FOLLYA: “Il nostro è un album senza frasi di circostanza e senza tutt’okkei”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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La band presenterà il disco l'8 novembre al Largo Venue di Roma e il 9 all’Apollo di Milano. I concerti sono prodotti e organizzati da OTR Live. L'INTERVISTA AL FRONTMAN ALESSIO BERNABEI

Follya è l'album d'esordio dei Follya. Si compone di tredici tracce scritte, composte e prodotte dalla band e dai ROOM9, ispirate nel sound da influenze powerpop, synthwave e alternative rock, e nelle ambientazioni dal cinema anni Ottanta e Novanta, punto di riferimento di Alessio Bernabei (voce), Francesco Pierozzi (chitarra), Alessandro Presti (basso) e Riccardo Ruiu (batteria), ovvero i Follya. Ho condiviso il progetto con frontman Alessio Bernabei.

Alessio partiamo dall’album e dai suoi due temi portanti: l’amore e le ansie di una generazione caricata di responsabilità. In cosa rappresentano la vostra rinascita?
Ci siamo trovati in pieno cambio generazionale, nel passaggio dall’analogico al digitale, dunque con molta attenzione allo streaming e non si vendono più dischi. L’approccio alla musica è cambiato, un tik tok è spesso preferito a un video fatto bene. L’artista deve adattarsi a queste cose.

L’umanità è popolata di pupazzi che dicono sì alla gente e no a se stessi?
Capita a tutti di dire sì quando vorresti pronunciare un bel no. In passato abbiamo detto tanti sì e poi ci siamo pentiti indossando maschere perché ci dicevano di fare certe cose. Crescendo capisci che alla fine un no non ci sta poi tanto male. Nell’epoca di IA e del digitale conservare le emozioni e l’amore senza filtri resta fondamentale: preserviamo i valori che i nostri genitori e nonni ci hanno lasciato.

Ai vostri concerti farete una raccolta di firme per abolire il concetto di tutt’okkei?
Non sarebbe male, in effetti è un mod di dire utilizzato anche quando non va bene niente. Basta con le frasi di circostanza, se c’è un problema parliamone. Io a dire troppi okkey sono finito da un psicoterapista.

Prendo a spunto ami/odi per riflettere sulla sensazione che l’amore nella vostra musica sia senza speranza: è lo specchio della liquidità affettiva figlia anche dei social?
Ancora esiste ma i social lo hanno fatto diventare più leggero. Da anni li usiamo in maniera ossessiva, bisogna trovare il giusto equilibrio. Uso tik tok ma posso amare: so che non è facile, pare che il romanticismo debba essere filtrato da un linguaggio più leggero, ma oggi la generazione che va dai 20 ai 40 anni è in cerca di un equilibrio.
Sempre in ami/odi compare la gelosia: “se ti vedo in giro con quel calciatore” …è un sentimento sano o insano?
E’ umano. Quando si ama è normale che si provi purché non diventi possessività. Ho letto molti libri di Osho e lui dice che nell’amore puro è assente la gelosia. Nella cultura occidentale la gelosia ha radici più materiali.

“Mio padre alla mia età era già sposato/Sai che la carriera poi ci fotte il cervello” sono due versi che mettono insieme aspettativa sociale e ansia da prestazione: è un problema per i boomer o anche per i millennial?
I boomer ci stanno alla grande, molto sono sposati da oltre 40 anni e hanno vissuto una favola quasi disneyana, un positivismo estremo. L’artista vuole sempre fare la vita r’n’r e ha da una parte i genitori che si amano da una vita, dall’altra una carriera che vorrebbe rallentare la vecchiaia. Devi andare avanti sempre col sorriso.

La tuta spaziale è un po’ come la ragnatela di Spiderman o il martello di Thor o lo scudo di Capitan America, ovvero la protezione da un mondo spesso ostile?
Nel brano è il sentimento dell’altra persona indossato per non essere ucciso dalle spiacevolezze della vita: è una concezione romantico-fantascientifica come idea, è molto interstellar.

Il vostro mister è sinonimo di frustrazione: vi sentiti nati in un’epoca sbagliata?
Ci penso tutti i giorni, il pensiero ci va ma è anche vero che prenderesti pure i difetti di quella generazione, che aveva una identità più chiusa e non aveva internet.

“A pensare che era meglio fermarci” dite in palloncino: però nella vita ci si ferma sempre un attimo dopo, quando il bello di un amore è rovinato? Quando non “siamo più due diamanti, non più”?
Forse perché si vuole portare avanti una giostra anche quando funziona meno. A volte vai avanti per sessualità, per altri modi di vivere l’amore ma non per l’amore in se stesso. Bisogna però provare ad aggiustare le cose per non sprecare qualcosa che è stato bello, i diamanti non luccicano più come una volta.

Una curiosità: perché il vostro nome è tutto in maiuscolo mentre le canzoni hanno minuscole anche le iniziali?
Non volevamo dare importanza ai caratteri perché bisogna giudicare l’ascolto; e anche a livello estetico ci dava qualcosa.

Oltre ai due concerti annunciati che accadrà nelle prossime settimane “a ‘sti tre ragazzi (che) ti migliorano le giornate”?
Il disco a livello di live gira bene pure come scaletta. Due prove iniziali e quindi suonare il più possibile. Vorremmo lanciare anche altre date e uscirà nuova musica. 

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