dicevamo prima, di mettere un velo provocatorio e di autoironia, e di costruirci una comunicazione attorno, un immaginario che mi divertiva molto. Nel pezzo, di fatto, si sente poco la voce di Beatrice, e la mia versione è un edit, ma mi piaceva molto l’idea di farne una mia versione".
Il mondo (tutto da scoprire) dell'italo-disco
E tu come hai trovato questo pezzo?
L’italo-disco è un mondo immenso, pieno di brani e cose bellissime. Alcune sono già state scoperte e riscoperte dopo tempo, altre non ancora. Facendo il dj e mettendo i dischi, ho sempre la voglia di andare a scovare cosa c’è, ancora, da trovare e da far suonare. E Questo disco me lo comprerei è proprio uno di quei brani… Passo molto del mio tempo a spulciare nei grandi cesti della musica se così si può dire, perché se ci pensi, il dj vuole suonare sempre qualcosa che gli altri non conoscono o vogliono riscoprire.
approfondimento
La Prima Estate, ecco Jamiroquai, Nu Genea e Studio Murena. FOTO
La cover dell'EP
Raccontami della cover del disco e di quella foto di te, con lo sguardo da cattivo (che proprio non sei!) e New York.
Parte tutto da un gioco: visto che la title track arriva da un pezzo già esistente, ho pensato di guardare un po’ al passato anche per la cover del disco. Quando i dj suonavano solo i vinili si facevano queste white labels, ovvero dei vinili da dare ai dj ancora prima dell’uscita ufficiale, in modo tale da diffonderli. Generalmente erano versioni stampate senza copertina, vinili tutti bianchi, e molto spesso si mettevano delle note (che sarebbero state utili al dj, anche su come far suonar quel vinile). Per la copertina del mio EP abbiamo giocato un po’ con il passato e con l’idea delle white labels, anche perché il brano arriva dagli anni Ottanta. Tra l’altro le parole “questo disco me lo comprerei” sono state scritte proprio da me ed ero un po’ agitato! La cover è una foto fatta da sopra, un po’ storta… mi piace molto. La comunicazione, ovviamente, è molto importante e mi diverte molto occuparmene. Bisogna capire come comunicare al meglio un lavoro a cui io stesso ho dedicato sei, sette mesi, anche perché spesso c’è il rischio, attraverso una comunicazione non ottimale, di rovinare quello che è stato realizzato in studio. Per questo EP, e come ho sempre fatto, tutto si basa sull’autoironia, sdrammatizzo molto con il mio modo di fare. E poi, per parlare della mia foto con New York: in studio ho questo fondale sin da quando ho preso quello spazio e l’ho usato per un sacco di cose! Per quella foto, in particolare, ho scelto un outfit molto particolare, a cui ho aggiunto anche uno sguardo quasi da cattivo. C’è chi mi ha detto che ho un atteggiamento da anchor di Tg, chi pensava fosse tipo un manifesto elettorale, tanto che all’inizio volevo anche mettere uno slogan… ma mi sono detto: lasciamo agli altri l’interpretazione, non aggiungiamo nulla. New York come fondale è anche un’idea di apertura al mondo.
approfondimento
La Prima Estate, l'artista del giorno: Frah Quintale
Il singolo Malocchio
Raccontami del brano Malocchio…
Tutto nasce da una storia vera che mi è capitata, o meglio è un fatto successo a un amico, anche se nel pezzo tutto è spostato su di me. Tanto che c’è quasi un dualismo tra chi è scettico e chi, invece, crede a tutto questo. La scelta del titolo porta alla mia idea di brano, o meglio: io scelgo accuratamente i titoli delle canzoni perché mi aiuta a far capire come quel brano effettivamente suonerà. Non essendo un cantautore, non scrivo brani in cui lancio un messaggio, ma con il titolo cerco di dare un’idea del suono.
Una scarica di energia positiva
Il tuo EP è una scarica di energia positiva, ed è un aspetto importantissimo della tua musica.
Per me farlo è energia pura, anche a me questa musica restituisce l’energia che mi viene prosciugata nella vita di tutti i giorni. Sono felice che arrivi questo mio messaggio, proprio perché sapere che chi riceve vive le mie stesse sensazioni è qualcosa che mi rende felice.
Una musica che è per tutte le stagioni.
Sì, ed è quello che consiglio anche agli artisti che seguo con l’etichetta POLYAMORE: brani senza tempo, non ci deve essere un luogo, ma neanche un tempo. Così un progetto diventa più longevo, e poi non mi piace parlare di progetto perché sembra che abbia un inizio e una fine.. e non è così! Io mi vedo anche da vecchio a fare questo lavoro, magari andrò un po’ meno in giro a suonare ma lo farò sempre, dai!
I brani dell'EP e le date live
La tracklist
1. Questo disco me lo comprerei
2. Litighiamo
3. Tutta la notte
4. Everybody loves dancing
5. Malocchio
I live
1° dicembre – Bologna, Locomotiv Club
2 dicembre – Milano, Biko
23 dicembre – Venezia, Argo 16
E altre date in arrivo